Parigi ha fatto sorridere il duro ministro Gromyko di Vittorio Gorresio

Parigi ha fatto sorridere il duro ministro Gromyko Disgelo, nella capitale francese, dell'impassibile capo sovietico Parigi ha fatto sorridere il duro ministro Gromyko L'uomo che gli occidentali non avevano mai visto ridere, si è lasciato andare al suo segreto temperamento di ucraino che ama la vita e il prossimo - Tra un colloquio e l'altro è corso per la città come un turista avido di vedere ; al ricevimento all'ambasciata sovietica è stato un òspite incantevole - Ma poco dopo, parlando del Vietnam in una conferenza stampa, ha ritrovato il drastico tono che ben conoscono i politici dell'Occidente (Dal nostro Inviato speciale) Parigi, 30 aprile. In una sala tutta stucchi e oro zecchino del Settecento, le spalle volte a una finestra aperta sui bellissimi giardini dell'ambasciata sovietica a Parigi al numero 79 di rue de Grenelle, Gromyko stamattina ha conversato amabilmente con 1 giornalisti, ha gentilmente risposto a tutte le loro domande, anche a quelle provocatorie degli americani; Ha sorriso ed ha riso, e ha perfino tentato, congedandosi, una battuta di spirito: <Devo lasciarvi perchè rischio di perdere l'autobus. Pardon^ l'aereo», si è affrettato a correggere con una smorfia. E' dunque vero che c'è 11 disgelo nelle relazioni francorusse, perché un Gromyko sorrìdente non era stato visto mal. Ha per vent'anni avuto il soprannome, come Molotov di cMr. Nlet>, Il signor no dovuto alla costanza imperturbabile nel rispondere negativamente a tutte le richieste e a tutti 1 suggerimenti degli occidentali; imperturbabile al punto che quando un giorno Dulles, esasperato dai suol metodici rifiuti irragionevoli, battè il pugno sul tavolo di una conferenza internazionale Gromyko disse senza un soprassalto: «Spero soltanto che qualcuno abbia pensato a rinforzare il tavolo ». Lo stesso Kruscev elogiava l'impassibilità di Gromyko: «Se io gli ordino di stare seduto sopra un blocco di ghiaccio, lui ci si siede, fino a che è sciolto ». Ora che è sciolto grazie al disgelo intervenuto fra Parigi e Mosca, Gromyko ai è lasciato andare a quello che forse è il suo segreto temperamento di ucraino ben disposto verso la vita e verso il prossimo. In questi giorni è corso per Parigi, fra un colloquio e un incontro, come un turista avi do di tutto, dei ristoranti illustri e delle mostre d'arte (è etato a quella del Caravaggio, detta la mostra « dei pittori che Stendhal amava », e ha percorso le sale degli impressionisti al Louvre), dei monu menti, delle chiese e del teatri (ha visto 11 «Rigoletto» all'Opera). E poi è stato un ospite incantevole, un eccellente padrone di casa, al ricevimento offerto ieri sera nell'ambasciata di rue de Gre nelle. C'era tutta la Parigi politica, diplomatica, intellettuale, mondana. Si dette 11 caso che arrivassero insieme, l'uno a un passo dall'altro, l'ambasciatore americano Charles Bohlen e Mal Van Bo, capo della delegazione del Vietnam del Nord a Parigi: «It is nice to see you », mi fa piacere veder vi, disse Gromyko a Bohlen nello stesso momento in cui tendeva la mano a Mai Van Bo, assicurando con premura maliziosa: « And you too, of course », e naturalmente anche voi. Fece complimenti a Jane Reilly figlia dell'ambasciatore inglese che parla il russo, fu estremamente caloroso con Mendes France e con Louis Aragon che aveva l'ordine di Lenin all'occhiello. Al canonico Kir, deputato-sindaco di Digione, eroico prete della Resistenza ed ora insofferente dei divieti ecclesiastici per un dialogo fra cattolici e comunioti, domandò che cosa tenesse appiccato alla tonaca: «E' l'Ordine sovietico della grande guerra patriottica, perché quando sono andato a Mosca ho rifiutato di ricevere una delle vostre decorazioni civili per ragioni ideologiche ». Vestito di una tunichetta turchina succinta, elegante, l'ambasciatore cinese Huang Chen vedeva senza guardare, e probabilmente sorvegliava facendo mostra di non sentire; comunque il solo piccolo incidente capitato iersera è stato proprio & causa dei cinesi, perché l'autista di Huang Chen pretendeva parcheggiare la macchina nel cortile d'onore. Invitato ad uscire come gli altri, non sentiva ragioni, e bisognò che cinque russi risoluti, materialmente, lo met tessero fuori, dando luogo ad una specie di incidente terrlto riale cino-sovietlco In zona franca extraterritoriale. Tuttavia nei saloni della festa l'atmosfera restava calorosa, e come spesso accade con i russi sì è poi finito per cantare in coro, francesi e russi a bicchieri levati, voce spie gata ed occhi scintillanti. Era 11 canto dei partigiani siberiani, un famoso coro di guerra, che l'ex ambasciatore di Francia a Mosca, Joxe, attuale ministro della Riforma burocratica, aveva intonato con Gromyko. SI univa la si gnora Joxe, in grato ricordo del soggiorno moscovita, poi la signora Gromyko, grassa e pacifica, luminosa in un abito beige, con una beila rosa rossa appuntata sul corsetto abbondante, ed altri ed altre con fraterna contentezza per 11 successo della visita di oggi f per le prospettive che il disge lo sembra aprire, per