La tensione psichica ci predispone all'infarto il ritmo della vita d'oggi è un logorio fisico di Guido Piovene

La tensione psichica ci predispone all'infarto il ritmo della vita d'oggi è un logorio fisico MEDICI E MORALISTI SONO CONCORDI NEL RICONOSCERLO La tensione psichica ci predispone all'infarto il ritmo della vita d'oggi è un logorio fisico I clinici, relatori al convegno di Firenze su « Stress e cardiopatie », ne hanno offerto le prove - Le alterazioni psichiche offendono l'organismo persino negli animali; gli infarti sono più numerosi nei gruppi dirigenti, dove è più intensa la lotta per la carriera - La vita sedentaria aggrava i pericoli : ottima difesa è una passeggiata al giorno - Ma l'uomo contemporaneo non soffre soltanto per l'ansia del guadagno o del potere : ha perduto la fede serena, le certezze morali che alleviano la fatica di vivere Firenze, maggio. Stress, una parola inglese significante « sforzo, spinta», nell'accezione medica è diventata un neologismo entrato anche nella lìngua italiana con i suoi derivati « stressato, stressante». Copio dal dizionario la definizione di stress: « Nome attribuito ad ogni agente o stimolo dannoso che, agendo sull'organismo, ne provochi una reazione capace talora di dare origine a manifestazioni morbose ». L'uomo che ha contribuito di più a introdurre negli studi il concetto di stress come agente patogeno, specialmente in rapporto con le malattie cardiache, è Hans Selye, direttore dell'Istituto di medicina sperimentale dell'Università dì Montreal. L'abbiamo sentito parlare sabato scorso in Palazzo Vecchio a Firenze, sull'argomento Stress e necrosi miocardica, la prima relazione di un simposio internazionale su «Stress, taedium, fattori neurogenici e cardiopatie ». Ideato e organizzato da quel geniale animatore degli studi che è il prof. Vincenzo Lapiccirella, insieme con la Fondazione Carlo Erba che ha provveduto al finanziamento, il convegno si proponeva di riunire studiosi di varie discipline, i cui contributi però girassero intorno a un tema: se, in quale misura e per che via le diverse forme di stress, cioè di ambascia e di tensione psichica, a cui è sottoposto l'uomo, e più che mai l'uomo nella- vita d'oggi, concorrano a provocare le malattie cardiache e in modo speciale l'infarto. Il medico, su questo tema, ha la prima parola e l'ultima, ma lo storico, il filosofo, il sociologo, lo psicologo, lo studioso di religioni, possono suggerirgli molto. Del resto, per comune consenso tra gli intervenuti, non c'è oggi intellettuale serio, che non estenda i suoi interessi fuori del campo della propria specialità. Non oso entrare nel discorso di Hans Selye, chiaro ma strettamente medico. Quel discorso era tuttavia il fondamento del convegno. Selye ha mostrato come la stress psichica produca numerose cause o concause di necrosi miocardica. Queste cause possono anche essere provocate per via sperimentale. Il passaggio da un'alterazione psichica a un'alterazione organica, si osserva negli esperimenti che egli conduce (in topi, per esempio, sottriposti alla stress di convivere con gatti infuriati separati da un vetro). Un altro grande cardiologo, Wilhelm Raab, dell'Università di Vermont, ha parlato del numero e'evato di infarti che l'eccesso di tensione, emotiva provoca negli Stati Uniti; mentre in alcuni gruppi di emigranti italiani che si chiudono tra loro, conducendo una vita tranquilla e poco ambiziosa, gli infarti sono pochi. La percentuale degli infarti cresce paurosamente passando dai lavoratori manuali agli impiegati, ai lavoratori scientifici o con funzione direttiva. Nell'Unione Sovietica, la cui attività scientifica Raab ha studiato a fondo, la percentuale statistica degli infarti è alta tra quelli che lottano per il potére, bassa tra gli altri, avendo il sistema politico eliminato molte stress. Necessario, per Raab, diffondere da per tutto quei « centri di ricondizionameìito », numerosi nell' Unione Sovietica, che sottraggono temporaneamente l'uomo a se stesso, isolandolo da qualsiasi genere dì stimolo emotivo in ambienti gradevoli dove alterna l'ozio è filli esercizi fisici. Per Raab, una delle cause dell'infarto cardiaco è l'unione di tensione psichica e di vita sedentaria; il compito principale che si è proposto oggi è predicare l'assoluta necessità di una passeggiata al giorno. Il prof. Lapiccirella, in un discorso