Si legga la Commedia come opera viva senza tanti astrattismi sulla poesia

Si legga la Commedia come opera viva senza tanti astrattismi sulla poesia Quarta giornata al convegno internazionale di Firenze Si legga la Commedia come opera viva senza tanti astrattismi sulla poesia L'esortazione è dell'americano Singleton dell'università di Baltimora - «Le definizioni astratte di poesia e non poesìa possono soltanto confonderci» ha detto - «Il poema, che Dante ci ha lasciato in eredità, rappresenta potenzialmente per ogni lettore una grande esperienza» (Dal nastro inviato speciale) Firenze, 23 aprile. Oggi, quarta giornata del Congresso dantesco, è accaduto un fatto abbastanza singolare. Radunati nel Salone dei Dugento, più raccolto, meno gelido di quello dei Cinquecento, grazie anche, forse, alle stufe elettriche che in Palazzo Vecchio hanno preso il posto dei porcellini di buona memoria, per strinare da vicino e servire poco da lontano, i congressisti avevano ascoltato una relazione del prof. August Buck, dell'Università di Marburg, sugli studi relativi alla poetica e alla retorica di Dante e del suo tempo. Durante la lettura della conferenza, che nel volume di Atti prova la solidità delle sue fondamenta con centonovantasei richiami in no ta, si aveva avuta l'impressione, rassicurante al punto da sfiorare, a volte, la blandizia, della sicurezza, della completezza, della infallibilità. Tutto quello che si è scritto a proposito della Ars Dictaminis e della Ars Poetica agli albori della tradizione letteraria italiana ; del rapporto, presto stabilito e subito diventato complesso, tra retorica e poesia in ogni sua forma, attraverso la « Scuola Siciliana », Guittone da Arezzo, Guido Guinizelli e il cenacolo degli stilnovisti: August Buck trattava da signore la materia, del pari informato mostrandosi su quanto è stato scritto intor no alla poetica e alla poesia di Dante, dalle rime giovanili alla Commedia. Giustamente insisteva sul l'importanza che il De Vul gari Eloquentia ha come prima poetica e prima retorica del « volgare », non solo, dunque, come opera di carattere linguistico; e sul la necessità di considerare la Commedia astraendo dal le teorie di quel trattato, in quanto il poema non ap partiene a nessun genere letterario tradizionale. Si ascoltava tutto questo e sembrava di essere in una aula magna, affollata per una prolusione. Quando il prof. Buck ebbe finito di parlare, accadde il fatto cui ho alluso da principio. Una voce profonda, vi brata, perentoria ma non dura, attraverso il micro fono avvertì in un italiano dal colorito anglosassone che nella conferenza di cui si sarebbe data lettura, mal grado il titolo, in appa renza allusivo, / panorami retrospettivi, si sarebbe parlato di Dante. Dopo qualche minuto, si capì il significato della precisazione. Grazie a Charles S. Singleton, Dante poeta faceva la sua prima apparizione nel Congresso: un evento che lasciava stupiti. « Noi dobbiamo cercare di vivere all'interno del Poema, di " sentire " questo nella sua straordinaria ricchezza di significati, lasciando da parte definizioni astratte di " poesia " e " non poesia ", che possono solamente confonderci. Se ciò non avviene, se non avviciniamo il Poema con il proposito e l'attesa di una esperienza viva, allora, diciamolo pu re, che senso ha il nostro commercio con la poesia? Il Poema che Dante ci halancdPuuqmmgrvtrmresmggslatuRnnsOlasciato in eredità rappre-senta potenzialmente, per ogni nuovo lettore, una grande esperienza: voglio credere che questo sia il motivo principale per celebrare con animo grato isettimo centenario della sua nascita. Possiamo aspirare a tale eredità solo rendendola attuale con la letturacon l'esperienza totale dessa. E' lecito credere che ne siamo entrati, da questo punto di vista, in pieno pos sesso, a distanza di sette secoli? » Sono parole che sino a questo momento, in un'assemblea che raduna una parte considerevole della migliore cultura mondiale, non serano udite. L'uomo che le pronuncia ha un viso affocato, gli occhi che lampeggiano tra i peli bianchi di una barba affilata. Un personaggio, indubbiamente: ma non recitaE neppure comunica: sesprime, con chiarezza, vigore, interna forza di per suasione. Non so come dantisti considereranno lsua tesi sui « cardini » del e i e , e a r l i i n o e i i e o l a e o i e i a i di ", il e a u o ? a la Commedia, punti chiave nella struttura del Poema che possono essere individuati solo accompagnando il Pellegrino nel suo viaggio ultraterreno e volgendoci a un dato punto del percorso, quando il Poeta espressamente a ciò invita. Nella memoria, allora, deve configurarsi quello che l'esperienza immediata non aveva colto, i « panorami retrospettivi », affermatisi durante secoli attraverso sche mi fondamentali del pensie ro cristiano, vivi in Dante e intorno a Dante, scomparsi quasi subito dopo la sua morte Quale fu la perdita più grave, in questo senso? Singleton la indica con una frase di Pascal: fu la nonchalance du salut, l'aspirazione a sostituire al cuore inquieto del pellegrino cristiano un cuore sereno, viva nel Rinascimento e ancor più nell'Illuminismo, ad estraniarci dal pensiero e dal sentimento del Medioevo. Oggi possiamo recuperare in parte la dimensione per duta, tentare di intendere Dante trasferendoci, per ri prendere una espressione del Machiavelli, in posizio ni intellettuali e morali di cui la Commedia è l'incarnazione vivente e la suprema espressione formale. L'oratore arriva, con questo, alla parte centrale del suo discorso. Il Poema Sacro, opera cristocentrica, ha dei culmini (la visione del Cristo che lampeggia sulla croce nel Cielo di Marte) raggiungibili sol tanto con la memoria, per deliberato proposito di Dan te: essi sono anche rappre sentati dalla fine dell'Inferno e dall'inizio del Purgatorio, dalla fine del Purgatorio e dall'inizio del Paradiso. Richiamandosi a una proposizione di Sant'Agostino e alla metafora dantesca della- freccia che « posa e vola e da la nóce si dischiava », Singleton si serve della parola ruina che torna nel • Canto V e nell'XI dell'Inferno per tracciare retrospettivamente quelle che chiama delle « linee semantiche fondamentali » ; diciamo delle strutture portanti, con un procedimento di grande efficacia e suggestione. E' un uomo che, nel mo mento in cui la comunica vive la sua esperienza; per il quale la poesia di Dante è un evento sempre ripeti bile, verificabile da ognuno che non faccia violenza alla tradizione che la colora. Debbo precisare che Charles S. Singleton appartiene all'Università Johns Hopkins di Baltimora? Il dovere di cronista me lo impone; personalmente, non lo ritengo necessario. Poco spazio rimane, purtroppo, per dare il rilievo che meriterebbe alla comunicazione di Alfredo Schiaffini sulla formazione poetica di Dante. Citando un numero imponente di documenti il nostro studioso ha esposto lo schema di un lavoro cui sta attendendo da anni, per dimostrare il carattere rigorosamente « medioevale » dell'opera dantesca, refrattaria a ogni apertura umanistica, la sua dipendenza dalla cultura, dall'arte e dalla poetica dell'evo medio, i suoi stretti, totitiziziptacatotetucdcsilrlle-1 continui rapporti con la re- torica classica e mediolatina. Suggestiva, in modo particolare, la tesi di una funzione della retorica, agli inizi della nostra letteratura, parallela a quella esercitata nella società democratica di Atene. Come Singleton, Schiaffini vuole Dante immerso nel Medioevo, e tuttavia lo considera capace, per sola virtù di poesia, di spezzare gli schemi in cui volontariamente si costringe. Giorgio Zampa

Luoghi citati: Arezzo, Atene, Baltimora, Firenze