quanto ancora nebulose esse siano, vaghe, malcerte. Neppure Gromyko è riuscito a precisarle nella sua conferenza, stampa di stamane. Hntennsuintoscacstto«DchretetzpdePsdndgttddlcrqdcvdmdèsruclpmbbFHcvcP Ha detto che nessun Paese e nessun governo ha niente da emere dall'avvenuto ravvicinamento franco-sovietico, ma non ha risposto alla domanda ul modi politici e diplomatici n cui esso verrà manifestao: « Oltre alla visita a Moca di Couve de Murvtlle, in autunno, vi saranno altri incontri? ». «Non in maniera sistematica, periodica, ma i meodi del contatto sono molti ». «E' previsto un viaggio di De Gaulle nell'Unione Sovietica? >. « Presidienta Degola — ha risposto Gromyko con deferente lentezza — del presidene De Gaulle non posso sostiuirmi a dichiarare le intenzioni ». « E' stato raggiunto un pieno accordo sul problema tedesco? E sul Vietnam? ». Gromyko è stato molto abile e prudente nel rispondere. Parlando del Vietnam ha ben si usato un tono molto più drastico di quello che si trova nel comunicato ufficiale, chiedendo seccamente 11 ritiro degli americani dal Sud-Est asiatico (« Dove non hanno niente che fare, loro che vengono da migliaia di chilometri di distanza») e ripetendo che l'Urss fornirà tutti 1 mezzi necessari al Nord 'Vietnam per respingere l'aggressione; ma quando poi gli è stato domandato se il governo francese condividesse questo punto di vista, ha finto Ingenuamente di sorprendersi: «Per quanto mi risulta dall'ultimo discorso del presidente De Gaulle, egli è contrario ad ogni intervento straniero, come è quello americano, negli affari interni di un altro Paese, e debbo dire che su questo punto il generale ha espresso una serie di pensieri molto interessanti e molto profondi ». Era sulla Germania, probabilmente, che Gromyko avrebbe desiderato ottenere dalla Francia impegni più concreti. Ha ottenuto soltanto che nel comunicato venisse ripetuto 11 vecchio concetto di De Gaulle che il regolamento del problema tedesco riguarda tutti i Paesi che vi sono interessati, quindi non solo le quattro grandi potenze vincitrici della aractsnGtdibsalvsramMcedsGaspcseconda guerra mondiale ma\anche paesi confinanti con laGermania,' coma Polonia e Cecoslovacchia. E' già qualcosa nell'interesse dell'Urss, ma non è cosa nuova, e soprattutto non dice nulla circa la Germania di Pankow, che l'Urss ha tanto a' cuore. ' «Dato che si parla dì molte convergenze nei punti di vista, fra esse c'è una convergenza francese anche sul riconoscimento della Germania dell'Est? ». « Secondo me — ha risposto Gromyko — anche la Francia ammette che i Paesi sono due. Perché, del resto, come potrebbe negarlo? Se si vuol essere realisti, non si possono chiudere gli occhi. Che poi rapporti diplomatici non ci siano, la realtà effettiva non ne cambia per niente. Per me, due cose bastano: che le frontiere in Europa siano immutabili, e che si proibisca a Bonn di avere un armamento nucleare, secondo quella che è anche una richiesta di Pankow. Poi, col disgelo, si potrà contribuire a far sempre di più ». Del problema tedesco, d'altra parte, tanto più si parla tanto meno sì crede che possa esser risolto. Ancora recentemente, in un'intervista alla stampa americana, Couve de Murville riconosceva: « Sarei tentato di dire che la possibilità di risolverlo è molto, molto piccola ». Che ora De Gaulle pensi di affrontarlo seriamente con 1 russi saltando la Germania, è assolutamente da escludere. Di certo In questi giorni ha scritto una lettera speciale di assicurazioni al vecchio Adenauer, e non a caso, mentre Gromyko era a Parigi, ha anticipato al mese di giugno la data del suo prossimo viaggio in Germania: e se questo non basta a tranquillizzare 1 tedeschi, dovrebbe almeno servire a ridurre a più giusta misura le conseguenze del disgelo. Niente di risolutivo è alle viste, e quindi può sembrare sproporzionato anche il calore delle accoglienze tributate a Gromyko, Già un mese prima che arrivasse, Couve de Murvllle metteva In guardia, confidenzialmente, contro un eccesso di aspettative, tanto da indurre molti a domandarsi perché lo abbiano Invitato. Gromyko stesso deve avere avuto ì suoi dubbi, e se ha risolto di venire ugualmente è perché Innanzitutto 1 soviet! ci hanno una forte disposizio¬ ne ai contatti personali ad alto livello e poi perché, obbiettivamente, non può dispiacere a Mosca di vedere in Europa una potenza che grida a tutti 1 venti la sua volontà di scrollare l'egemonia americana da tutti 1 continenti, non esclusa l'America del Sud. Incontrarsi con uomini di Stato occidentali di cosi aperta e rara disposizione d'animo non può non essere gradito a un ministro degli Esteri sovietico, e di un viaggio a Parigi metteva bene il conto anche la sola soddisfazione di avere ascoltato, martedì sera, il discorso televisivo di De Gaulle. A poche ore dal suo arrivo in Francia, Gromyko infatti si è trovato nel pieno di un festival gollista antiamericano che egli ha potuto credere indetto in proprio onore, e che ha mostrato d'altra parte apprezzare, definendo i pensieri di De Gaulle « molto profondi » oltre che molto interessanti. Vittorio Gorresio