A Durante il Giro della Calabria

A Durante il Giro della Calabria Soltanto 47 ciclisti hanno partecipato alla prima prova del campionato italiano a squadre A Durante il Giro della Calabria La gara, di 274 chilometri, è stata movimentala e interessante - Il forte velocista della Ignis ha superato allo sprint Taccone, Bitossi, Motta e Dancelli - Dopo due ore di corsa sono fuggiti in quattro: Neri, Portalupi, Marcoli e Partesotti - I primi tre sono siali raggiunti da un gruppo di tredici inseguitori sulla salita di Sant'Elia, il quarto a pochi chilometri dall'arrivo - Una caduta, senza conseguenze, di Cribiori, Moser, Mugnaini e Pambianco - I corridori giovedì a Napoli per il Giro della Campania DAL NOSTRO,INVIATO Reggio Cai., lunedi matt. Adriano Durante, furbo velocista della Ignis, il viso sempre allegro, illuminato da un eterno sorriso, ha vinto in volata il Giro della Calabria. Il ragazzo veneto possiede nelle gambe le doti sicure dello sprinter di classe ed ieri, per di più, nella pattuglia di testa composta da tredici uomini, aveva ben tre compagni di squadra disposti al sacrificio delle proprie ambizioni pur di aiutarlo. Durante, Insomma, si è imposto in modo netto e, tirando le somme, Baldini, che della Ignis è il direttore sportivo, ha potuto segnare la giornata all'attivo: la sua compagine comanda la graduatoria del campionato italiano con 431 punti, precedendo la Molte-v e la Salvarani, rispettivamente a quo ta 37 e 29. Questo il risultato della corsa — detto in mo<lo sche matico e sbrigativo. Per arrivarci, i concorrenti hanno dovuto pedalare per oltre 274 chilometri, una distanza ormai troppo lunga per il ciclismo moderno. Eppure la gara, nonostante il diffuso pessimismo della vigilia (se i chilometri sembravano eccessivi gli atleti — 47 soltanto — erano davvero pochi) è stata abbastanza movimentata e divertente per merito soprattutto di quattro coraggiosi che si sono messi in fuga dopo cir ca un paio d'ore di corsa. 1 quattro erano Neri, Portalupi Partesotti e Marcoli. Il grup po li lasciò andare e il loro vantaggio prese subito proporzioni notevoli che, sulle prime rampe della Limina, oscillavano sugli otto minuti La Limina è salita lunga, discretamente dura. Marcoli che con le salite ha scarsa dimestichezza, si arrese, gli altri tre continuarono invece la loro galoppata e transitarono sulla vetta circa sei minuti davanti al plotone, nel quale, ad essere sinceri, sembrava mancare ogni proposito battagliero. Si scese giù su Galatro, poi la strada prese di nuovo ad arrampicarsi su pLtdpcapDMS per uno strappo che porta a Laureana. Neri, Portalupi e Partesotti erano sempre all'avanguardia ma, alle spalle, un drappello dove fra gli altri si facevano notare Dancelli, Pambianco, Mugnaini e Poggiali allungò improvvisamente il passo, sorprendendo 1 favoriti. De Rosso, Taccone, Adorni, Motta, Durante, Zancanaro e Stefanoni compresero il pe¬ ricolo e organizzarono prontissimo inseguimento. Lo episodio durò una decina di chilometri e sì chiuse con un raggruppamento generale di quanti si trovavano dietro i tre al comando. Si era trattato di una parentesi breve, ma particolarmente violenta e gli effetti si videro subito. Il plotone infatti era appena tornato compatto, quando Iallungarono in tredici, Cribio- ri Lo di n di i te, e eo o- ri | ri, Mugnaini, Meldolesl, Bitossi, Motta, Dancelli, Pambianco, Taccone, Poggiali, Zanin, Enzo Moser, Durante e Vigna. Adorni e De Rosso restarono sorpresi. Persero un attimo di tempo a riprender dato e quell'attimo riuscì fatale. Perché i tredici avevano l'argento vivo addosso, erano riusciti a trovare l'accordo e Alavano come il vento, dandosi cambi frequenti e poderosi. A Gioia Tauro si trovarono la via sbarrata da un passaggio a livello chiuso, con i sorveglianti che agitavano le mani per segnalare 11 sopraggìungere del treno. I tredici