La «Macchina mondiale» di Paolo Volponi racconto di forte novità e d'intensa poesia

La «Macchina mondiale» di Paolo Volponi racconto di forte novità e d'intensa poesia La «Macchina mondiale» di Paolo Volponi racconto di forte novità e d'intensa poesia E' la storia dei deliri scientifici di un uomo perduto nella più sorda provincia marchigiana - «Romanzo filosofico» di genuina modernità, rievoca con grande vigore uno dei più chiusi e arcani ambienti d'Italia Qual è il linguaggio in cui si esprime Anteo Gradoni, protagonista della Macchina Mondiale feritore Garzanti), il romanzo appena uscito di Paolo Volponi? Rispondere a tale quesito vuol dire, ritengo, affrontare il problema di fondo di Quest'opera, la quale mi sembra segnare un netto progresso rispetto ni risultati, già eccezionali, di Memoriale, apparso tre anni fa; Agnifica scoprirne la novità più rilevante, più carica di , conseguenze. | Autodidatta, ignaro della | lingua del tècnici e di quella dr.i letterati, anche se si professa scienziato e filosofo, il personaggio ricorre a un doppio registro, a seconda che scriva in un suo trattato, come lo chiama, <di genesi e di palingenesi», un'opera, destinata a mettere ordine nel cer¬ vello e nel cuor" degli uomi- ni, illuminando le cause prime e ultime della creazione; o informi sulle vicende della sua vita, sui tentativi di adattamento in una società che sente sbagliata, a lui ostile, decisa ad espellerlo come un corpo estraneo. Nel primo caso, Volponi non ha scelto quella che sarebbe stata la soluzione più facile, il calco, con intento parodistico, del linguaggio scientifico; ma neppure ha accentuato l'eccentricità di un autodidatta innamorato della scienza sino alla esaltazione. I brani citati dei trattati di filosofia e di meccanica universale (di qui il titolo del romanzo) potrebbero essere un modello, da un punto di vista formale, di prosa scientifica moderna: ma ciò importa relativamente. Decisivo mi sembra rilevare come le am- 7>ie citazioni, sparse per tut ta l'opera, siano parte integrante, della vicenda narrativa, di cui costituiscono un contrappunto indispensabile; esse rompono e placano l'ansia di distruzione e di autodistruzione sempre riaffiorante attraverso il racconto in prima persona, contengono le frane psicologiche che sconvolgono di continuo il Crociani determinando un equilibrio non fittizio ma reale, interiormente motivato. Ma maggiore attenzione, naturalmente, merita la lingua della parte narrativa autobiografica: una materia che, nel momento del suo farsi, genera paesaggi, stati d'animo, azioni, idee, figure. Parlare di tale strumento vuol dire investire direttamente il racconto, la sua trama esterna, indistricabile da quella interna. * *. Un giovane possidente della zona tra Urbino e Pergola: una delle, terre più segrete delle Marche, dominata dal massiccio del Catria, nella quale la vita sembra più vicina alla misura geologica che a quella, della storia, rimasto solo dopo un drammatico allontanamento dei genitori, si sento investito di una missione: la stesura di un trattato inteso a provare «che gli uomini sono stati costruiti come macchine da altri esseri, certamente macchine anch'essi, e che la sorte vera degli uomini sarebbe di costruire altre macchine ma migliori di loro, che magari riescano a portare l'uomo al loro livello e ad alzarlo sempre più riuscendo essi a costruire macchine sempre migliori ». La coscienza di tale verità, il tentativo di farla valere in un ambiente immobile da sempre, nel < mondo della miseria»: di meschine cure quotidiane, dell'ignoranza e del denaro, della non-partecipazione al ritmo della vita universa che anima le cose più umili e segna di sé il volgere delle costellazioni, determinano il corso dell'esistenza di Anteo Crociani, ne fissano la breve parabola. Il suo matrimonio fallisce, sebbene intenso, esclusivo sia l'amore per la moglie; e a nulla approdano i tentativi di lavoro rurale, l'emigrazione a Roma, i contatti con l'ambiente