Verso la soluzione? di Nicola Caracciolo

Verso la soluzione? Verso la soluzione? (Dal nostro corrispondente) Washington, 6 maggio. L'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha deciso questa notte, al termine di una lunga riunione, di inviare un corpo di spedizione nella Repubblica Dominicana per « ristabilire la pace e la normalità nell'isola ». L'invio di una t'orza interamericana significherà che immediatamente « le truppe attualmente presenti sul territorio dominicana si trasformeranno in un'altra forza che non sarà di uno Stato o di un gruppo di Stati, ma di un organismo interstatale qual è l'Osa ». Ciò vuol dire che il governo americano rinuncia alle responsabilità che si è assunto a favore dell'Osa. La risoluzione degli Stati latino-americani è stata approvata con quattordici voti contro cinque. E' stata presentata dagli americani. Hanno votato contro Messico, Cile, Perù, Ecuador e Uruguay. Il Venezuela si è astenuto, ma dopo il voto ha offerto di inviare un contingente di truppe. Lo stesso faranno l'Argentina, il Paraguay, il Brasile, mentre la piccola Repubblica di Costarica, che non ha un esercito, invierà forze di polizia. E' la prima volta nella storia dell'Osa che l'Organizzazione si assume direttamente la responsabilità di un intervento nella situazione interna di un paese membro: fino ad oggi anzi la dottrina ufficiale dell'Organizzazione sembrava escludere questo tipo di azione, che, giungendo cinque giorni dopo l'invio del primo contingente di marines americani a Santo Domingo, finisce per avallare ciò che è stato fatto dal presidente Johnson. E' difficile pensare che l'Osa avrebbe potuto condannare l'intervento americano. E' però vero lo stesso che il voto di stanotte testimonia di un mutamento abbastanza importante nell'atteggiamento degli Stati latino-americani. E' appena tornato a Washington il rappresentante dell'Argentina all'Osa, Ricardo Colombo, che ha presieduto la commissione di pace nella Repubblica Dominicana. La sua opinione è che, allo stato attuale delle cose, a Santo Domingo sia gli insorti sia le forze fedeli alla giunta militare accoglierebbero volentieri un corpo di spedizione internazionale incaricato di garantire la pace, perché solo a questo modo è possibile evitare al paese una durissima guerra civile o — peggio ancora — uno scontro diretto tra i marines e i paracadutisti americani da una parte e gli insorti dall'altra. Il compito dell'Osa sarebbe quindi il seguente: assicurare il «cessate il fuoco», quindi, dopo un periodo intermedio nel quale dovrebbe essere formato un «governo di coali zione » oppure in cui l'amministrazione del paese ver rebbe assicurata direttamente dall'Osa, indire le elezioni. Come andranno a finire le cose è impossibile dire. Bisogna tener presente che la rivolta a Santo Domingo è nata come pronunciamento di un piccolo gruppo di giovani ufficiali — comandati dal colonnello Clamano — che volevano liquidare la dittatura militare di destra instaurata nel 1963 e riportare al potere il presidente costituzionale Juan Bosch. Di fronte alla resistenza della giunta militare di governo, la rivolta si è estesa alla popolazione e vi hanno partecipato migliaia di civili. Un movimento di questo genere è per forza di cose indisciplinato e male organizzato e quindi nessuno può essere certo che i seguaci del colonnello Caamano ne seguiranno gli ordini e rispetteranno l'armistizio. Al Consiglio di i.icurezza delle Nazioni Unite è continuato il dibattito sull'intervento americano nella Repubblica Dominicana. Oggi ha parlato il rappresentante dell'Urss, Pedorenko, che ha detto che la Carta dell'Onu proibisce misure coercitive sia da par te di un'organizzazione re gionale come l'Osa sia da parte di un singolo Stato come gli Stati Uniti. Solo il Consiglio di Sicurezza, egli ha detto, ha il diritto di decidere missioni di questo ge nere secondo la Carta del l'Onu. «Da quando la responsabilità di salvaguardare la pace e la sicurezza in ternazionale è passata dal Comiglio di Sicurezza di questa organizzazione alla Casa Bianca? », ha chiesto il delegato sovietico. H vo to su una risoluzione sovie tica che chiede l'immediato ritiro delle truppe americane dovrebbe avvenire nella giornata di domani. All'interno degli Stati Uniti, intanto, prosegue la discussione sugli avveni menti di questi giorni. Al Senato la richiesta di Johnson di essere autorizzato a spendere, per fronteggiare la situazione nel Vietnam e nella Repubblica Dominicana, altri settecento milioni di dollari nel corso di quest'anno fiscale, è stata ac¬ colta con soli 3 voti contrari. Comunque l'andamento del dibattito non è stato del tutto favorevole a Johnson. Una larga parte dei senatori sia democratici sia repubblicani ha infatti dichiarato che il loro voto favorevole non intende essere una specie di assegno in bianco al Presidente, specie per ciò che riguarda la situazione nel Vietnam e il problema dell'invio di altre truppe in quel paese. Ha parlato anche Robert Kennedy che ha preso appunto questa posizione. Per ciò che riguarda la Repubblica Dominicana, Robert Kennedy ha detto che l'azione in sé non è stata sbagliata ma che in futuro l'Amministrazione dovrebbe fare più attenzione a concertarsi, prima di decidere un intervento, con gli alleati dell'America. Questa presa di posizione di Robert Kennedy segue di poche ore una lettera di suo fratello Edward, pure lui senatore, rivolta agli studenti dell'Università del Massachusetts. In que sta lettera Edward Kennedy prende per il Vietnam una posizione meno intransigente di quella attuale del governo. Egli dice infatti di augurarsi che la pace possa essere "raggiunta sulla base della neutra lizzazione del Vietnam del Sud e del Vietnam del Nord Il Sud e il Nord dovrebbero quindi venire riunificati per mezzo di una confederazione. Johnson invece ritiene che, affinché ìa pace nel Sud venga raggiunta, è necessario garantire l'indipendenza del Sud Vietnam. Nicola Caracciolo

Persone citate: Edward Kennedy, Johnson, Juan Bosch, Ricardo Colombo, Robert Kennedy