Animali salvati dall'estinzione nei moderni giardini zoologici di Mario Guerra

Animali salvati dall'estinzione nei moderni giardini zoologici Animali salvati dall'estinzione nei moderni giardini zoologici Tre esempi: il bisonte europeo, il cavallo di Przewalski ed il cervo di padre David - Scomparsi allo stato selvatico, sopravvivono solo degli esemplari che si è riusciti a far riprodurre in cattività - L'evoluzione degli zoo: dalle antiche esposizioni di fiere agli attuali parchi dove si cerca di ricreare, per le varie specie, un ambiente di vita il più naturale possibile Gli antichi re dell'Assiria amavano tenere in lussuosi serragli belve feroci provenienti dalle diverse parti del mondo allora conosciuto; anche i satrapi di Persia ed i faraoni egizi mantenevano serragli con animali rari: d'un antichissimo giardino zoologico va merito ai Cinesi. Fra il 58 ed il !>6 a. C. giunsero a Roma i primi ippopotami e poi rinoceronti, coccodrilli, giraffe, nonché un esemplare di gorilla che destò grande stupore. Oggi difficilmente potremmo farci un'idea di quelle esposizioni di animali: basti ricordare alcuni dati tramandatici da storici quali Svetonio, Eutropio o Dione Cassio. Sappiamo che Pompeo Magno organizzò spettacoli in cui fi- gufavano più di mille animali, di cui seicento erano leoni. Cesare radunò alcune migliaia di animali feroci africani. Nell'80 d. C, in occasione dei giochi indetti da Tito per l'inaugurazione del Colosseo, vennero mostrati al popolo cinquemila animali esotici; nel 106 d. C. Traiano celebrò il suo secondo trionfo in Dacia con la « partecipazione » di undicimila fiere! Queste esibizioni di animali ridotti in schiavitù ebbero nell'antichità lo scopo precipuo di testimoniare al mondo la potenza di un popolo; Pompeo Magno, Cesare, Tito e Traiano probabilmente non si proponevano finalità educative. Nel medioevo gli intendimenti ed i criteri informatori dei serragli cambiano: gli animali acquistano il valore di simboli per altrettanti difetti o virtù. Le nozioni zoologiche dì quel tempo, radunate nei famosi « bestiari >, non derivavano da una documentata osservazione degli animali, ma dall'elaborato travaglio di menti, inclini ad interpretazioni leggendarie. Una cospicua raccolta di animali vivi compare a Palermo nel XII secolo; un'altra a Woodstock, in Inghilterra, sotto Enrico I. Altri serragli sono organizzati in Italia da Lorenzo il Magnifico, dagli Estensi a Ferrara, dai Visconti e dagli Sforza a Pavia. Durante il Rinascimento si hanno serragli a Roma, popolati da fiere inviate in dono ti" sovrani ai Pontefici. I primi segni di una rinnovata impostazione degli zoo cominciano a profilarsi dal XVI secolo in poi, dopo che i naturalisti Aldrovandi e Gesner ebbero dato im'2io a seri studi di zoologia, sulla scorta di osservazioni condotte su animali, vivi o morti. Alla Ménagerie di Carlo I d'Inghilterra segue a Vienna quella imperiale istituita da Maria Teresa; in Francia Luigi XIV dà vita ad un parco zoologico a Versailles, più tardi trasferito al .lardili des plantes, ove si ebbe il primo vero giardino zoologico aperto al pubblico. Nel XIX secolo grandi zoo sorgono nelle più importanti città europee: a Londra nel 1828; a Dublino nel ISSI; ad Amsterdam nel 1839. In Italia nel 1911 viene inaugurato lo zoo di Roma; nel 1950 quello di Napoli; due altri piccoli giardini eoolooici fioriscono a Milano ed a Torino. I giardini zoologici di oggigiorno si prefiggono finalità educative e scientifiche. Educative perché solo attraverso l'osservazione di animali viventi il dilettante o l'appas- stonato (secondo le espressioni del De Beaux) « possono imparare a conoscere le abitudini, il modo di accrescimento, le attitudini ed il comportamento fisico e psichico, così differenti e istruttivi nei diversi animali >. ZI giardino zoologico e la conoscenza degli animali sono inoltre « scuola efficace di etica biologica, ossia di rispetto alla vita >. Per l'aspetto biologico il giardino zoologico presenta, tra i fanti, un grosso problema, ancora oggi solo parzialmente risolto: l'acclimatazione delle specie esotiche. L'importanza di esso appare manifesta quando si tratta di salvare forme animali prossime all'estinzione, come è accaduto nel caso del bisonte europeo, del cavallo di Przewalski e del cervo di padre David; che oggi, scomparsi allo stato selvatico, vivono solo riproducendosi in prigionia. I criteri che oggi si adottano nella costruzione d'uno zoo sono ben diversi da quelli di un tempo; oggi grande cura si pone nel ricostruire, all'interno di ogni gabbia o recinto, nei limiti delle possibilità, l'ambiente naturale, proprio alle singole specie. Le dimensioni delle gabbie sono, in alcuni casi, calcolate sulla scorta delle conoscenze relative al «territorio* (area di cui, allo stato naturale, ogni individuo animale dispone e dalla quale non può uscire senza invadere « territori» di altri individui della stessa specie o di specie nemiche o concorrenti). Altro aspetto importante del problema dell'acclimatazione degli animali in un giardino zoologico, è quello della loro alimentazione. Tutti sappiamo che gli animali sono distinti in carnivori, erbivori, insettivori, ecc. Ma, nella pratica, questa suddivisione perde molto della sua validità, e ci accorgiamo che gli animati <monofagi>, che cioè si nutrono di un solo tipo di alimento, sono rari. Quando perciò non si conoscono elementi sicuri sull'alimentazione allo stato selvaggio di determinate specie, occorre procedere per tentativi, per gradi, sovente attraverso metodi laboriosi e difficili da controllare. Agli scimpanzè allevati nel laboratorio di psicologia dell'Università di Yale, a New Eaven nel Connecticut, si somministrano cibi che, opportunamente dosati, assicurano ad un esemplare di 22 chili di peso lo sviluppo di 8670 calorie per razione alimentare. Ogni razione è composta, secondo percentuali studiate, da farina di fru¬ mento, farina di mais, avena, ossa in polvere, latte in polvere, sale, burro di arachidi, uva secca, melassa, cavoli, carote, cipolle, banane, aranci, mele, e latte. Una dieta complessa se vogliamo, ma che ha il pregio di mantenere gli scimpanzè in condizioni di salute eccellenti, al punto che si riproducono in cattività. Mario Guerra del Museo di Scienze Naturali di Bergamo Un piccolo orang-utan nato in cattività nello zoo di Londra, con la madre. La nascita di un quadrumane in prigionia è considerata un fatto eccezionale (f. Fox-Londra)

Persone citate: Aldrovandi, Dione Cassio, Francia Luigi Xiv, Maria Teresa, Pompeo Magno, Sforza, Traiano, Visconti