troppo complesso per poterlo stringere in poche righe, ha insistito sulle influenze, ancora imperfettamente studiate, che può esercitare il cibo; non solamente in senso quantitativo (si mangia troppo), ma anche per la stress psichica che spesso si accompagna all'alimentazione (cibi imposti o vietati, sconvolgimento di abitudini alimentari, perdita di cibi cari che genera insicurezza, insoddisfazione affettiva). Queste tre le relazioni dei medici; poi lo stesso problema è stato visto da un altro angolo. Marius Schneider, direttore dell'Istituto di musicologia dell'Università di Colonia, ha indicato in un ritmo che corrisponde a quello cardiaco il ritmo più profondo, fondamentale della musica; e ha introdotto cosi alle tre relazioni successive e finali. Non posso nemmeno tentare di riassumere quello che /tanno detto nell'ordine il benedettino padre Cgril KorvinKrasinski, il prof. Giorgio De Santillana, Elémìre Zolla, ma tutti fondamentalmente hanno affrontato lo stesso tema: i rapporti fra stress (e malattie che ne derivano) e il grado di armonia dell'uomo con la vita cosmica. Nella medicina indo-tibetana, studiata siU luogo da padre Korvin-Krasinski, la cura della stress va al di là del campo somatico, e anche di quello psichico; essa vi aggiunge una intera rieducazione spirituale religiosa, uno studio totale del sistema dell'universo in cui il paziente colloca le sue emozioni al giusto posto, e così le padroneggia e le modera. De Santillana ci ha parlato delle cause della cardiopatia nel passato storico e protostorico. La vita intensamente cosmica del mondo protostorico, il sentirsi obbligati non all'invenzione morale, ma soltanto eseguire tempestivamente la parte assegnata a ciascuno in un ordine universale, il dominio della necessità, dava una relativa quiete all'uomo protostorico rispetto a quello storico, mosso da istanze morali a lui stesso oscure. De Sani illana si è limitato a indicare, con molta sottigliezza, la diversità tra i due mondi. Elémire Zolla ha invece nettamente optato. Egli crede nella superiorità dell'uomo antico, capace di intendere e di fare propri i grandi ritmi naturali, e per questo dì dominare i disordini affaticanti della sua fantasia. I valori contemplativi sono per lui preminenti su tutti, anche sui valori etici. Sugli interdenti breui (Anionelli, Bargcllini, Miotto, eccetera) non posso soffermarmi; il presidente della Fondazione Carlo Erba, prof. Carlo Sirtori, ha riassunto brillantemente le relazioni. Nel complesso, su un punto l'accordo era pressoché generale: la cardiopatia va posta in un quadro psico-somatico; la stress, il logorio a cui ci obbliga la vita moderna, è una -concansa dei malanni cardiaci, e Selye ci ha spiegato che ormai possiamo uscire dalle affermazioni generiche, perché i processi provocati dalla stress possono essere osservati e prodotti clinicamente. L'unica opposizione radicale è venuta dal prof. Lunedei: egli pensa che il numero percentuale degli infarti non sia affatto cresciuto dall'antichità a oggi, e che la stress possa provocare l'infarto solo in chi vi è predisposto e predestinato. Sotto l'accordo generale Co quasi) di conferire alla stress una cosi grande importanza come agente patogeno, la discussione sottintesa era un'altra: se le stress del mondo d'oggi siano affini a quelle che hanno sempre tormentato gli uomini; o se il cuora dell'uomo sia oggi sottoposto a stress più dure, soprattutto diverse dalle altre che ha incontrato durante la sua storia. Certo, forse non sono state mai tanto poche le difese morali contro le fatiche del vivere, tanto più che l'onestà intellettuale ci vieta di adottarne, per nostro comodo e per nostro conforto, senza esserne convinti; negli intellettuali la stress più forte è data forse dall'incapacità di indicare una via di uscita. La conclusione del convegno, in fondo, è che il possedere una fede, qualunque sia, che ci renda un po' meno ansiosi e preoccupati di noi stessi, è utile anche alla salute fisica; e che il sentirsi in armonia con la vita dell'universo ha anche un valore terapeutico, insieme con le cure escogitate dai medici. Ma probabilmente è più facile trovare cure mediche più efficaci che riattivare in noi la presenza vivificante della vita del tutto, e, prima ancora, la fiducia che esista. Guido Piovene

Luoghi citati: Firenze, Montreal, Stati Uniti, Unione Sovietica