«L'Anconitana » e «Bilora» del Ruzante riunite in uno spettacolo al Carignano

«L'Anconitana » e «Bilora» del Ruzante riunite in uno spettacolo al Carignano La stagione del Teatro Stabile della Città di Torino «L'Anconitana » e «Bilora» del Ruzante riunite in uno spettacolo al Carignano Le due opere dirette da Gianfranco De Bosio - Scer« pittoresche, vivacità di rappresentazione Al Carignano, il Teatro Stabile della Città di Torino ha presentato iersera uno spetta^ colo di Angelo Beolco detto Ruzante, L'Anconitana e Bilora, resisto Gianfranco De Bosio, che, portato a Parigi nei giorni scorsi, vi ha ottenuto vivo successo. Nello spettacolo prendono gran rilievo due aspetti della drammaturgia ruzantina. L'Anconitana ripercorre il modulo tipico, rinascimentale, erudito e novellistico, della commedia cinquecentesca. Ma nella struttura convenzionale il Ruzante ha immesso una prepotente vena popolare, quel suo realismo ardito che fa esplodere la farsa in linguaggio dirompente, crudo, troppo spesso scurrile e straordinariamente espressivo. E' l'avvio a quella che sarà la Commedia dell'Arte. Nel Bilora il realismo, svincolato da ogni imitazione e suggestione di coltura, raggiunge invece "^ dialogo. La scenografìa (di con fulminea rapidità il vertice di se stesso, è splendido e perfetto; Bilora è forse il capolavoro del Ruzante. Il terzo Quaderno del Tearo Stabile tratta questi motivi e argomenti con penetrazione e chiarezza; vi hanno collaborato studiosi e critici come Ludovico Zorzi, Mario Prosperi, Mario Baratto, e l'acuta guida ci fa entrare facilmente nel senso dello spettacolo, in quella temperie scenica ancor succulenta e fertile. Comicità che sconfina nella tragedia; spontaneità, naturalezza, violenza che plasma i personaggi, li solleva dalla miserabile, cieca esistenza, da un destino tutto terrestre e spesso turpe di contadini affamati ed infoiati, al prestigio di un'arte che del fango fa personaggi, indimenticabili. Se una commedia come L'Anconitana prelude all'Arte, i personaggi preannunciano, a loro volta, le « parti fisse », diventano una specie di « protomaschere » e, per esempio, nella « laida vecchiezza» di Sier Tomao possiamo scorgere — come Zorzi ben dice — un primitivo modello di Pantalone, e nella furbesca, mobilissima aggressività di Ruzante il tipo originario di Arlecchino servo scaltro e « orditore della macchina teatrale ». Predominio assoluto dell'attore, esigente abbondanza dei monologhi, parola che crea l'azione, < prodigiosa abilità tecnica ». Alla quale il De Bosio ha mirato allestendo uno spettacolo sollecito dei particolari descrittivi, spezzettato nel pittoresco, lieto di canti e di danze, ma che si accentua poi e definisce Emanuele Luzzati) è divertente, si compone e scompone nelle sue apparecchiature secondo le esigenze della commedia. Siamo a Padova, case e casette, ponticelli, terrazze, tante botteghe, il palcoscenico è contornato di piccole botteghe che schiudono i battenti, espongono le merci, selvaggina, uova, stoffe, stoviglie, e donne appaiono alle finestre, cortigiane occhieggiano, s'intravvedono nell'ombra vicolet*'. Piazzette, luoghi oscuri prò- pizi all'avventura erotica, alla frode, all'assassinio. Cose belle e a tratti quasi ingombranti. Ma nella cornice, nel paesaggio i personaggi ben presto intrecciano l'interesse vero, di buffoneria e di carattere della commedia. Tre giovani, Tancredi Teodoro e Gismondo, fatti schiavi dai corsari, sono ri szcAvvcGmgcsf e , , e , a e . o i a scattati da un generoso veneziano, ma debbono restituire a costui la somma del riscatto. A tal fine sono venuti a Padova cercando di mettersi a servizio di qualche gentildonna che li remuneri lautamente. Gismondo attira particolarmente la curiosità di una signora che se lo fa acquistare dal marito, Sier Tomao. Voi capite quale genere di curiosità il giovane ha suscitato, ma Gismondo è una ragazza travestita. Bujfissima catastrofe non appena la signora s'accorge dell'equivoco. Buffa oltremodo la situazione appare a Ruzante, servo di Sier Tomao, e protagonista. Sier Tomao vecchio, catarroso, repugnante non sta più nella pelle per il desiderio, senile e vano, che gli si è acce so nelle vene. Tomao è innamorato di Doralice cortigiana e Ruzante è innamorato di Bcssa la fantesca di Doralice Sarà lui, il sinistro e lepido Ruza/nte a condurre l'avventura, a organizzare una fuga a quattro in campagna, ove ognuno farà quel che potrà. Che poi sopraggiunga un piccolo e audace cavaliere che è a sua volta una fanciulla travestita, incapricciata di Gismondo, e che si scopra che questo. Ginevra e Gismondo sono sorelle, e che tutta la faccenda, tra agnizioni e nozze, si risolva allegramente, ciò fa parte del repertorio. E non interessa granché. Ma gli scontri tra Tomao e Ruzante, i dialoghi smisurati, le fantastiche invenzioni, il fuoco veloce che sgorga dalla figura del servo e invade il palcoscenico e lo fa incandescente, [questa è la verità dello spettacolo. Ruzante fa l'amore con Bcssa, Ruzante sfugge alle bastonate di Sier Tomao, Ruzante si diverte ipocrita, insolente mezzano, a tenersi in pugno il cuore vile, la bassa libidine di Tomao; scene travolgenti di ilarità. Ruzante ù un uomo tutto natura, sfacciato, turpe, assurdo, ma è già un grosso personaggio. Nell'attore Paolo Graziosi ha trovato un interprete intrepido: il Graziosi ha percorso la gamma espressiva, tutte le variegature e le possibilità del Ruzante (che anti cipa Arlecchino, e nasce direttamente dalla fratta e dal bosco, e non conosce che lo strazio della foia e l'estasi ses suole), il Graziosi ha rappre sentato questo tipo arcaico, e pur accorto, lunatico e pungente, con slancio tempestoso. GAm Gli fu eccellente antagonista Alvise Battain che ridusse Tomao a una specie di convulso pagliaccio, ma ne sostenne bravamente l'accordo con il senso satiresco della commedia. E dopo venne Bilora, che è una tragedia in poche scene. Tragedia che scoppia impreveduta da un quasi insostenibile eccesso comico. Sono i sensi alterati, che prima appaiono ridicoli, poi flagellati, poi barbaramente distruttori a segnare il passaggio dalla farsa al delitto repentino. Fu paragonata a Cavalleria rusticana, ma è soltanto una indicazione qui non c'è nessuna ombra pa letica, c'è una realtà intera mente colata nell'opera d'arte e che nello stacco rude e senza pietà è tutta ridicola. Ma dal ridicolo, dall'avvilimento del ridicolo tosto scatta una la¬ e a l l ¬ ma, il marito gonfio di brama, e tradito, uccide con colpi forsennati il vecchio che gli ha rubato la moglie. Potrebbe essere grand-guignol ed è, a nostro gusto, un'opera superba che in pochi tratti accoglie la sordida risata, l'orrendo strazio di un uomo che pur di godere ancora una volta la procace bellezza della moglie è pronto ad ogni umiliazione, e l'efferatezza sessuale che si avventa e uccide. Non ci pare che l'interpretazione di iersera abbia tenuto conto di questi due tempi e momenti. Subito il tono fu serio, grave, lamentoso, dolente; la figura del contadino criminale fu sminuita perché non ne scorgemmo il fondo, che è comico in un limite grottesco, in una ridicolezza ohe si converte in follìa; e il vecchio fu più autorevole che odioso, e la moglie con i modi troppo crudeli non rivelò le sfumature più elastiche e alacri dell'inganno femmineo. Questo ci è parso l'errore di una rappresentazione càlcolatissima, ma che non si è affidata al meraviglioso scatto lucente che capovolge al' irrprovviso il dolore beffato in un fatto di sangue. L'attore Carlo Bagno, nell'opaca grossezza plebea, nello spasimo dei sensi insoddisfatti, ha tuttavia saputo raffigurare una specie di essere primitivo che patisce con tutte le viscere, e non sa nulla di più e Marina Bonflgli ha tagliato netto il personaggio in una torva procacità. Di tutto lo spettacolo ricordiamo i vari attori, Anna Mazzamauro, Leda Negront, Mariella Zanetti, Alessandro Esposito, Cucari, Rizzi, la Andreoli, il già nominato e ottimo Battain: tutti apparvero consci del compito loro, divertenti e quasi divertiti. Musiche del Cinquecento a cura di Roberto Goitre, coreografie di Marta Egri. Pubblico folto, piacevolmente interessato, ridente e plaudente. Battimani a tutti; e gli attori, e Gianfranco De Bosio, ohe non soltanto ama il Ruzante di grande amore, ma lo rappresenta con esperienza e attraente spicco e acume, evocati più e più volte alla ribalta da fervidi applausi. Francesco Bernardellì Gli attori Carlo Bagno e Marina Boritigli in una scena dello spettacolo di ieri sera al Teatro Carignano

Luoghi citati: Ginevra, Padova, Parigi, Torino