«Il colpo partì per disgrazia» grida il geometra accusato d'aver ucciso a Sanremo la bella amante di Antonio Antonucci

«Il colpo partì per disgrazia» grida il geometra accusato d'aver ucciso a Sanremo la bella amante Drammatico racconto all'apertura del processo in Assise «Il colpo partì per disgrazia» grida il geometra accusato d'aver ucciso a Sanremo la bella amante Lui ha 31 anni, sposato, padre di due bimbi - Lei ne aveva 27 - L'uomo, abbandonata la famiglia a Taggia, era andato a vìvere con l'amica in pensione - Rievocato il tragico litigio - L'imputato dice: « La ragazza si impadronì della mia pistola; voleva spararmi. Cercai di disarmarla; nella lotta urtai un mobile e sfuggì la rivoltellata » - Secondo il P. RI., invece, egli avrebbe compiuto il delitto per gelosia (Dal nostro Inviato speciale) Sanremo, 6 maggio. E' comparso stamane in stato d'arresto alla Corte d'Assise di Sanremo, il geometra Giuseppe Calvi di 31 anni, nato e residente a Taggia, sotto l'imputazione di omicidio volontario per avere provocato con una rivoltellata la morte della sua amante, la signorina Maria Stellino, detta tMimma», ventisettenne, nata in Calabria e residente nei pressi di Sondrio. Il fatto accadde verso le k del V luglio 1961,. Il Calvi deve anche rispondere di concubinaggio, di violazione dell'obbligo di assistenza familiare, (perché sposato e padre di due bambini), di omessa denuncia di armi e porto abusivo di armi da fuoco. I familiari dell'uccisa si sono costituiti parte civile con l'assistenza degli avvocati Roberto Moroni e Raimondo Ricci, avvocati della difesa Luca Ciurlo e Franco Moreno. Presidente della Corte il dott. Pietro Garavagno — che diresse il € processo del bitter » —, pubblico ministero il dott. Antonio Penco. L'imputato è ben lontano dall'avere l'aspetto truce d'un uomo sanguinario o appena appena violento. Di statura inferiore alla media, appare Quasi gracile e ha un ohe di smarrito che la sua miopia aggrava. Egli racconta come fu che conobbe la « Mimma ». La vide nel 1962, gli piacque subito e se la porta in albergo per dieci o quindicimila lire, non ricorda di preciso. La rivide dopo un paio di mesi e se la riprende più volte sempre per lo stesso prezzo. DI l\ a un anno dal primo incontro lei « gli mostra affetto e riconoscenza », si affeziona profondamente a lui, quantunque fidanzata a un giocatore di calcio. Presidente Veniamo al- l'essenziale. L'essenziale è questo. Verso la mezzanotte del 30 giugno 196^, 'rt donna lo incontra all'angolo di via Roma e corso Mombello e lo prega di portarla a fare un giro con la sua auto. Egli la esaudisce subito. Ma dopo meno di un quarto d'ora lei esprime il desiderio di tornare a casa. Una volta là lamenta forti dolori gastrici. Dice l'amante: < Domani ti porto delle pastiglie che fanno miracoli ». Le specifica anche quali. Presidente — Non è molto galante rimandare all'indomani un rimedio per una persona che ha male in quel momento. Imputato — Per me, domani, voleva dire quasi subito. Non pensavo nemmeno che fosse passata la mezzanotte. E il geometra uscì per andare a comperare quelle pastiglie. Presidente — Perché non lo disse al giudice? Imputato — Il giudice non me lo ha chiesto. Presidente — Lei non deve pensare che il giudice possa sapere quello che non sa. Dunque lei andò a comperare le t pastiglie del miracolo ». Imputato — Sì, alla farmacia Matuzla. Purtroppo l'imputato non riesce a ricordare che, cosa fe ce. di preciso da quando uscì di casa a quando ritornò che erano quasi, le quattro. Sa dire soltanto di essersi recato in un locale notturno, dove « un americano ubriaco » volle offrire a lui e ad altri di Sanremo una bottiglia di cham pagne. E poi! Il Calvi proprio non ricorda. Eccolo dunque alle 4 dalla sua amante. Lei, che va soggetta a crisi isteriche, gli rimprovera di avere aspettato tanto per portarle le pillole, gli si scaraventa contro e lo morde prima alla spalla destra, poi alla spalla sinistra. Quindi, afferrata una lunga lametta per le unghie, tenta prima di oolpirlo, quindi minaccia di svenarsi. Egli la piega sul letto, le torce un polso, la lam.etta cade, egli la prende e la getta dalla finestra tra le fessure della persiana. Allora la donna vuole gettarsi dalla fine- stra, di sicuro fa il gesto di buttarsi giù, ed è un'abitazione del terzo piano, di sicuro apre la finestra. Egli la tira indietro per le. spalle, la getta dì nuovo sul letto, ma mentre sta chiudendo la. finestra lei prende una pistola che era sul comò e grida. « Mi ammazzo! », quindi dice «Ti uccido!». Come mai la pistola era sul comò? Ce l'aveva depositata lui togliendosi la giacca. Andava sempre armato, sicché lo avevano soprannominato «Pistola». E amava tanto le armi. Una perquisizione trovò in casa, di una sua zia, dove le aveva portate lui, dieci pistole, quattro fucili da caccia, tre carabine. Il geometra si era assicurato con un massimale di 200 milioni per danni a terzi provocati dalle sue armi. La pistola del delitto aveva un caricatore di otto colpi e un colpo nella canna. Come mai? ■ i, Imputato — Per prudenza. Presidente — Per imprudenza, direi. Ed era in condizione di sicurezza? Circa. Non aveva la sicurezza generale al « nocciolina» ma l'altra anche migliore al «cane», che bisognava alzare prima, dell'uso e poi tirare il grilletto due volte. Il Calvi vede la donna alzare il cane (sia pure servendosi del la mano sinistra, il che sem bra strano), le si butta, addos so e le toglie l'arma. Lei reagisce con un calcio, egli retrocede, va a sbattere con il braccio armato contro lo spigolo del comò e parte un colpo che raggiunge la «Mimma» al fianco sinistro per uscire dalla mammella destra. Una disgrazia dunque? Questa è la tesi difensiva. Un dato tecnico che sembra ineccepibile è che una pistola di quel genere (una Beretta 7,65) non soggiace all'inconveniente di far partire colpi in seguito «ad urto anche considerevole del braccio che la. impugna »; bisogna assolutamente premere il grilletto. La «Mimma» lo aveva già fatto scattare una prima volta inavvertitamente? Nessuno può dirlo. Ma.il Calvi esclude comunque di averlo fatto scattare lui. Il giudice istruttore, nel rinviare il Calvi a giudizio per omicidio volontario, parte invece dal presupposto che egli fosse « gelosissimo » stata ritrovata una fotografia del Novi con corna disegnate dal Calvi, con la scritta a suo pugno « becco »); che durante il misterioso intervallo dalla mezzanotte alle quattro la donna, invece di starsene a letto con i. suoi disturbi gastrici, sia andata con un altro uomo, s udremo una teste alla quale lei avrebbe detto: «Se lui (il Calvi) lo sa, mi ammazza ». Antonio Antonucci L'imputato Giuseppe Calvi, a destra, con l'avvocato Ciurlo in aula a Sanremo (Tel.)

Luoghi citati: Calabria, Sanremo, Sondrio, Taggia