frenarono di colpo, poi Pambianco passò lo stesso ed il treno — un'automotrice — stava arrivando. Passarono pure gli altri, l'automotrice, che tirava avanti piano piano, si bloccò in tempo per evitare guai. Sant'Elia, la rampa che per tradizione decide il Giro della Calabria. Al comando Partesotti forzò il ritmo e Portalupi e Neri alzarono bandiera bianca. Tra gli inseguitori, scattò Taccone con Mugnaini, Poggiali e Bitossi, quindi sul quartetto si portarono Motta, Dancelli e Cribiori. I sette agguantarono Portalupi e Neri, in cima avevnno un minuto e venti secondi di ritardo nei confronti del solitario Partesotti. Discesa su Bagnara, all'insegna del rischio, il traffico non era bloccato e i tifosi a bordo di macchine e di motociclette si infilavano paurosamente nella carovana per assistere più da vicino alle fasi conclusive. La fortuna aiutò la corsa, non capitarono incidenti, la gara filò liscia verso l'epilogo. Taccone, Motta e Dancelli rivaleggiavano in acrobazie, erano 1 tre protagonisti che maggior interesse nutrivano ad evitare ricongiungimenti. Ma il loro slancio non fu sufficiente, sul drappello < volò > prima Durante da solo, poi si unirono pure Vigna, Moser e Pambianco. Davanti, nel frattempo, era restato Partesotti, al traguardo mancavano all'incirca venti chilometri, ma il giovanotto della Salvarani, se allungava lo sguardo, intravvedeva lontano la foschia che nascondeva Reggio Calabria. Partesotti aveva speso la riserva di energie, ormai cion dolava la testa. Il suo sogno svanì a quindici chilometri da Reggio, allorché Dancelli e Motta, che a ragione temevano 1 velocisti della Ignis, cercarono a più riprese di filarsene da soli. Niente da fa re, però, si era inalberato il « disco rosso > per qualsiasi tentativo. E aveva preso a piovere, un'acqua fredda e scrosciante che tagliava la faccia. Ultimo chilometro, asfalto viscido e traditore. Cedeva Partesotti, stremato. Scivolava Cribiori, trascinando nella caduta Moser, Mugnaini e Pambianco. Volata a nove. Dominio della Ignis. In fila Vigna, Pr Poggiali e Durante. Vigna tirava per cento metri, poi si scansava cedendo il posto a Poggiali. Ai duecento metri dallo striscione Durante schizzava e chiudeva la partita, davanti a Taccone, Bitossi e Motta. Il pubblico era ordinato, ci fu perfino possibile scambiare quattro chiacchiere con i corridori. Durante era felice, aveva combattuto dal principio alla fine, dieci volte almeno aveva avuto l'impressione che la vittoria gli stesse sfuggendo di mano e sempre era riuscito a riportarsi a galla. Raccontava: «Ieri l'altro non è arrivata a Reggio la mia bicicletta, sono stato costretto a gareggiare su una bicicletta di riserva, che non aveva le mie misure precise. In salita, sulla Limina, sono anche caduto >. Sembrava ricordasse le sue sventure per meglio gioire del trionfo. Taccone, sostenuto dal suo direttore sportivo Pezzi, accusava Durante di aver preso una generosa spinta da un compagno di squadra nella volata. Chiedemmo a Pezzi: cPre senti reclamo? >. Ci rispose: « Nessuno ha visto, il reclamo sarebbe fatica inutile ». La folla aveva rotto gli sbarramenti. Motta e Dancelli erano un po' arrabbiati, Motta soprattutto diceva che nello sprint l'avevano chiuso. Albani invece si dichiarava abbastanza soddisfatto. Motta, sofferente sabato sera di febbre per colpa di un'influenza, ieri mattina sembrava giù di corda, poi si era ripreso bene. Piove¬ va sempre, anche se verso la Sicilia faceva capolino l'azzurro. I protagonisti scomparvero presto negli alberghi. Un bagno, un massaggio, una notte di riposo e via diretti a Napoli. Giovedì si corre il Giro della Campania, prima prova del campionato Italiano individuale. La rivincita, questa volta, è proprio a tamburo battente. Gigi Boccacini Durante precede nettamente Taccone nello sprint sul traguardo del Giro della Calabria (Telefoto)