I problemi insoluti dell'Alleanza atlantica di Vittorio Gorresio

I problemi insoluti dell'Alleanza atlantica Bilancio delia Conferenza di Londra I problemi insoluti dell'Alleanza atlantica (Dal nostro inviato speciale) Londra, 13 maggio. Con un giorno di anticipo sulla data prevista, la conferenza atlantica di Londra si è chiusa con la raccomandazione rivolta dai ministri degli Esteri al Consiglio permanente della Nato di continuare e approfondire 10 studio sullo « stato » dell'alleanza. I risultati dello studio e le eventuali proposte connesse verranno esaminati nella prossima sessione ministeriale, quella che abitualmente si tiene a Parigi alla metà di dicembre. A Londra è sembrato che i ministri avessero una certa fretta di separarsi. Lo « stato » dell'alleanza è per più versi poco soddisfacente, e si poteva temere che discussioni impegnative, in un momento internazionale delicato come è l'attuale, ulteriormente lo deteriorassero, fin quasi ai limiti di una rottura, tra gli Stati Uniti e la Francia o tra la Francia e la Germania. In questo senso un'occasione avrebbe potuto essere data dal riconoscimento del go verno del colonnello Caamano a Santo Domingo da par te di De Gaulle, o da un per sistente rifiuto di De Gaulle ad associarsi alla dichiarazione anglo-americana sul problema tedesco. Altro pericolo di scontri era la questione del Vietnam, e per i tedeschi costituiva un incubo il nuovo orientamento del governo di Pankow che dopo la visita di Gromyko a Parigi cerca a sua volta di ingraziarsi la Francia. Tante paure convergenti hanno contribuito a far raggiungere frettolose conciliazioni. La dichiarazione sulla Germania è stata approvata nel testo che premeva a De Gaulle, nel senso di una priorità dell'interesse dei popoli europei rispetto a quelli di tutti gli altri, e in compenso De Gaulle non ha riconosciuto il colonnello Caamano. « La Francia usa riconoscere gli Stati, non i governi», ha spiegato 11 ministro dell'Informazione, Alain Peyrefitte. Ha aggiunto che la Francia non ha mai pensato di escludere gli Stati Uniti dall'Europa, pur esigendo una più diretta partecipazione degli europei alla soluzione del problema tedesco. Couve de Murville si è spinto a dire che le tesi sovietiche al riguardo mancano di reali sino, e dal suo canto il segretario di Stato Dean Rusk si è prudentemente limitato ad esporre il punto di vista americano sul Vietnam, senza pretendere un'esplicita approvazione sui metodi impiegati ad applicarlo. Così Fanfani ha potuto insistere sulla necessità di una soluzione politica, anche per non spingere l'Urss a collusioni con la Cina nell'Asia del Sud Est; il norvegese Lange si è permesso di condannare la politica della « escalation » militare, e il danese Haekkerup ha lamentato che l'America invitasse gli alleati ad avalla re una politica già fatta, senza alcuna consultazione preventiva. A sostenere gli Stati Uniti sono intervenuti il canadese Martin ed il tedesco Schroeder: quanto a Couve de Murville, si può apprezzare il distacco eie gante con il quale egli ha evitato gli argomenti spino si, facendo osservare a Dean Rusk che la sede del la Nato non era appropria ta per discuterne: «La nostra è un'alleanza difensiva contro l'Unione Sovietica, competente per una zona de terminata di cui l'Europa costituisce il settore essen ziale ». Non per questo, cornuti que, Couve de Murville ha esposto alcun preciso pun to di vista francese sullo « stato » e sul futuro della alleanza, né Dean Rusk ha ritenuto opportuno di interrogarlo al riguardo. Anche dopo la conferenza di Londra si rimane pertanto sotto il peso della vecchia minaccia gollista di sfrattare lo Shape dal territorio fran¬ ctasNtrpf—gspdnsdgcgrpglg cese, ciò che peraltro costituirebbe un logico punto di arrivo della costante avversione di De Gaulle per la Nato. Da quando, nel settembre 1958, gli Stati Uniti respinsero la sua proposta per un direttorio a tre — franco - anglo - americano — dell'alleanza atlantica, i gesti di De Gaulle si sono susseguiti secondo una impeccabile coerenza: ritiro dalla Nato della squadra navale mediterranea francese nel marzo 1959; ritiro della squadra atlantica nel giugno 1963; rifiuto di concedere basi aeree nel maggio 1962 ; rifiuto di restituire alla Nato le divisioni rimpatriate dall'Algeria nell'agosto '62; ritiro dei generali francesi dallo stato maggiore Nato nell'aprile 1964 Per non dir nulla dell'op posizione francese alla forza multilaterale, iniziata con la violenta protesta contro gli accordi anglo-ame ricani di Nassau del gen naio 1963, De Gaulle lascia ora pendere, come una spada di Damocle, la minaccia di sfratto dello Shape, ed è già quanto basta a rendere inquieti i sei mesi di studio sullo « stato » dell'alleanza che i ministri degli Esteri hanno da Londra raccomandato al Consiglio permanente della Nato a Parigi. Si sa del resto che i tedeschi, nei prossimi sei mesi, preciseranno meglio i loro motivi di doglianza circa il funzionamento della Nato, sommariamente anticipati a Londra dal ministro Schroeder: «La Germania — egli ha detto — sostiene il peso del 16 per vento del bilancio militare e civile della Nato, sproporzionato alla misura della sua rappresentanza negli organi di comando effettivo ». Gli inglesi hanno annunciato un loro programma di economie, protestando vivacemente contro « Za spie¬ tata concorrenza die regna sul mercato mondiale degli armamenti», che andrebbe « ad esclusivo profitto degli americani» e il segretario del War Office, Denis Healey, ha promesso di presentare una particolareggiata documentazione stili' argomento alla riunione dei ministri della Difesa della Nato, prevista per ii prossimo 31 maggio. Con l'occasione chiederà pure che la Germania compensi in qualche modo l'Inghilterra per le spese del mantenimento della « Baor », l'armata inglese del Reno. I nodi che la conferenza di Londra ha cautamente evitato di sciogliere cominceranno quindi a venire al pettine della Nato alla fine di questo mese, e per tutto quest'anno, fino al convegno parigino di dicembre, non sarà facile la discussione sui problemi dell'alleanza. Vittorio Gorresio luiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiM