«Ho vissuto in un incubo per quattro anni» dichiara il novarese condannato innocente

«Ho vissuto in un incubo per quattro anni» dichiara il novarese condannato innocente Come è stato scoperto l'assassino di " Tina „ la mondana «Ho vissuto in un incubo per quattro anni» dichiara il novarese condannato innocente Domani a Genova dovrà presentarsi davanti alla Corte d'Appello per la revisione del processo - La causa verrà probabilmente rinviata in attesa dell'esito dell'istruttoria di Gianni Vecchio - A quest'ultimo, in carcere, è stato notificato ieri l'ordine di cattura per omicidio volontario (Dal nostro corrispondente) Novara, 24 aprile. A Gianni Vecchio, il giovane autonoleggiatore che a quattro anni dal crimine ha confessato di essere l'uccisore di Enri chetta Vietti detta « Tina », è stato notificato, questa sera in carcere, V ordine di cattura spiccato dal sostituto Procuratore della Repubblica dott. Alessio. L'accusa, di omicidio volontario aggravato, è articolata in due tempi. Nel primo si potrebbe configurare V omicidio preterintenzionale, avendo il Vecchio con una spinta fatto cadere la Vietti die, battendo il capo su una bombola del gas liquido, si produsse una grave e forse mortale ferita alla regione occipitale. Nella seconda parte l'ordine di cattura specifica che quando la donna, ferita ma ancora in rita, rantolava, il Vecchio le introdusse nella bocca un asciugamani, provocandone il decesso per asfissia. Si riteneva fino a starnai ? che, avendo la magistratura prorogato il « fermo » del giovane, l'inchiesta sarebbe proseguita da parte dei funzionari della Squadra Mobile con altri accertamenti, non ultimo il confronto tra il Vecchio e i due testimoni c7ie, per ultimi. ltre all'assassino, videro la Vietti ancora in vita. Se la Procura ha « accelerato i tempi* è evidente che la confesione resa ieri in due riprese, da mezzogiorno alle 15 e dalle 6 alle 19, davanti al magistrao è stata ritenuta più che sufficiente per trasmettere subito a pratica.al giudice istruttore. In città, specie tra coloro che conoscono Gianni Vecchio, ono in molti a ritenerlo non del tutto normale. Lo si ritiene di una mentalità infantile. Di ciò si sarebbero resi conto ia i funzionari di polizia che magistrati della Procura, il dott. Marcello De Felice e il dott. Alessio. Per questo, anche se dettagliata e precisa, a confessione era stata presa n un primo tempo con cauela. In Questura, mentre si manteneva sulla negativa, era caduto più volte in contraddizioni. Gianni Vecchio ha finito poi con il raccontare nei minimi particolari il delitto. Ha parlato per cinque ore e mezzo e tutta la confessione è staa registrata sul nastro magnetico di tre bobine. Sulla uccisione della Vietti, all'epoca dei fatti e poi ai processi, è stato scritto parecchio, ma molti dettagli non erano mai trapelati. Il Vecchio li ha tirati fuori tutti, con una pre cisione sbalorditiva: dall'abbi gliamento della donna assassinata alle macchie di sangue sull'interruttore, al tipo, colore e dimensioni di quell'asciugamani usato per tappare per sempre la bocca alla «Tina» Una confessione, insomma, più che « cestite! », come si usa dire in termini giuridici. Gianni Vecchio frequentava le mondane e aveva le caratteristiche fisiche (alto e tarchiato) dell'individuo che i testimoni avevano indicato come l'ultimo accompagnatore della mondana uccisa la notte di giovedì 20 luglio 1961. E Gianni Vecchio era il «giovane del giovedì*. Non usciva di sera die in quel giorno perche — lui stesso lo ha ammesso —- nonostante avesse (all'epoca del delitto) 28 anni i familiari gli permettevano una sola uscita settimanale, quella appunto del giovedì. Oltre a questi elementi e al nome di Gianni, che qualcuno aveva visto su una patente di guida in casa di «Tina* la mondana, la Questura non aveva altro quando, ieri l'altro, il giovane è stato t'unitalo negli uffici della Mobile. Ma bisognava fare presto: lunedì 20 aprile si riapriva a Genova il processo a Carlo Bricco e si rischiava di lasciar condan nare, come già nel processo d'Appello di Torino, un innoce nt e. Ci si domanda ora come finirà tutta questa vicenda, ed in particolare cosa potrà accadere lunedi alla Corte d'Assise di Genova, chiamata a giudicare Carlo Bricco. L'articolo 152 del Codice di procedura penale parla chiaro: «In ogni stato e durata del procedimento, il giudice il quale riconosce che il fatto non sussiste, o che l'imputato non lo ha commesso (come è nel caso specifico), o che la legge non 10 prevede come reato, o che 11 reato è estinto, o che l'azione penale non poteva essere iniziata o proseguita, deve diciiiararlo d'ufficio con senten- i ». Possono far questo i giudici di Genova sulla scorta soltanto di un telegramma loro trasmesso dalla Procura di Novara? Molto probabilmente il processo, o {sospenderanno \l° rinveranno a nuovo ruolo '» attesa dclles,t° dell'istruì|'oria corso a canco dl | Gianni Vecchio. ! «Ho vissuto per quattro an j ni come in un incubo — ha \detto stamane a Novara, nello \ studio del suo legale, avv. Di irjerjj ,-j Bricco. — Speriamo iche ade330 tutto si concluda |,n freUa e che di que3ta brut. ta storia non si parli più ». Piero Barbe dclitmczpmpetgacmmtcgnsemscdtctm Carlo Bricco, il giovane di Cerano condannato e risultato innocente, fotografato con l'amica Jolanda Mazzocchi La madre di Carlo Bricco felice subito dopo aver appreso la notizia dell'innocenza del figlio (Foto Giovetti)

Luoghi citati: Cerano, Genova, Novara, Torino