Un inviato di Johnson a Santo Domingo tratta in segreto con il capo degli insorti di Giovanni Giovannini

Un inviato di Johnson a Santo Domingo tratta in segreto con il capo degli insorti Un inviato di Johnson a Santo Domingo tratta in segreto con il capo degli insorti L'americano Bartlow Martin, ex ambasciatore nell'isola, è ben accetto ai rivoluzionari - II comandante dei ribelli, col. Caamano, respinge nuovamente le accuse di filo-comunismo e proclama: «Noi siamo amici degli Stati Uniti. Il Presidente Johnson è stato male informato sul conto nostro » - La tregua continua, malgrado sporadiche sparatorie: per mantenerla si batte con grande coraggio il nunzio apostolico mons. Clarizio (Dal nostro inviato speciale) Santo Domingo, 12 maggio. «Noi siamo amici del presidente Johnson e sappiamo che anche lui è amico del popolo dominicano ». Questo dichiarazione fatta alla radio dal capo dei ribelli accusati di estremismo, castrismo, comunismo, conferma il nostro accenno di ieri ad una certa distensione a Santo Domingo. Per ore ed ore la stazione controllata dagli insorti aveva enfaticamente preannunciato come t importantissimo » il discorso del colonnello Caamano. invitando il popolo a riunirsi in ascolto; l'attesa era grande: parole infuocate avrebbero potuto avere effetti tragici su gente stanca, eccitata, nervosa, e armata. Il giovane colonnello non ha mancato di ricorrere alla fra- l n a seologia di rito, ironizzando sull'enorme spiegamento di forze americane, attaccando l'oligarchia della Giunta rivale di Imbert Barreras, rinnovando il giuramento di non indietreggiare piai anche a costo della vita. Ma, venendo al sodo, ha fatto la citata, esplicita dichiarazione di reciproca amicizia con gli Stati Uniti e con il loro presidente. Caamano ha sviluppato quella che è ormai la tesi ufficiale dei suoi « costituzionalisti »: Johnson è stato tratto in errore da cattivi consiglieri, «tutto è colpa di Bennet ». W Tapley Bennet jr, ambasciatore americano a Santo Domingo, si trovava a Washington nel momento della crisi, ed il suo giudizio ha indubbiamente pesato sulle decisioni del Presidente: tornato con i primi marines nell'isola, ha mantenuto fino a qualche giorno addietro l'atteggiamento più ostile nei confronti degli insorti. Solo ieri l'altro si è avuto il suo clamoroso intervento in senso contrario per imporre le dimissioni all'uomo forte degli antirivoluzionari, il gen. Wessin y Wessin (il quale, dopo aver accettato, ci ha ripensato: ma in ogni caso è uscito di scena e data la mancanza di qualsiasi seguito appare destinato a restare fuori dal giuoco). Nonostante questo nuovo atteggiamento, Caamano ne chiede la testa: «Non intendiamo trattare con lui; accettiamo di discutere con Martin >. John Bartlow Martin era stato l'ambasciatore di Kennedy presso il governo Bosch: inviato giorni addietro d'urgenza da Washington a Santo Domingo, sta abilmente, tenacemente sfruttando le vaste simpatie conquistatesi nell'isola come predecessore di Bennet. L'allontanamento dell' * uomo forte » non è valso ad attenuare il giudizio di Caamano: «La Giunta di Imbert Barreras è la figlia bastarda deicomando di Wessin y Wessin: nessuno la segue: il popolo è tutto con noi ». L'affermazione è eccessiva, ma non infondata: per quanto faccia sfoggio di rutilanti uniformi che cambia tutti i giorni, i militari conservatori non amano troppo il loro attuale capo Imbert, che da contabile fu trasformato in generale so 10 per aver partecipato all'uc cisione di Trujillo (unico eie mento, questo, per dimostra re la confusione delle idee e delle persone, che gli vale invece una qualche personale considerazione da parte rivo luzionarla). Imbert, del resto, è il primo a rendersi conto dell'evolversi della situazione: dopo avere lanciato, nell'euforia dei primi sbarchi di marines, intimaioni di resa ai ribelli, cerca adesso di parlare il meno ed 11 più prudentemente possibile. Washington sta prendendo le sue distanze nei confronti della Giunta antirivoluzionaria. Stamune il comandante in capo delle forze di terra americane, gen. Palmer, ha seccamente dichiarato in una conferenza stampo: «Non esiste nessun piano comune, nessuna cooperazione, nessuna collaborazione, tra noi e gli uomini di Imbert». Contemporaneamente la «Voce dell'America* locale ha ribadito quanto era stato accennato dal portavoce dell'ambasciata di Washington: «Noi non ricnnnsc.amo nessun governo ». Quello che non viene detto da nessuno ma che è certo, è l'inizio di contatti per non dire trattative tra americani e ribelli: già da vari giorni l'ex ambasciatore Martin si reca quotidianamente nella Ciudad Nueva e si incontra con il colonnello Cai/mano. Da stamane, inoltre, è all'opera la speciale <commissione dei cinque» (Argentina, Brasile, Colombia, Guatemala, Panama) il cui presidente, l'ambasciatore di Buenos Aires, Ricordo Colombo, è giunto ieri sera a Santo Domingo da New York. Anche se «non imminente» — come ha detto stamane il generale Palmer — l'arrivo dei primi reparti di altri Stati dell'Organizzazione americana, non dovrebbe essere più lontano. Diversi elementi, quindi, sembrano giustificare In speranza di uno distensione. E con questo, non sarà chi si trova a Santo Domingo tro colpi di fucile e raffiche di mitraglia che ogni giorno fanno morti e feriti, a sottovalutare il permanente pericolo di una situa- ione assurdo, di una città di-fisa, con decine di migtiaia rfiarmati in circolazione. Bisogna per prima cosa che sia osser- vata la tregua tra le due fa-] zioni: e per questo, con più co-, raggio, tenacia, fede di ogni\ altro, si batte il romano «tons.!Emanuele Clarizio. Sorpreso dalla rivolta men- | tre si trovava in visita nell'ai-. tra sua giurisdizione di Porto- j rico, il nunzio apostolico non ebbe, a differenza di altri, la minima esitazione: noleggiato un aereo e caricatolo di viveri e medicinali, tornò sull'isola affrontando il fuoco degli uni degli altri. E correndo in mezzo alle sparatorie dagli] uni e dagli altri, pregando, imponendosi, imbrogliando qualche volta le carte, fu lui solo ad ottenere la tregua per il cui rispetto ancora si prodiga. Mi ha ricevuto stamane alla Nunziatura appena tornato dalla Ciudad Nueva dove insieme all'ambasciatore Martin aveva avuto un incontro col colonnello Caamano: pur nel riserbo diplomatico, il suo giudizio sull'evolversi della situazione è stato nettamente ottimistico. E nessun giudizio oggi è più autorevole, più valido del suo, in tutto Santo Domingo. Giovanni Giovannini