Nessun fascista fu messo a morte dal governo partigiano dell'Ossola di Giuseppe Mayda

Nessun fascista fu messo a morte dal governo partigiano dell'Ossola VENT'ANNI FA, IN PIEMONTE, ON ESEMPIO DI GIUSTIZIA E DEMOCRAZIA Nessun fascista fu messo a morte dal governo partigiano dell'Ossola A Novara il capo della provincia mandava in campo di concentramento tutti i parenti di ogni «ribelle»; nella libera repubblica il giudice straordinario, l'avv. Ezio Vigorelli, sanzionava il rispetto della personalità e della dignità umana dei detenuti fascisti - Il piccolo Stato partigiano visse quaranta giorni; nella sua difesa caddero i migliori e, fra questi, Alfredo Di Dio e il colonnello Moneta - Alla vigilia dell'aprile 1945 furono i patrioti a salvare dalla distruzione nazista la galleria del Sempione (Dal nostro inviato speciale) Domodossola, 20 aprile. Fa freddo e piove fitto, quella notte dal 21 al 22 aprile 1945, quando trenta partigiani della « Volante alpina > circondano la stazioncina ferroviaria di Varzo, a venti chilometri da Domodossola, presso il confine svizzero. Ombre silenziose nel buio, gli scarponi avvolti in stracci per non far rumore, gli uomini strisciano sul fango verso una lieve luce che a traiti appare sul crinale della collina: è la lanterna schermata del casello. Due senLinel le tedesche cadono senza un grido, colpite a morte dai pu gnali dei patrioti. Le ombre corrono nella notte, piombano sulla porta della stazione, la spalancano. Dentro al piccolo squallido edificio vi sono 1500 casse di legno, ognuna contiene mezzo quintale di tritolo sono state portate qui dai te deschi per far saltare la gal leria del Sempione e le cen trali elettriche dell'Ossola. Una dopo l'altra le casse sono trascinate fuori e disposte a semicerchio nel prato; poi « Mir ko », il capo dei trenta garibaldini, con la benzina e una pistoja lancia-razzi fa saltare in aria le 75 tonnellate di espio sivo. La galleria del Sempione è 3alva, fra due giorni Domo dossola e tutta la vallata sa ranno liberate. C'osi, per la seconda volta in pochi mesi, l'Ossola è insorta e ha cacciato l'invasore. Già nell'autunno precedente, infat ti, questo lembo di regione che si incunea nella Svizzera fra i Cantoni del Ticino e del Val lese ha conosciuto l'indipen denza e ha visto nascere un piccolo Stato democratico mentre il resto dell'Italia del Nord è in mano ai nazifascisti. Quel l'esperienza — durata soltanto quaranta giorni, dal 10 settembre al 20 ottobre 1944 — non è stata inutile: benché povera, affamata e senza armi, la Repubblica partigiana dell'Ossola si è fatta conoscere in tutto il mondo. A vedere il suo < miracolo » sono arrivati qui, in quell'autunno dì speranze, gli inviati del Times, del Corriere del Ticino, del Chicago Daily Neius; perfino il nazista Dos Reich ha dovuto scrivere che « nell'Ossola avanzano i partigiani, come politicanti rivoluzionari, con temerarietà ed audacia ». Ma il giudizio esatto, fondamentale è quello del giornalista canadese che il 6 ottobre 1944 ha telegrafato a Toronto: « Domodossola era solo un timbro sui passaporti dell'Orient Express. Ora vi accadono gli avvenimenti che si studiano a scuola nei libri di storia ». Perché, appena liberata dalle divisioni di Alfredo Di Dio e di Dionigi Supertì, l'Ossola ha subito creato il suo territorio che va dalle sponde del Lago Maggiore al Monterosa, da Gravellona ed Ornavasso al Sempione e nel Palazzo Ceretti di Domo ha insediato la « Giunta Provvisoria di governo di Domodossola e della Zo na liberata » composta dal presidente prof. Ettore Tibaldi (socialista), Mario Bonfantini (socialista), Severino Cristofo li (partito d'azione), Giorgio Ballarmi (indipendente), Al berto Nobili (liberale), Emilio Colombo (comunista), il sacerdote Gaudenzio Gabalà (democristiano), Gisella Floreanini Della Porta (comunista), Luigi Menotti (democristiano). Queste nove persone hanno di fronte cifre desolanti: a Domo, Villadossola, a Pieve Vergonto non ci sono più patate, le razioni sono già state ridotte a 200 grammi (500 per gli operai); mancano i legu mi, il riso, i grassi; soltanto in qualche valle c'è un po' di segala e di patate. Lo zucche ro non esiste. I bambini, in tutto il territorio liberato, so no 10-12 mila ma il latte per loro è Insufficiente. A Domo, con 14 mila abitanti, non ci sono che 538 litri di latte al giorno. I problemi sono deci ne, tutti urgenti e difficili: bisogna pensare alle Industrie, all'istruzione pubblica, alla stampa, alla giustizia, ai servizi sanitari, alle finanze, ai contatti col Comitato di Li berazione Nazionale, con gli Alleati e con il governo d: Roma. Bonomi ha telegrafato il suo compiacimento e il luo gotenente Umberto di Savoia ha scritto che, se potesse, ver rebbe qui a stringere la ma no ai membri della Giunta. La Giunta di Tibaldi legife ra in riunioni tempestose do ve le polemiche Insorgono vengono condotte avanti, con accanimento, come se questa repubblica partigiana dovesse durare mille anni (ma Tibal dì ha detto: « Anche se du rosse una sola settimana dob biamo fare e pensare com nell'Italia di ieri non si 6 fot to e pensato; dobbiamo com portarci come gli uomini del la Repubblica romana del 181,9 »). Rapide, sbrigative, de mocratlche leggi partigiane. A valle, a Novara, il capo fascista della provincia, Vezza lini, ordina che « tutti i con giunti maschi, dell'età dai 15 Latoapvmqvvloqpntela« lagsismnlsmsqrnemtgtclvninnEdrpcestdmstrifjvs o o i ai 65 anni, di renitenti, disertori e banditi siano tratti in arresto ed assegnati al campo di concentramento di Novara e che tutti i loro benmobili ed immobili siano sequestrati, indi confiscati a favore dello Stato »; quassù, invece, Tibaldi spacca il capello in quattro per stabilire sequando e come un fascista può essere arrestato, sanziona il rispetto in qualsiasi detenuto della personalità e della dignità umana, impone la « massima sollecitudine » nella denuncia al giudice di tuttgli arresti, diffida da qualsiasi Interferenza negli attistruttori, «anche e specialmente dei capi delle formazioni militari ». Se è vero, com'è vero, che la civiltà di un paese si misura nelle aule di giustizia, magistrati asserviti al fascismo vengano un momento quassù ad imparare. In quaranta giorni di libero governo a Domodossola non semette una sola condanna a morte, 1 300 fascisti sono internati nella colonia di Druogno, ch'è la più bella della rovlncia, il comunista Moscatelli va a visitarla e proponi rimandare a casa i mencolpevoli. Le sentenze, stabilisce la Giunta di Tibaldi, do vranno essere pronunciate <inome della Nazione >; per listruttorie politiche si nomina un giudice straordinarinella persona dell'avvocatEzio Vigorelli, il padre dedue fratelli Fofl e Bepi Vigo relll caduti nel giugno all'Ape Casarol. Il suo primo decreto dice: « Non riteniamo nequo né giusto trarre in arre sto chiunque abbia fatto parte del partito fascista essendo sufficiento l'emissione demandato di comparizione ». E inviato della Gazzetta di Losanna, Pierre Brlquet, che intervista il 25 settembre Vigo relli sul progetto di istituiril lavoro obbligatorio per fascisti arrestati, riferisce a suoi lettori svizzeri: «Cependant — nous dit avea sceptcisme le Commissaire à ljustice, M. Vigorelli — le travati accompli de mauvaisgràce n'a pas grande valeur...L'amministrazione della giustizia è soltanto un aspetto — il più significativo — dellnuova vita dell'Ossola: in tuta la Ubera repubblica le Ca mere del Lavoro sono state riaperte, ricostituiti i partiti, si è stesa una « Carta della Scuola », sono cominciati commerci con la Svizzera. So no nati anche 1 giornali: il numero 5 di Liberazione è già composto in tipografia quando, il 19 ottobre, Domodossola deve essere sgomoerata. I nazifascisti di Vezzallni (30 mila soldati addestrati ed equipaggiati contro 3 mila patrioti) hanno attaccato a valle, puntando quasi subito sulla «capitalo! del governo li bero. L'offensiva segna la fine della repubblica; con lei cadono i migliori. Il comandante della divisione «Valtoce», Alfredo Di Dio, accorso in Cannobina col colonnello Attilio Moneta, si imbatte in una colonna tedesca Non c'è tempo per tornare indietro e Di Dio e Moneta vengono feriti mortalmente a raffiche di mitra. I fascisti lasciano Di Dio agonizzante sul bordo della strada; morirà prima che qualcuno possa soccorrerlo. Anche se la repubblica è finita, gli ossolani hanno capito che cos'è la libertà, hanno pagato per riaverla ed ammini strarla: prima che finisca l'Inverno e venga l'aprile dell'in surrezione avranno già rifor mato le loro divisioni e riusci ranno a salvare il Sempione e le industrie dalle ultime distru zioni naziste. Giuseppe Mayda a fascia tratteggiata in grigio indica i confini della Libera repubblica dell'Ossola istituita nel settembre '44