Wilson discute con Moro e Saragat visita il Papa e passeggia per Roma di Michele Tito

Wilson discute con Moro e Saragat visita il Papa e passeggia per Roma Wilson discute con Moro e Saragat visita il Papa e passeggia per Roma I problemi europei a! centro delle conversazioni: la Gran Bretagna chiede maggiore collaborazione economica tra il Mec e gii altri Paesi; l'Italia fa alcune riserve - Per il Vietnam il Primo Ministro laburista afferma: « L'America merita solidarietà » - Egli ritiene necessari « aggiornamenti » dell'Alleanza atlantica, ma non nel senso voluto da De Gaulle - Particolarmente cordiale l'incontro col Capo dello Stato: l'ospite era incerto se usare ancora la confidenziale forma del tu, espressione della loro lunga amicizia (Dal nostro corrispondente) Roma, 28 aprile. Il Premier inglese Wilson ha disorientato i servizi di protezione e sbalordito alcuni dei suoi interlocutori politici, ma è riuscito ad essere, come aveva preannunciato ieri sera durante il pranzo a Villa Madama, « il Premier inglese, il leader laburista e un turista che vuol vedere Roma ». Alle 8 di stamane il Primo Ministro era al Palatino, a passeggiare per la zona archeologica. Alle 9 rendeva omaggio, in abito da cerimonia, al Milite Ignoto. Poi in Campidoglio per la cerimonia della consegna di una riproduzione della Lupa Capitolina. Discorsi, ringraziamenti: c'era solo mezz'ora di tempo e il sindaco Petrucci si è sforzato discretamente di evitare ritardi. Alla fine della cerimonia, invece, Wilson ha chiesto di visitare rapidamente le Sale del Campidoglio: prima, però, ha dedicato un minuto ad un breve consulto per stabilire con precisione, in anticipo, in Quali sale convenisse soffermarsi. Alle 10,10, a Palazzo Chigi, è cominciato il colloquio a tre di Wilson, Moro e Fanfani; mezz'ora dopo è cominciata la riunione plenaria nella « Sala verde »: Wilson era coi suoi collaboratori, Moro con Fan e a l à o ooil e a peor ul i ee fani, Nenni, Andreotti, Mattwrella, Ferrari Aggradi ed i funzionari della Presidenza del Consiglio e della Farnesina. Wilson ha suggerito subito di fissare un metodo nei lavori: prima, in mattinata,- i temi politici generali, poi, nel pomeriggio, i temi economici. La pubblicazione del comunicato è stata rinviata a domani mattina al fine di utilizzare un po' di tempo stasera, nei margini lasciati dalle cerimonie, per trarre le conclusioni. Alle 12,30, ricevuto con tutti gli onori, Wilson era al Quirinale: esitava a usare la forma confidenziale del tu, ossia di chiamare per nome il vecchio amico divenuto presidente della Repubblica. A questo punto si è verificato il solo ritardo della giornata: gli invitati alla colazione offerta nella sala dello Zodiaco hanno dovuto attendere una decina di minuti che Saragat e Wil son giungessero, festanti, insieme. Più tardi Wilson si è recato dapprima in ambasciata per una rapida conferenza coi propri collaboratori, poi di nuovo alla Presidenza del Consiglio per la ripresa delle conversazioni, con il lusso di una pausa per il tè per il quale i servizi di Palazzo Chigi si so no trovati in imbarazzo: era stato servito il tè al limone che è stato offerto a Wilson nel momento preciso in cui egli stava dicendo a Moro che i suoi libri attestano della sua inflessibilità sui principi. « Ed è mio principio — ha aggiunto con calma — prendere il tè col latte». Alle 18,30 la visita al Papa: Wilson aveva chiesto di mutarsi d'abito nello stesso Palazzo Chigi, per guadagnare tempo, ma la cosa non è stata possibile. Dopo la visita al, Papa, in ambasciata per un colloquio con Nenni, poi nuo va conferenza coi collaborato ri e infine il pranzo- offerto al governo italiano. Estremo-mente lucido, mai esitante, Wilson ha trattato tutti i temi in discussione sempre improvvisando, senza mai ricorrere ai collaboratori, fissando ogni punto col massimo di precisione e imponendo sempre di esaminare il nucleo concreto delle questioni. Ha fatto una grande impressione. E' stato, di volta in volta, confidenziale e ammonitore.. Aveva una specie di leitmotiv: « Quand'eravamo all'opposizione pensavamo in un modo, ora invece siamo qui ». Investiva i problemi. Il suo argomentare era rapido e pratico. Del Vietnam Ita detto, ad esempio, che l'America merita solidarietà, anche perché non esistono al¬ ti presidente Saragat a colloquio con il primo ministro laburista Wilson ieri al Quirinale (Telefoto A. P.) ternative: «Se ce ne fossero, sul come agire nel Vietnam, non ce le faremmo sfuggire ». Di certi problemi dell'Alleanza atlantica, Ita detto che « aggiornamenti » sono Tiecessari, salvo restando il quadro istituzionale, ma «aggiornamonti» nel senso atlantico, non in quello francese («De Gaulle mi ha rubato il termine che rischia d'essere male interpretato »). Non ha esitato ad esprimere critiche severe alla politica agricola del Mec: lo faceva con calma, punteggiando, però, con un battere della pipa sul tavolo ogni periodo. Dell'Europa ha ricordato con parole crude l'episodio del veto opposto all'ingresso della Gran Bretagna nel Meo e il succo del suo discorso è stato questo: vi sono ora molte difficoltà all'ingresso della Gran Bretagna, ma la prima difficoltà è il disaccordo tra i Sei; mettetevi d'accordo, poi si vedrà. Ascoltava annuendo sempre e facendo disegni mentre tutti prendevano appunti. Grande franchezza, grande cordialità e riconoscimento costante del reciproco interesse di collaborare su tutti i piani. Wilson ha illustrato il concetto di interdipendenza nucleare che è alla base della politica inglese (« l'Inghilterra non è più una grandissima potenza, dobbiamo aiutarci, stare insieme, collaborare ») : c'è una proposta, che sarà messa allo studio dei tecnici, per una nuova forma di collaborazione nucleare militare capace di evitare la « disse- a o i i i o i i minazione » delle armi atomiche. L'Italia aderisce in linea di principio, condivide i principi del governo inglese e propone di sviluppare la collaborazione scientifica in campo nucleare a scopo pacifico. Poi, oltre il Vietnam e la solidarietà atlantica, i rapporti con i Paesi dell'Est, con il processo di distensione che, a parert. di entrambi i governi, deve essere favorito da posizioni di sicurezza. Entrambe le parti si son trovate d'accordo nel giudicare che nella politica sovietica c'è ancora un elemento di incertezza: la direzione al Cremlino non è ancora stabile. Dei Paesi in via di sviluppo si è detto die occorre evitare che, nella gara tra russi e ci itesi, essi subiscano l'influenza comunista: propositi di collaborazione economica italoinglese in Africa sono stati espressi. Ma il problema politico centrale era quello europeo: l'Italia ha fatto maggiormente valere l'elemento politico, il suo interesse a che l'unificazione si faccia con la Gran Bretagna; gli inglesi hanno insìstito sulle questioni economiche e sul progetto di collaborazione, da essi proposto, tra Efta e Mec: se ne discuterà nelle prossime settimane, ma il problema presenta notevoli difficoltà tecniche che devono essere superate per non danneggiare gli scambi italiani. E' questo, in pratica, il solo punto sul quale sono emerse riserve concrete. L'Italia sosterrà invece, fin dove è pos sibile, le esigenze inglesi per il Kennedy round ed è d'accor do con Londra nel considerare che il sistema monetario mondiale debba, gradualmente ma solo parzialmente, subire una revisione. Dei progetti di collaborazione industriale (l'aereo Bac III, ad esempio), si ù trattato in linea generale: il resto spetta ai tecnici. Questo per gli incontri diplomatici: il comunicato di domattina parlerà del comune desiderio di pace nel Vietnam e testimonierà dei risultati positivi dei colloqui. Per gli incontri tra il laburista Wilson e i socialisti, c'è, come è ovvio, più riserbo; ma un'indicazione chiara è data dai ripetuti accenni che spesso Wilson ha fatto agli sforzi da lui compiuti in passato per indurre i socialisti ad entrare nel governo con la de e al diverso modo di vedere le cose quando, dall'opposizione, si va alle responsabilità di governo. LCPspsssttctlv Michele Tito SORPRENDENTE INTENSA ATTIVITÀ DEL PREMIER INGLESE