L'americano Bellow con il romanzo Herzog vince il premio Formentor di letteratura

L'americano Bellow con il romanzo Herzog vince il premio Formentor di letteratura M^assegnasiane è avvenuta al sesta sera ti aia L'americano Bellow con il romanzo Herzog vince il premio Formentor di letteratura L'autore, di origine slava, insegna a Chicago - La sua opera (non ancora tradotta in italiano) ha avuto un grande successo negli Stati Uniti - Può essere considerata l'autobiografia di un intellettuale che, in età critica, giudica del fallimento della vita trascorsa: lavoro, famiglia, amori, salute fisica e spirituale Hanno contrastato la vittoria di Bellow, il brasiliano Guimaraes Rosa e il polacco Gombrowicz (Dal nostro inviato speciale) Valescure, 3 maggio. Il pronostico fatto all'inizio, divenuto ieri incerto e stamane dato per caduto, si è avverato nella tarda serata, al sesto voto. Il «Premio Internazionale di Letteratura», annualmente assegnato da una giuria internazionale composta di sette delegazioni, è toccato all'americano Saul Bellow pelli romanzo Herzog, apparso nei 1964, accolto dai critici americani come un capolavoro (si è parlato dell'erede di Hemingway, di Faulkner, di Scott Fitzgerald) e rimasto per mesi il libro più letto d'America. Il nostro giornale presenterà l'opera quando apparirà tradotta in italiano, tra non molto. Qui, solo alcune notizie di cronaca, sull'autore e sul libro. Saul Bellow, ebreo di origine slava, ha cinquant'anni, ha insegnato in un istituto molto snob, l'Università di Princeton, ed è ora docente a Chi cago. Ha pubblicato sei romanzi compreso quello oggi premiato, crescendo sempre più nella stima della critica; al grande pubblico è arrivato in maniera inattesa e, in paite, inesplicabile con Herzog. Mentre alcuni lo vogliono autore per lettori di bocca buona, altri lo considera scrit tore per scrittori. Chi vuole può farsi un'idea al riguardo perché in italiano abbiamo a disposizione L'uomo in bilico (Mondadori 1953), Il re della pioggia (Feltrinelli 1959), Le avventare di Augie March e La resa dei conti (Einaudi 1962). Il successo ottenuto presso il grande pubblico rappresenta un fenomeno interessante per chi considera la letteratura dal punto di vista sociologico, e smentisce la teoria per cui l'interesse dell'uomo-massa andrebbe soltanto a prodotti industriali confezionati secondo formule standard. Il plot come dicono gli americani, la « favola > di Herzog seppure appena accennata, dà un'idea del carattere composito del l'opera, del suo notevole livello intellettuale. * * In questi cinque giorni gli interventi prò e contro il ro manzo, da parte dei delegat sono stati tanti che mi trovo in difficoltà a parlarne in modo distaccato, puramente informativo. Prezzolini affermò che Moses Herzog, protagonista dell'opera, sta assumendo dignità di eponimo; lo si rammenterà come figura che In forma emblematica ha espres so i valori intellettuali, i dati sentimentali di una certa società americana tra Hiroshima e Dallas. Se mi è lecito presentare Herzog come potrebbe farlo un onesto libraio, dirò che si tratta dell'autobiografia di un intellettuale, arrivato a concludere, in età critica, sul fallimento della vita trascorsa: lavoro, famiglia, amori rapporto con la comunità nazionale, salute fisica e spiri tuale (si intenda accostamento al Divino). Divorziato dalla seconda moglie, Herzog è Anito in una casa di campagna abbandonata, vivendo in una specie di sospensione. Mentre torna a considerare schegge del suo passato, taglienti e vivide co me di specchio, per cercare di prendere coscienza di sé, si disintossica dei veleni di cui lo spirito del suo tempo 10 ha saturato scrivendo una serie di lettere o immaginando di scrìverle a Heidegger e Spinoza, al presidente John son e a Nehru; un romanzo si inserisce nel romanzo, se condo una tecnica non inconsueta. Il libro si chiude con un monologo che tutti i relato ri, in misura maggiore o mi nore, hanno citato. «Ma che cosa vuoi, Herzog >, vi si dice nella proposizione concai siva. «Ma si tratta proprio di questo... è che non voglio nulla. Nulla. Sono soddisfatto di essere, di essere prò prio come s'è deciso che io sia, e per il periodo che po trò rimanere come inquilino > Happy end? Un delegato ita liano ha definito obbrobrioso 11 fatto che un libro «possa rendere migliori », persuaden do ad accettare la vita. Su questo punto si sono accese le discussioni più vivaci. Ci si è appellati al «Libro di Giob be»; si è parlato di umane simo a buon mercato; altr ha trovato nel rapporto Bel low-Herzog non identità ma tensione ironica, tanto più amara quanto più discreta Ma basta con Bellow. La vittoria dell'americano che ha eliminato, contro l'attesa di molti, il brasiliano Joao Guimaraes Rosa (del quale si parla come del prossimo Nobel), è stata contrastata, al l'ultimo momento, dal polaccoargentino Victor Gombrowicz, autore di «Pornografia» (apparso in italiano con il titolo rassicurante di «La Seduzio ne »). La candidatura di Gombrowicz è stata appoggiata con impegno particolare da un membro della delegazione italiana, il quale ha definito il testo sopraccitato « di impor tanza fondamentale », in quan¬ to educa e incoraggia al cinismo morale. Motivazione meno provocatoria, forse, di quanto può sembrare, se considerata nel contesto in cui e per cui è stata detta; e se ci si rammenta appena appena di Nietzsche. La signora Mary McCarthy ha reagito con vivacità quando la castagnola è esplosa, animando finalmente una atmosfera già dall'inizio piuttosto inerte; purtroppo, però, livello delle discussioni non salito. Per una congiura di circostanze, che qui è inutile specificare, relazioni, interventi, dibattiti, si sono mantenuti, salvo alcune eccezioni, ad una quota modesta, in alcuni casi francamente al di sotto di quanto si può pretendere da una giuria investita di una notevole responsabilità. Forse le innovazioni apportate quest'anno nella composizione delle delegazioni, la procedura dei lavori non sono state felici. Il fatto è che a volte la confusione (in una certa misura inevitabile, s'intende, in organismi tanto eterogenei) è parsa eccessiva. Né ha bene impressionato il fatto, troppo spesso manifesto, che si discutesse su libri letti solo da una minima parte dei delegati, e neppure nella lingua originale. Pecche, speriamo, da^ non ritrovare nella prossima edizione del premio che a quanto pare, si terrà l'anno prossimo in America. Chiudo la mia cronaca con una notizia cui annetto importanza particolare. Raymond Queneau, la persona che avrei ascoltato più volentieri di ogni altra, presente a tutte le sedute dietro il tavolo della delegazione francese, durante sei giorni non ha creduto necessario pronunciare una sola parola. Giorgio Zampa

Luoghi citati: America, Chicago, Dallas, Hiroshima, Stati Uniti