Una donna-giudice in aula a Torino per la prima volta

Una donna-giudice in aula a Torino per la prima volta Ieri al processo per il traffico di caffè Una donna-giudice in aula a Torino per la prima volta E' la dottoressa Graziana Calcagno, venticinquenne - Per ora ha l'incarico di udìtrice, siede con i magistrati - Ha ricevuto il saluto degli avvocati e del presidente ; poi le sono stati offerti i fiori - Il tribunale ha respinto tutte le eccezioni della difesa ; oggi prosegue il dibattito contro i 26 imputati nel colossale contrabbando La seconda giornata, del processo per il contrabbando del caffè, che si sta svolgendo davanti alla prima sezione del Tribunale di Torino è stata quasi interamente assorbita da una lunga seduta del giudici per decidere se le eccezioni sollevate dai numerosi avvocati potevano essere considerate valide. I difensori dei 26 imputati per il noto scandalo dell'importazione clandestina di caffè dal Belgio a mezzo di autocarri «Tir», avevano sostenuto la nullità di alcune citazioni, proponendo anche alcune questioni di costituzionalità. I giudici, dopo nove ore e mezzo di camera di consiglio (un vero primato trattandosi di un'ordinanza e non di una sentenza) hanno respinto tutte le eccezioni, tranne quella relativa alla nullità della citazione dei « responsabili civili » e cioè delle ditte Soffritti, Bo notto e Santiloni. La società Soffritti, di Milano, è presente in questo processo solo perché alcuni suoi autisti, all'insaputa e contro la volontà dei loro superiori, si prestarono a caricare partite di caffè di contrabbando; la «Bonotto», invece, è la socie tà torinese di cui erano soci accomandatari 1 fratelli Aldo e Giorgio Barberis, destinatari e organizzatori del contrabbando di caffè; la Santiloni c una ditta genovese di autotrasporti intestata alla moglie di lino degli arrestati, Bruno Zichele. Le società erano citate su Istanza del p.m. come «obbligate civilmente» per le multe connesse all'illecito traffico e, su istanza dell'Avvocatura dello Stato, costituita parte civile, come «responsabili civili» dei diritti doganali evasi. Il tribunale ha dichiarato nulla la citazione della parte civile, ma le ditte rimangono in causa per la parte riguardante le multe. Il processo riprenderà giovedì, si spera con l'interrogatorio degli imputati. Non sì esclude infatti la possibilità che gli avvocati difensori tornino alla carica con altre ec cezioni. Ieri si è avuta la sensazio ne che tra il collegio di difesa e il tribunale si fosse stabilita una gara, da una parte nel creare ostacoli e, dall'altra, nel superarli ad ogni costo. E' comunque certo che il processo per lo «scandalo del caffè» non è nato in un'atmosfera tranquilla. Tra l'altro, un eventuale rinvio del dibattimento potrebbe avere spiacevoli conseguenze per qualche imputato che finora è rimasto a piede libero. Questa vicenda, anche allo stato attuale, è già abbastanza irta di difficoltà. Non biso gna dimenticare che i maggio ri responsabili sono latitanti e sarà quindi assai difficile ri costruire la «strada del caffè», che partiva dal Belgio e finiva a Torino. Migliaia di quin tali di caffè (se ne sono ac certati oltre 1000 quintali, sen za contare quelli sfuggiti ai controlli) sono giunti in Italia sugli autotreni «Tir», che non vengono controllati al passag gio delle dogane perché i carichi sono assicurati da speciali sigilli. Ma i contrabbandieri avevano trovato la scappatola: manomettevano i « piombi > quando caricavano il caffè in Belgio, ripetevano l'operazione quando lo scaricavano in Italia e ricostruivano i sigilli prima che gli autotreni si pre sentassèro alla dogana, con 1 carichi regolari e registrati sul documenti di viaggio. Tra l'altro si trattava di caffè di qualità in genere assai scadente, proveniente dal Congo. L'udienza di Ieri si è aperta con una nota gentile. Per la prima volta nel foro torinese sedeva accanto ai membri del collegio giudicante, per ora In qualità di «uditrice», una donna-magistrato, la dott. Graziana Calcagno. La dott. Calcagno, residente a Torino, ha 25 anni e si è laureata tre anni or sono con la massima votazione. Di recente ha vinto il concorso per l'ammissione in magistratura classificandosi al primi posti. L'avv. Filippi, il più anziano degli avvocati presenti, le ha rivolto un cordiale e affettuoso saluto: «Il diritto — egli ha detto — non è una prerogativa degli uomini e noi siamo lieti che le donne siano giunte all'altissima funzione di giudice, alla quale recheranno non soltanto l'apporto della loro solida preparazione, ma anche le loro doti istintive di sensibilità e di equilibrio ». Il presidente dott. Rezza si è associato a nome dei magistrati torinesi e la dott Calcagno, commossa, ha risposto ringraziando. In quell'istante l'usciere le ha consegnato un mazzo di fiori. Anche i fiori non sì erano mal visti in un'aula di tribunale e soprattutto su quel banchi severi. Ma 11 gesto ha avuto 11 suo significato, che non è sfuggito al presentì. L'entrata della donna nella carriera del magistrato può davvero recare alla giustizia un senso di più cai da o profonda umanità. g. a. Graziana Calcagno, la prima donna giudice a Torino ha preso servizio come « uditrice » al processo del caffè

Persone citate: Bonotto, Bruno Zichele, Calcagno, Filippi, Giorgio Barberis, Graziana Calcagno, Rezza