Il P. M. chiede 21 anni per il geometra che uccise la sua amante a Sanremo di Antonio Antonucci

Il P. M. chiede 21 anni per il geometra che uccise la sua amante a Sanremo II processo sull'osoura tragedia delle pensione Il P. M. chiede 21 anni per il geometra che uccise la sua amante a Sanremo Domanda inoltre lievi pene per l'abbandono della famiglia e la detenzione abusiva d'arma - Il magistrato ha sostenuto la tesi dell'omicidio volontario e della piena colpevolezza, senza concedere alcuna attenuante - Secondo la Pubblica Accusa, l'imputato sparò volontariamente sulla ragazza durante una lite per gelosia (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 12 maggio. Dopo una requisitoria di due ore e mezzo, il rappresentante della pubblica accusa dott. Antonio Penco ha chiesto 21 anni di reclusione per il geom. Giuseppe Calvi, trentunenne, imputato di omicidio volontario per avere provocato la morte con un colpo di pistola della sua amante Maria Stellino detta « Mimma ». Ha chiesto inoltre quattro mesi di reclusione per violazione agli obblighi di assistenza familiare (il Calvi ha moglie e due bambini in tenera età, per fortuna con un padre e un nonno possidente e generoso); quattro mesi di arresto per detenzione abusiva di armi da fuoco; tre anni di libertà vigilata ed esclusione perpetua dai pubblici uffici. La Pubblica Accusa accetta quindi totalmente la teBl dell'omicidio volontario, esattamente « colpevolezza piena » senza far cenno alcuno a possibili attenuanti, nemmeno quelle generiche che diminuirebbero la pena di un terzo. Il dott. Penco comincia col dare atto che il sopralluogo di lunedi scorso alla pensione « Ina » di via Gaudio 12 a Sanremo, dove abitava e dove fu uccisa c Mimma » non è favorevole all'accusa, precisamente « un punto negativo ». Lì, con il controllo di tre periti ripetutamente consultati, fu dimostrata una coincidenza pressocché perfetta fra la traiettoria del proiettile e il racconto dell'imputato. « Ma — osserva il dott. Penco — noi non possiamo isolare in se stesso il fatto ultimo tagliandolo fuori dall'antefatto e dal contegno successivo dell'imputato. Noi dobbiamo prendere in esame le traiettorie di tutte le circostanze e non soltanto quelle del proiettile». Si tratta di traiettorie psicologiche, diciamo cosi. La prima riguarda la vittima. Maria Stellino, nata da onesta famiglia calabrese, c entra nel giro » di una professione femminile niente affatto consigliabile; è, insomma, una cacciatrice di uomini ma «senza la vocazione piena che richiede questo triste mestiere*. In cuor suo lei pensa di farsi una famiglia con bambini e un appartamentino in proprio. Il calciatore della t Sanremese > Marco Novi le aveva promesso di sposarla. E lei se ne innamora. Se non disdegna per questo il Calvi e altri uomini occasionali, è perché — abbiamo udito al dibattimento — vuol mettere insieme il necessario per il corredo. All'improvviso il matrimonio sfuma precipitandola in un senso di depressione che la sua natura isterica aggrava. Disperata si aggrappa al Calvi ma non lo ama. Questa traiettoria finisce quindi con un errore- tecnico. Perché, chi è 11 Calvi? Un pazzoide che ai presume un grand'uomo e vuol darne una espressione esteriore col fare sfoggio di armi. Dobbiamo dedurne che il Calvi è un violento? Diciamo che è pronto a giocar con il fuoco. Di sicuro è un mega. tornane. La sua traiettoria sentimentale è questa: tre an ni prima del fattaccio incontra « Mimma », gli piace e la ottiene. Poi si affeziona, crollato il sogno matrimoniale con lo sportivo, egli vuole strapparla al « giro » del peccato. La vuole tutta per sé avranno un quartierino ed egli abbandonerà la moglie. Lei accetta, impegnandosi a non uscire di casa senza di lui. Ma — raccomanda la Pubblica Accusa — non confondete il Calvi con un « protettore della giovane » o appartenente a una « lega contro la prostituzione »: egli è soltan to un innamorato egoista che vuole sfoggiare una donna co me frutto di una conquista laboriosa. La traiettoria sentimentale finisce bruscamente nella notte dal 30 giugno al 1" luglio di quell'anno, quando il Calvi passa da Sanremo fuori programma e incontra la « Mimma > a passeggio. Fa finta di nulla, la porta a bere qualche cosa, le promette certi medicinali ma in cuor suo la guarda come una fedifraga da punire. Con la pena di morte? Sarebbe un po' troppo. La Pubblica Accusa taccia dì « mendacio > quanto ebbe a dire il Calvi sul come occupò 11 suo tempo da mezzanotte circa al le quattro, ora della tragedia. Non staremo a ripetere quanto abbiamo scritto più volte. L'accusa esclude che « Mimma » fosse già rientrata per conto suo prima del Calvi, data l'esistenza di una sola chiave. À casa — seguiamo sempre la scia dell'Accusa —1 due naturalmente litigarono. C'è in proposito la testimonianza di Attillo Gioia (84 anni ma di sicura memoria) che depone di aver udite voci concitate con 11 ripetersi di t Mimmo!. Mimma! » prima e dopo il colpo di pistola. L'accusa non esclude che la donna abbia mlvte minacciato di svenarsi con una limetta da unghie, magari di gettarsi dalla finestra ma trova « Inverosimile » che sia stata lei a impadronirsi dell'arma e a brandirla Fu lui che la prese e la ma- novrò, come gesto di gelosia esasperata e di megalomane, fino a perdere il controllo della propria condotta e a lasciar partire il colpo fatale volontariamente. Il caso non c'entra. Il Calvi era un perfetto cono- scltore di armi. E dopo come si comporta? Non sembra affatto disperato. Si preoccupa soltanto di mettere dalla sua l'apparenza di una disgrazia. Il dott. Penco ammette che in tutto ciò manca la « prova obiettiva» dei fatti ma si accontenta di un c libero convincimento » che gli sembra inoppugnabile e al quale scongiura 1 giudici popolari di attenersi sin d'ora. Se lo spazio ci ha costretto a stringere al minimo indispensabile l'arringa minuziosa dell'Accusa, sarebbe ingiusto tacere del tutto quella dell'avvocato Roberto Moroni che ha parlato in precedenza per la Parte Civile. Diremo anzi che l'Accusa ha preso molto da lui e che le due tesi coincidono, sol che l'avv. Moroni ha puntato con alto calore oratorio sulla presunta gelosia del Calvi esasperandola sin quasi all'inverosimile. Il patrono ha sottolineato il fatto che se 1 parenti della morta, costituitisi parte civile, non avessero aspirato alla giustizia pura, avrebbero avuto tutto l'interesse a far credere a una disgrazia dato che contro le disgrazie provocate da lui con armi da fuoco in danno di terzi il Calvi era assicurato fino a un massimale di 200 milioni, minimo 75 milicni per una persona sola. L'imputato è rimasto piuttosto scosso dalla severità della Pubblica Accusa anche se si è limitato a scuotere il capo con una specie di rassegnazione fatalistica contro i colpi avversi di una forza maggio re. All'uscita tuttavia salutava sorridente gli amici. Antonio Antonucci La requisitoria del p.m. dott. Penco a Sanremo (Tel.)

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