scientifico, l'esercizio di mestieri umilianti, svolti nella speranza di rintracciare Massimina, la sua donna amata e perduta. Anteo torna al suo podere di San Savino, inselvatichisce nella solitudine, nella coscienza dell'inutilità d'ogni sforzo volto a rompere la rete che l1 la società gli ha. stretto in a l i i i i , , è torno. Da un incontro fugace con la moglie viene al mondo un figlio, che In donna sopprime subito dopo il parto perché non diventi simile al padre. Per il contadino-inventore è finita. Il pensiero della morte da un pezzo s'era in sediato in lui: il suicidio gli sembra la sola maniera di tenere fede, ai suoi ideali, di convertire la cattività in libertà. Lo conforta, alla fine, la speranza di non essere vissuto invano: «Ho lasciato un inizio luminoso che sta andando ppr il cielo come la coda di una cometa...». * * Non saprei quale altra ape ra della nostra letteratura moderna possieda la vitalità prepotente, la carica di energia, la pienezza di ragion che trovo nella Macchina Mondiale. Il predicato che per primo mi viene in mente è ^tellurico»: questo roman zo affonda in modo naturale, e, Insieme, '-stremamente, com plesso, nella realtà italiana da. quella delle origini buie arcane, solcate da lampi di magìa, a quella di oggi in vertiginosa trasformazione, contaminata, più che rigenerata, dalla_j:ix>iltà industriale. Chi ha conoscenza delle Marche, la regione forse meno nota agli italiani: della loro struttura primordiale, greve, statica, affiorante caparbia attraverso gli strati della civiltà che l'hanno ammantata, può intuire quali ragioni profonde hanno indotto l'urbinate Volponi ad ambientare le vicende del suo romanzo tra il Catria e Roma: la Roma che da sempre attira i marchigiani poveri, per farli scomparire tra la polvere sollevata dalle suole dei ricchi, dalle ruote dei potenti. La riuscita maggiore del libro, considerando la. sua impalcatura estema, deriva dal contrasto tra i riti arcaici, la chiusa morale, l'inerzia di una terra « disarticolata », di una società regredita e la costruzione meravigliosa per complessità, coerenza, intelligenza finissima del limile estremo del possibile e delle disponibilità inesauribili del cuore umano, che viene contrabbandata nel trattato « per la costituzione di una nuova Accademia dell'Amicizia di qualificati popoli ». Ma non qui è da vedere, a mio avviso, il pregio vero dell'opera. La vicenda, più volte ripetutasi nella storia dell'Italia centrale, da Fra Dolcino a David Lazzaretti: ribellione solitaria • irrazionalismo - eresia - incomprensione - sconfitta; il motivo della Chiesa corrotta, complice della classe prevaricatrice, in lotta con le aspirazioni degli umili e dei liberi: tutto questo è ripreso da Volponi ma anche annullato nel momento in cui viene investito da un'altissima tensione poetica. I richiami che è possibile fare: il Campanella dell'Epilogo Magno e di certi stupendi quanto mal noti sonetti, per l'estatica ammirazione del grande corpo dall'universo, di etti si scoprono le segrete, portentose belle!—e- capaci di generare, in virtù di armonia, ima leaa' mora'* etema, quindi di e.ffrire il fondamento più sicuro all'utopia; dal Leopardi delle Carte Napoletane, per l'invenzione di una prosa filigranata di dialetto: questo, e altro ancora, verrà detto, e sarà giusto, perché la Macchina Mondiale è un libro italianissimo, l'esito di ricerche compiute durante decenni dai nostri migliori scrittori. Ma l'unico modo pertinente di parlare di quest'opera, che, pur superando in novità, ogni altro tentativo di più o meno programmata avanguardia, è tenera, vigorosa, pudica e commovente come una poesia delle oriaini, sarebbe quello di rilevarne per disteso le bellezze. Le mie. riflessioni nate dalla lettura del romanzo dovrebbero cominciare, in senso proprio, ora soltanto. Giorgio Zampa

Persone citate: Anteo Crociani, Anteo Gradoni, Crociani, David Lazzaretti, Giorgio Zampa, Paolo Volponi, Volponi

Luoghi citati: Italia, Marche, Pergola, Roma, Urbino