Nel cratere di Aden

Nel cratere di Aden Nel cratere di Aden Margaret saggiustò sul naso gli occhiali da sole c scese quasi di corsa lungo la passerella. Bindcn ed io la seguimmo con più calma e la raggiungemmo sul molo. Ai cancelli della dogana c'era un po' di ressa: tra,ugli indigeni e i turisti casuali (la nostra nave s'era fermata ad Aden per rifornimento, essendo in sciopero Suez), un centinaio di persone. Ci mettemmo in coda, bisognava far timbrare i passaporti, pagare la tassa di sbarco, poi il canccllctto si apriva. Il sole picchiava sull'asfalto e l'ombra del casotto dei doganieri pareva non avere alcun refrigerio. Un paese senz'alberi non ha ombre riposanti. Per quanto guardassi oltre i cancelli non vedevo né un tronco, né una fronda. L'aria era immobile e le macchie d'ombra delle desisndLupv«daddDmmlCcase (quadrate e accecanti) spor-ì gevano di pochi metri. Uscimmo e c'incamminammo lungo quella che sembrava essere la Main Road di Aden. Caffè, albergucci, trattorie donde veniva un gran tanfo di fritto, marciapiedi sbrecciati dove correvano rivoli d'acqua provenienti da chissà dove e che stagnavano in pozze maleodoranti. Qualche soldato inglese, marinai giapponesi, donne ancora velate con superbi veli azzurri e gialli, attraverso cui s'indovinavano i lineamenti fini del volto. Gente altera e dai tratti nobili quella di Aden e dcll'Hadramaut, discendenti da caste di nomadi del deserto arabico. Negozi di souvenirs, pieni di paccottiglia destinata ai marinai, conchiglie enormi, bicchieri e cucchiai di rame e di legno, pugnali, modellini miseri di imbarcazioni arabe, francobolli per collezione, collane di plastica e tutta la gran fioritura di merce giapponese che ha ormai invaso Africa e Asia. Margaret camminava rapida nonostante il calore insopportabile, Binden ripeteva scioccamente che bisognava provare la birra di Aden, io li seguivo senza mèta, guardavo la città bru ciata e la montagna che la sovrasta dall'altra parte del porto e i profili nitidi e aridi delle colline circostanti. •— Che cosa c'è di là? -r— chiesi a Binden Binden si passò la lingua. sulle labbra. — Ho sete — disse — oltre la collina c'è un paesaccio che chiamano Cratcr, perché è costruito dentro la bocca di un antico vulcano. E' un posto infernale. — Vogliamo prendere un taxi e andarci? — proposi. Margaret si fermò e chiese a Binden se c'erano negozi a Cratcr. Binden disse che era pieno di negozi, era tutto un bazar, un suk indescrivibile, e che vendevano dell'ottima birra keniota. Svegliammo l'autista di un taxi che dormiva russando sonoramente e gli dicemmo di portarci a Crater. Lui si lisciò i baffi enormi e unti di burro, balbettò qualcosa sul prezzo (mi parve di capire che ci avvertiva di doverci far pagare anche il ritorno) e ingranò la marcia. Partimmo con un salto e Binden scivolò dal sedile in ginocchio. Imprecò e poi ci domandò scusa. Margaret s'era tolta gli occhiali da sole e guardava fuori, socchiudendo gli occhi e facendo vivere piccole rughe sulle tempie, dove le cadevano ciocche di capelli. Un po' d'aria entrava dai finestrini e si respirava, finalmente. Correvano via case bianche come cubetti di sale, a tre, quattro piani, secondo l'uso yemenita, con finestre protette da stupende persiane di legno intagliato, quasi tutte, però, in stato di abbandono. Solo l'intonaco era stato dato di recente, calcinato in modo abbagliante. Sulle terrazze, donne velate si muovevano lentamenteIn una caserma, soldati inglesdalle facce tristi e bruciate erano tutti alle finestre sul lato in ombra, a respirare la brezza