Le scoperte di Mendel sull'eredità cento anni fa passarono inosservate

Le scoperte di Mendel sull'eredità cento anni fa passarono inosservate €•'«saipivu t suoi esperimenti nei giardino del convento Le scoperte di Mendel sull'eredità cento anni fa passarono inosservate I princìpi formulati dal frate agostiniano dovevano provocare una vera rivoluzione nella scienza Come avviene la trasmissione dei caratteri, che cosa sono gli ibridi, le somiglianze tra congiunti Cromosomi e geni - Un prossimo convegno sulla genetica mendeliana a Brno, in Cecoslovacchia La sapienza popolare afferma che aprano un carattere * salta uva generazione*: è presente nei nonni, non compare nei genitori e si ripresenta in qualcuno dei figli. La spiegazione scientifica del fatto, che un carattere possa rimanere latente non soltanto per una, ma per parecchie generazioni, per poi ricomparire improvvisamente, è data dal principio della dominanza e della recessività, acoperto dal Mendel, e dalla prima delle due leggi che -.orlano il suo nome, la legge della segregazione. Un carattere recessivo (per esempio l'albinismo) non ai manifesta nel figlio dell'alluno (l'ibrido) in cui compare, esteriormente soltanto il riapettivo carattere dominante (cioè la pigmentazione normale). Però nelle successive generazioni, (che discendono dagli ibridi o « eterozigoti >) si riformano individui dominanti puri e recessivi puri; si < segregano > cioè i ceppi puri od «omozigoti*. Quando il recessivo rimane latente per un gran numero di generazioni, perché sempre coperto dal dominante, e poi ricompare in un individuo in cui siano presenti allo stato omozigote i due geni che lo determinano, si ha ciò che gli antichi autori chiamavano atavismo, o eredità proveniente dagli avi. Un caso assai frequente, a cui tutti abbiamo modo di assistere assai spesso, è il disaccordo sulle somiglianze di un individuo: chi dico che somiglia alla madre, chi al padre; altri trovano che ha alcuni caratteri del tale zio, o del nonno paterno, o di una prozia, o magari di un lontano cugino. Tutti hanno ragione, e il disaccordo non è altro che una dimostrazione della seconda legge di Mendel, o legge della ricombinazione indipendente dei geni, e quindi dei caratteri. Cade in quest'anno il centenario della scoperta delle, leggi dell'eredità. Il frate agostiniano Gregorio Mendel, professore di fìsica e scienze naturali nel Reni Ginnasio di Brilnn in Moravia, aveva lavorato per circa nove anni, sperimentando in un giardinetto sito nel cortile del suo convento sugli incroci fra diverse varietà di piselli, per ricavare i principi che governano le ibridazioni dei vegetali, principi che nessuno dpi suoi predecessori era riuscito a formulare con chiarezza. Mendel lesse il resoconto dei suoi lavori l'S febbraio e l'8 marzo 1865 in due sedute della Società dei naturalisti di Brunn. Nell'anno successivo usci la pubblicazione: un articolo di 1,6 pagine dal titolo: < Esperimenti sugli ibridi vegetali >. Quest'opera, che oggi è considerata un classico della biologia, passò completamente inosservata ai biologi contemporanei e rimase sepolta negli atti di quell'accademia di provincia. Quando Mendel mori, nel 1881,, il suo nome — che oggi è famoso quasi quanto quelli di Galileo e di Newton — era sconosciuto. Soltanto sedici anni dopo, nel 1900, il lavoro venne tratto dall'oblio. Tre botanici: l'olandese H. de, Vries, il tedesco K. Correns, e l'ungherese E. v. Tschermack, lavorando indipendentemente, trovarono i principi formulati dal Mendel, e tutti e tre credettero di aver fatto una importante ù perta. Il Correns, scorrendo l'elenco bibliografico di un libro sugli ibridi vegetali, trovò citato il lavoro del Mendel, lo lesse, e vide che egli aveva compiuto una ricerca molto più esauriente e precisa che ciascuno dei tre. I quali concordarono in tale giudizio, così che non vi fu discussione sulla priorità. Le léggi dell'eredità entrarono indologia e nella cultura moderna col nome del loro scopritore, Gregorio Mendel, quand'egli era morto da sedici anni. La riscoperta delle leggi dell'eredità biologica segnò l'inizio dello sviluppo della Genetica, che oggi costituisce una delle discipline più importanti delle scienze biologiche. La conoscenza delle due leggi dell'eredità, la legge della segregazione e quella della indipendenza, i cui semplici schemi si trovano in tutti i libri di biologia delle scuole, è certamente importante. Ma non si tratta soltanto di una formuletta che dà una interpretazione del fenomeno ereditario nella sua espressione più elementare; non si tratta soltanto della possibilità di dare una spiegazione di alcuni fatti rilevabili nelle piante e negli animali, uomo compreso. Il significato della scoperta del Mendel è più profondo. Quelle entità indicate con lettere dell'alfabeto (maiuscola per il dominante, minuscola per il recessivo) furono poi chiamate geni; e corrispondono veramente a particelle che si trovano nelle cellule e che hanno proprietà caratteristiche: si riproducono, mante- nendosi sempre eguali a se stesse (a meno che non intervenga un raro processo di mutazione); sono indipendenti l'una dall'altra e, nella riproduzione sessuale, possono ricombinnrsi in tutti i modi. Le leggi di Mendel danno dunque una preziosa informazione sulla struttura della sostanza cui è affidata la trasmissione dei caratteri ereditari. E' una struttura a particelle (noi non le vediamo al microscopio normale, perché le particelle sono talmente piccole da essere fuori dei limiti della visibilità microscopica). Poiché i geni conservano la propria individualità perennemente, anche quando non si manifestano, perché recessivi, cade l'antica teoria della cosiddetta eredità mista, secondo la quale gli ibridi avrebbero caratteri intermedi fra i genitori, e tali li trasmetterebbero alle generazioni successive. Poco dopo la riscoperta delle leggi di Mendel si dimostrò che i geni, a cui sono riferibili tutti i caratteri di un organismo, sia esso un batterio, una. pianta, un animale, un uomo, sono localizzati in bell'ordine su filamenti che si trovaìio nel nucleo della cellula, e che sono visibili al microscopio, i cromosomi. La scoperta di Mendel ha permesso di capire molti fatti biologici, fra cui i fenomeni della eredità normale e, morbosa dell'uomo, i principi della conservazione e della variazione (due aspetti contrastanti del fenomeno ereditario) e ha quindi posto le basi per la interpretazione genetica dell'evoluzione. Inoltre il mendelismo ha dato modo di indagare una struttura submicroscopica, aia pure come metodo indiretto. La biologia moderna ha molto progredito, per le vie aperte dal Mendel un secolo fa, e ha conquistato noeioni importantissime, sia dal punto di vista, pratico, sia da quello teorico. Il contributo del Mendel, consegnato nel suo breve scritto, che è un modello di chiarezza e di concisione, è stato veramente fondamentale per la scienza moderna, e giustamente molti biologi si accingono a celebrare il centenario della sua puhblirazione, organizzando colloqui scientifici nei quali siano passati in rassegna gli sviluppi più recenti della genetica mendeliana. Uno di essi avrà luogo nell'agosto di quest'anno a Brno, che oggi fa partft della Cecoslovacchia. Giuseppe Montalenti L'unica foto rimasta dell'abate Gregorio Mendel

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