Allevatori costretti a vendere il bestiame?

Allevatori costretti a vendere il bestiame? Allevatori costretti a vendere il bestiame? Il fieno, in poche settimane, è aumentato di 1500 lire al quintale - Il grano non ha ancora sofferto delle condizioni climatiche il costo del mantenimento del bestiame continuerà a. salire, la situazione si farà preoccupante per decine di piccole aziende agricole ». Chiediamo al direttore dell'Ispettorato agrario di Asti, dottor Donati, un punto sulla situazione. « Un buon cinquan ta per cento del raccolto del foraggio è già andato perduto. Relativamente migliore è la condizione di altre colture in atto: il grano, ad esempio, che si trova in quella fase che t tecnici chiamano "botticella" (quando cioè, la spiga non è ancora visibile) può resistere all'assenza di acqua per riualche altro giorno. Più delicata la situazione del granoturco, che sta nascendo male». Nelle zone più basse della provincia, nell'altipiano di Villanova, a Dusino San Michele, ] San Paolo Solbrito, in tutti i paesi che fiancheggiano la statale Torino-Genova, i pozzi sono asciutti; gli acquedotti comunali allacciano e servono quasi dappertutto solo i centri abitati, e non si spingono fino alle cascine isolate nella campagna. Si passa il confine con la provincia di Cuneo e si arriva ad Alba; poi ci si arrampica sulle stradette polverose, fra la terra carsica della Langa. Man mano che si sale, l'erba dei prati si fa gialla, stenta. Si incontrano i carri tirati dai buoi o dai trattori meccanici, carichi di botti e di damigiane piene d'acqua. I contadini scendono verso i fondovalle ad attingere acqua alle fonti o alle prese degli acquedotti. Servirà per bere e far da mangiare, per gli uomini e le bestie: proibito versarne nei filari delle carote, delle cipolle, delle patate; proibito darne alle viti. In alcuni Comuni le autobotti del Municipio sono state messe a disposizione degli abi tanti delle frazioni per portarvi l'acqua; in altre zone dicono che siano all'opera gli «acquaioli » che la vendono a una lira il litro. Noi non ne abbia mo incontrati, i responsabili dell'agricoltura locale escludo no che ve ne siano, i contadini da noi interpellati — per esem pio a Sinio — affermano di non averne mai visti; tuttavia è possibile che qualche intraprendente privato si sia sostituito alle autorità, caricando dei camion con botti piene di acqua e portandole in giro nelle frazioni più lontane. Giuseppe Del Co'le (Dal nostri.) inviato speciale) Alba, 11 maggio. Un lungo giro nelle Langlie. toccando due province, Asti e Cuneo, sulle profonde, visibili tracce della siccità. Non piove da San Giuseppe, sono ormai quasi due mesi, cinquanta giorni di bel tempo rotto da qualche acquazzone di mezz'ora. Ogg vola, un luglio. I contadini dicono: «Qui siamo abituati a non avere tanta acqua. Per questo le no tre colture sono tipiche delle zone secche: soprattutto viti e grano, che non hanno bisogno di acqua come il riso o i foraggi. Ma quest'anno il tempo esagera. Siamo giù costretti a scendere alle fonti della pianura per cercare l'acqua do ilblapal'Idsi! taun cielo senza una nu-'fosole caldo come di] Rcaste(qaachlacbere, noi e le bestie. Per lej pgne e i campi aspettiamo iollapioggia; prima o poi dovrà pur venire ». Ma intanto è già possibile un conto dei danni provocati dalla ostinata mancanza della pioggia. La provincia di Asti produce ogni anno un reddito medio agrario di 44-45 miliardi. Per colpa della siccità ne sono già stati perduti nel '65 dai 2 ai 3, con il pressoché completo fallimento del primo raccolto del fieno, il « maggengo ». Si vedono i prati ancora da tagliare, il foraggio è magro e stento, in certi punti sembra che la terra chieda pietà; ciuffi di male erbe, piante infestanti si moltiplicano come una maledizione. II danno del mancato taglio del raag gengo è, oltretutto, di quelli destinati ad avere ulteriori conseguenze. Il cav. Menozzi, della Coltivatori diretti di Asti, fa un quadro preoccupante: «Questa siccità si è abbattuta sulla no stra provincia proprio in un anno particolare, come se avesse aspettato il momento buo no per dare un colpo durissi mo agli agricoltori, che nella scorsa annata avevano incrementato il loro patrimonio zootecnico, favoriti da una buo na situazione di mercato. Ades so si trovano con le stalle pie ne di bestiame e non trovano] il foraggio; se lo vogliono, devono pagarlo fino a 3S00 lire il quintale. Il prezzo del fieno è aumentato di 1500 lire in poche settimane. Se non possono far fronte alle spese accresciute, sono costretti a vendere i loro capi a un prezzo certamente non remunerativo. Per ora i casi di questo genere non sono stati molti, ma se continuerà a non piovere, e se SptanmqaappaslaMdSbcpdtlvgsladatmtlcilmdndpnèptdan

Persone citate: Ades, Donati, Menozzi, Villanova

Luoghi citati: Alba, Asti, Dusino San Michele, San Paolo Solbrito, Sinio, Torino