II Bricco per essere assalta «ufficialmente» dovrà attendere il pracessa al vero assassino

II Bricco per essere assalta «ufficialmente» dovrà attendere il pracessa al vero assassino Il caso della mondana uccisa quattro anni fa nel suo alloggio a Novara II Bricco per essere assalta «ufficialmente» dovrà attendere il pracessa al vero assassino La Corte d'Assise di Genova su richiesta del Pubblico Ministero e della Difesa ha rinviato la causa al giovane di Cerano - La Procura della Repubblica di Novara aveva inviato un telegramma annunciando che un altro giovane si era confessato autore dell'uccisione della «Tina» a, e, o a mso bul ene, o e le c? lani no ni alto la ori rami ad (Dal nostro corrispondente) Genova, 26 aprile. « Data la necessità di acciarare il fatto nuovo, chiedo il rinvio a nuovo ruolo del processo contro Carlo Bricco in base all'art. 432 del Codice di procedura penale >. Con queste parole il procuratore generale dott. Giuseppe Gusmano ha risposto al presidente dott. Russo che aveva brevemente riassunto al collegio i termini essenziali del processo. Poco più di un'ora il giovane autista Carlo Bricco, da Cerano, a torto accusato dell'uccisione della mondana Enrichetta Vietti detta <Tina>, trovata morta il 2!, luglio 1961 nella sua casa in via .Rosselli 9 a Novara, ha atteso seduto, qua si stordito, sul lungo bancone degli imputati la decisione del presidente. Forse non ha neppure capito quanto ha detto il procuratore generale, forse non ha neppure sentito la voce del presidente Russo quando ha letto il dispositivo del ri?ruio; ha intuito che tutto andava bene dal sorriso soddisfatto del suo avvocato, Roberto Di Tieri di Novara, che per quattro anni si era battuto per impedire uno dei più gravi errori giudiziari di questi ultimi tempi. Precedentemente il procuratore generale aveva comunicato il testo di un telegramma giunto dalla Procura della Repubblica di Novara alla Procura genovese, con il quale si diceva che « Giovanni Vecchio, arrestato, ha reso ampia confessione qualificandosi autore dell'omicidio della Vietti». L'avvocato Di Tieri che si era subito associato alla richiesta del P. G. ora aspetta che il Vecchio sia dichiarato colpevole con sentenza, e poi « vedrà se sarà il caso > di co stituirsi parte civile. Al momento, il difensore è pienamente soddisfatto che la tesi da lui tenacemente sostenuta abbia trionfato. «La ricostruzione dell'omicidio, ha detto, è risultata perfettamente identica alla confessione del vero colpevole: si doveva accertare se l'omicidio era avvenuto alle ore 19 o alla mezzanotte del 20 luglio 1961. Perché è pacifico che il Bricco quel 20 di luglio alle ore 21 era in treno per Foggia. L'accusa aveva sostenuto che il delitto era avvenuto alle ore 19 e lo attribuiva al Bricco, ma in realtà, e lo abbiamo sentito dire dal vero assassino, è avvenuto verso la mezzanotte». Quando magistrati e giurati hanno lasciato l'aula della Seconda Sezione, sono rimasti soli Carlo Bricco con il suo avvocato, un usciere e due carabinieri: il padre del Bricco, la Jolanda Mazzocchi tenace quanto l'avvocato Di Tieri nell'affermare l'innocenza dell'amico e una decina di amici venuti da Novara, sono usciti nel corridoio di attesa per manifestare al difensore la loro gratitudine e riabbracciare il protagonista di Questo cafi<chdrailcAsl'msoJcautldLnplcnstqmmE caso giudiziario praticamente finito ma che si concluderà <ufficialmente» solo tra qualche mese con la proclamazione della piena innocenza del ceranese per non aver commesso il fatto. Il primo processo, Carlo Bricco lo subì il SS giugno 1962 alle Assise di Novara e venne assolto con formula piena dall' accusa di assassinio della mondana Enrichetta Vietti. Fu solo condannato a un anno e otto mesi per sfruttamento di Jolanda Mazzocchi che con lui conviveva e dalla quale ha avuto un bimbo. Aveva subito undici mesi di carcere preventivo ed era stato rimesso in libertà. Il 21 marzo 1963 il processo di appello fu fatale al Bricco. La Corte lo condannò a 22 anni e otto mesi di reclusione perché ritenuto «colpevole dell'omicidio premeditato con la concessione delle attenuanti ge¬ neriche ». Questa sentenza fu annullata dalla Cassazione per insufficiente motivazione e il Supremo Collegio rint'iò a Genova il processo perché venissero accertati «gli elementi riguardanti le modalità del delitto ». E proprio in questa sede si dovevano riesaminare tutti gli atti e le perizie che la nostra Corte d'Assise d'Appello con una ordinanza in data 20 aprile 1961f aveva affidato al prof. Marubini dell'Istituto di medicina legale di Milano per « accertare se Enrichetta Vietti poteva essere stata uccisa con una paletta da carbone per la stufa, quella stessa sequestrata nella casa del delitto ». Il perito affermava che quella paletta «poteva anche essere stata usata come arma impropria per il delitto » ma dalle sue analisi «non ha trovato nessun elemento che confermasse tale ipotesi ». c. m. Carlo Bricco con Jolanda Mazzocchi ieri al termine dell'udienza (Telefoto Ansa)