Per quali motivi i giovani abbandonano il cattolicesimo ? di Giovanni Trovati

Per quali motivi i giovani abbandonano il cattolicesimo ? Dtta situazione clic si va fi u c e* ri tu un ti o Per quali motivi i giovani abbandonano il cattolicesimo ? Un'inchiesta campione nella «cintura» di Torino indica che in un anno gli iscritti dell'Azione Cattolica sono scesi del 18 per cento, con punte del 23 per cento Giovani operai, rispondendo ad un questionario, rivelano le cause della scristianizzazione - Oggi, a Rivoli, un convegno di studio al Seminario arcivescovile Paolo VI parlando in San Pietro mercoledì esprimeva la viva preoccupazione perché le vocazioni sacerdotali sono scarse. «Diminuisce 11 numero dei volontari della Croce e della gloria di Dio — diceva — anche in quelle regioni che un tempo erano le più fiorenti e fertili di anime generose e pure ». E questo in un momento in cui la Chiesa ha dinanzi a sé « un mondo aperto per la sua missione, un mondo che sembra insensibile e repulsivo e che in realtà attende e implora " vieni a soccorrerci " >. In Italia c'erano 152 mila sacerdoti nel 1871, quando la popolazione era di 21 milioni di abitanti; ora con oltre 50 milioni di abitanti i sacerdoti sono 50 mila Alla crisi delle vocazioni sacerdotali si accompagna una crisi delle associazioni cattoliche. A Rivoli, comune con 26 mila abitanti, si è fatta un'indagine sulla locale Azione cattolica giovanile: in un anno, dal 1964 al 1965, gli iscritti, ragazzi e ragazze, sono passati da 649 a 496 con una perdita di 153 unità pari al 23 per cento. Poco meno di un quarto. Poiché la percentuale appariva sconcertante si è estesa l'inchiesta ad altri comuni della « cintura torinese > per un complesso di 90 mila abitanti. In questa zona gli iscritti all'Azione cattolica giovanile dal 1964 al 1965 sono diminuiti del 18 per cento. E' stato osservato che in quest'ultimo anno si è perso press'a poco quanto nell'insieme dei dieci anni precedenti. Una crisi di iscritti che dura da tempo e che è aumentata molto negli ultimi mesi. Quali sono le cause che allontanano i giovani dalla religione? A Rivoli si è voluto sentire che cosa dicono i ragazzi. E' stato posto un questionario ad operai dai 16 ai 22 anni, che frequentano una scuola serale. La maggioranza ha risposto che non si preoccupa del problema religioso, oppure che crede in un Dio generico, ma che non si sente di prestar fede ad una religione rivelata. Una forte percentuale di questi giovani confessa la sua ignoranza in materia religiosa ed aggiunge che ciò deriva dal fatto che In casa non aveva mai sentito parlare di cristianesimo e che la scuola aveva detto loro ben poco. Tra le risposte si legge: < Alcuni giovani non praticano la religione, perché la ritengono un perditempo. E' il mio caso. Forse sentiamo di esserci avviati per una strada più giusta ». Sono numerosi quelli che ammettono dl essersi staccati dalla Chiesa perché « ha leggi troppo severe che contrastano con il nostro desiderio di divertimento ». « Ai giorni nostri piace ai giovani godersi la vita, andare al cinema, vedere spettacoli senza troppi limiti, cosa che la Chiesa proibisce severamente ». « E' inutile essere religioso, se poi non si sa resistere alle tentazioni e si ricade nei peccati dl prima ». E ancora: « Ho visto persone vivere onestamente senza andare in chiesa. E allora a che cosa serve la religione? ». « Perché iscrivermi ad una associazione cattolica, se quelli che sono iscritti si comportano come gli altri? ». Il questionario poneva anche questa domanda: « Hai da fare qualche critica alla tua parrocchia? ». Ci sono risposte dure: «I giovani del mio quartiere parlano male dei preti e dicono che sono dei mangiasoldi». Chi ha scritto queste parole, un meccanico di 17 anni, aggiunge che per 1 suoi compagni disprezzare la religione è un modo per farsi notare ed apparire superiori. Un altro (19 anni, addetto macchine) dice: «Il parroco chiede sempre dei soldi per fare questo o quello, mentre sinora non si è visto niente ». Un pantograftsta di 17 anni: «A noi giovani moderni e dinamici piacerebbe ascoltare il parere di un prete giovane e un po' moderno, non di un sacerdote del 1900. Le cose che fanno piacere a noi giovani sono quelle del nostro tempo, non delle ere passate ». Altre risposte: «Le funzioni religiose sono formalità che nessuno capisce». «Nella mia chiesa il parroco fa delle prediche troppo lunghe, i giovani si annoiano, escono, finiscono per non andare più a Messa » Al questionario hanno risposto anche giovani che si dicono cristiani. Non sanno che cosa suggerire per fermare la scristianizzazione del mondo operaio. Scrivono di aver tentato di iniziare un discorso religioso con 1 loro compagni, ma con scarsi risultati. Non poche volte sono stati presi in giro « Si parla degli oratori, delle associazioni, ma ora così come sono non servono più; non attirano più i giovani ». In seguito a questa inchiesta la < consulta cittadina Tivolese », ha voluto discutere pubblicamente le cause del progressivo disinteresse dei giovani per la religione in un convegno presso il seminarlo arcivescovile. Domenica 9 maggio, al mattino e al pomeriggio, saranno tenute quattro relazioni. Parleranno il prof, don Marengo, direttore del collegio San Giuseppe; il dott. Conti, direttore della Casa di carità arti e mestieri; il prof, don Ferretti dell'Università cattolica di Milano; il dott. Amore, presidente diocesano dell'Azione cattolica. Il prof, don Rolando, perito conciliare, dirigerà la discussione sugli interventi. L'inchiesta di Rivoli e della cintura torinese può essere presa come « campione » valido per tutta l'Italia e in . mère per i Paesi a maggioranza cattolica. Una situazione di crisi che investe in modo particolare il mondo operaio. L'arcivescovo di Reims, mons. Marty, prelato della « Mission de France », in una recente lettera affermava che « il mondo operaio si presenta come una massa straniera alla Chiesa sia per le pressioni sociali ed ideologiche che subisce, sia per l'incapacità della maggioranza dei suoi membri di accedere alla vita cristiana, in mancanza di condizioni materiali, morali e culturali che permettano l'accoglimento della buona novella». E più oltre: «Non si tratta di conquistare il mondo operaio. E' vero che tra i lavoratori non c'è molta pratica, ma vi sono delle forze, dei valori di fede, di devozione, di solidarietà, di pazienza, di sacrificio, che la Chiesa deve cercare. Si tratta di mettere in piena luce dei valori spirituali che esistono già ». Crisi nel mondo operaio, crisi tra i giovani: basti ricordare le vivaci discussioni in seno all'Azione cattolica francese che vorrebbe tentare il dialogo con i comunisti anche contro gli avvertimenti della gerarchia. Forse si scontano oggi i troppi errori del cristianesimo storico. Lo scorso no vembre parlando a Torino il card. Koenig, arcivescovo di Vienna, affermava che « trop P3 volte il cristianesimo professato non è la religione di Cristo. Al cristianesimo si so no fatte fare le più terribili bestialità» in campo politico e sociale. Il mondo, diceva, non respinge il Vangelo, ma vuol vederlo applicato da chi lo predica. Non parole, ma testimonianza. Giovanni Trovati

Persone citate: Ferretti, Koenig, Paolo Vi

Luoghi citati: Italia, Milano, Rivoli, Torino, Vienna