che veniva dal mare. Scomparve di colpo la luce e ci trovammo in una galleriail nostro autista non accese fari, si vedeva l'uscita luminosa in fondo e lo stridio delle gomme sull'asfalto era grande, come un sibilo lungo di un treno. Fummo fuori e dovetti chiu uil derc gli occhi. Un paese di sale era di fronte a noi. Margaret si rimise gli occhiali c Bindcn imprecò. Giunti in una piazzetta dove si stava evidentemente tenendo l'autista si fermò e noi gli dicemmo di aspettarci, dandogli una piccola caparra. Lui fece molti inchini e chiamò un ragazzino che poi ci seguì passo passo come un'ombra. Trovammo finalmente una birreria « decente ». come si espresse Bindcn, ma sulle labbra aveva, oltre a macchie bluastre di sete ardente, anche una smorfia di disgusto. Margaret rimase fuori. Dentro, c'erano solo soldati c marinai. Gli arabi servivano di malumore. Sul banco schiumava la spuma della birra versata. C'era odore di tabacco e di P'mno militaic- }. s°ldJf.c» «U3t davano meravigliati. Noi bevem- a e mo la Elcphant Bcer e uscimmo nel sole. Margaret sorrideva a un ragazzetto seminudo che portava una scimniictta sulla spalla. — Devo fargli l'elemosina? — domandò. — Per favore, no — le dissi — cerchiamo di starcene tranquilli come loro. Comprati quello che vuoi, paga c basta. — Hai detto bene, amico — fece Bindcn. — Aden non mi piace. Hanno una birra pessima. Ma è la stessa di Mombasa. Qui è pessima. Dev'essere l'aria di Aden, anzi, del cratere. Margaret comperò una collanina di corallo rosso e un braccialetto abissino d'argento filigranato, Binden una scatola di sigari inglesi, io una camicia di tela kaki. Il ragazzino ci seguiva sempre, entrava anche nei negozi e ascoltava. Tentai di fargli una foto, ma scappò per riapparire all'improvviso. Feci l'atto di alzare la macchina fotografica e lui alzò una gamba. Allora desistetti. Mi sorrise. Lo agguantai per un polso. — Come ti chiami? — Mughira. — Bugiardo, mai sentito questo nome. — Ti sbagli, c'è stato un gran re in Arabia un tempo, con questo nome. Gli allungai uno scappellotto. — Va a dire al tuo uomo che stiamo arrivando. — Non posso, mi paga mezzo scellino. La folla ci' toccava, donne, uomini, mercanti, bambini nudi, marinai giapponesi e inglesi, qualche straniero scattava fotografie di nascosto, ogni tanto ci trovavamo davanti al muso di un asino che pazientemente cercava la strada che il padrone gli misurava sulla schiena con un bastoncello, le grida dei venditori erano altissime, si sentivano molte lingue, dialetti dell'interno. Margaret era un po' agitata. Tirava Bindcn per la manica c glboeta gli diceva continuamente di voler andarsene da quel posto orribile. A me cominciava a piacere, ora che le ombre si allungavano e la gente dava segni di diventar roca: qualche omaccio si accasciava contro i muri delle case, sfinito dal calore e dal gridare. Margaret voleva tornar sulla nave e fare un buon bagno in piscina. — Andate — dissi ai due — andate senza di ine. — E tu? — Voglio starmene qui finché la nave non parte. Ce n'è del tempo lino all'alba di domani. Bindcn mi guardò come se mi vedesse per la prima volta. Margaret si aggiustò gli occhiali sul naso. Eravamo giunti dal nostro tassista. Discutemmo un po', perché anch'io dovevo pagare una quota per il ritorno, poi aggiustammo tutto con grandi manate sulle spalle. Presi per un braccio .Mughira che se ne era stato a guardare in silenzio e gli dissi: — Ed ora portami a vedere questo posto. Roberto Bosi

Persone citate: Aden Margaret, Arabia, Main, Roberto Bosi

Luoghi citati: Aden, Africa, Asia