L'alto omaggio a Dante della cultura contemporanea

L'alto omaggio a Dante della cultura contemporanea APERTO IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI FIRENZE L'alto omaggio a Dante della cultura contemporanea // poeiu: francese Saint-John Perse ha letto l'orazione ufficiale - Le difficoltà dei filologi per ricostruire il testo autentico della «Commedia» (Dal nostro itivi ilo speciale) Firenze, 20 aprile Le manifestazioni per il settimo centenario della nascita di Dante, dopo le cerimonie ufficiali svoltesi a Roma nelle settimane passate, si sono aperte in senso proprio stamane, in Palazzo Vecchio, con l'inaugurazione del Congresso internazionale di studi danteschi promosso dalla Società dantesca italiana e dall'Associazione internazionale per gli studi di lingua e letteratura italiana, sotto il patrocinio dei comuni di firenze, Verona, Ravenna. Nel fastoso salone dei Cinquecento, sono convenuti da ogni Paese i fedeli di Dante per tributare omaggio al loro Poeta, rendere conto dei risultati dei loro studi, stringere nuovi rapporti di lavoro e rafforzare quelli esistenti. Da domani a sabato i congressisti — nel novero dei quali sono figure tra le più illustri della cultura contemporanea — illustreranno e discuteranno temi fondamentali della loro disciplina; domenica 25 aprile si trasferiranno a Verona e il lunedì successivo a Ravenna, continuando le sedute e visitando luoghi consacrati alla memoria del Vate. La giornata odierna è stata di saluto e di avvìo, gremita di fatti e di nomi. I labari delle tre città dantesche, i leoni di Ravenna, la croce di Verona, il giglio fiorentino spiccavano sotto le vampe dei riflettori, accesi per esigenze di ripresa televisiva, mentre sul podio infiorato, al tavolo della presidenza, si succedevano gli oratori. Assente l'avv. Lagorio, sindaco di Firenze, dopo gli squilli rituali delle clarine imboccate da valletti in costume, ha preso la parola il viecsindaco Francioni per salu tare e ringraziare i convenuti, anzitutto i numerosi rappresentanti diplomatici, e leggere uni telegramma di partecipazione c di augurio del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Raffaello Ramat. presidente del comitato fiorentino, ha sottolineato il carattere ecumenico delle assise convocate nel nome di Dante, il valore universale del messaggio del Vate, « forza naturale che supera ogni confine, legame di una civiltà di cui è il centro ideale »; ed ha ricordate due figure di recente scomparse, T.S. Eliot, che stamane sarebbe dovuto essere presente, e Francesco Calasso, cui era stato assegnato come tema la scienza del diritto ai tempi di Dante. Ha poi parlato il ministro Gui, in qualità di presidente del Comitato nazionale, rilevando, tra l'altro, come la partecipazione internazionale a queste giornate commemorative risponda alla luce universale emanante dalla poesia di Dante, carica di contenuti ideali, valida per tutti i popoli e tutti i tempi, nel culto della libertà e della verità; per queste ragioni l'oratore ha auspicato una larga partecipazione popolare ai lavori che si svolgono quest'anno intorno all'opera dantesca, invitando tutti i ceti a seguire da vicino le ricerche degli studiosi. Dopo avere consegnato tre medaglie d'oro 'i sindaci di Firenze, Verona, Ravenna, l'on. Gui ha annunciato l'istituzione, a Firenze, d'una cattedra di filologia dantesca: e ha ricevuto, con un breve comunicato di Gianfranco Contini, le prime copie del De Monarchia e del De Vulgari Eloquentia in edizione nazionale. Ha quindi iniziato il suo dire Saint-John Perse, il poeta francese insignito del Nobel nel i960, chiamato a rappresentare, in occasione dell'apertura del congresso, la poesia vivente Alto, eretto nella persona vestita di scuro, l'autore di Anabase non mostra i suoi settan totto anni mentre, di fronte a un leggìo sulla destra del palco .comincia a leggere lento, con voce sommessa, incrinata da l'emozione, il suo discorso o, meglio, il suo poema in lode di Dante. Nonostante l'apparecchiatura di amplificazione sonora, le sue parole non sono percepite quasi da nessuno nella sala immensa; ed è peccato, per che la sua prosa densa, balenante di immagini rare, carica di preziose analogie, di sentenze di vaticini, di scongiuri, fredda ed esaltante, deve essere, più che letta, ascoltata, ed ascoltata dal¬ a la bocca dell'officiante, cioè del poeta stesso. « Onore a Dante d'Italia! », suona la chiusa dell'orazione, « primo d'Europa e d'Occidente a sondare l'uomo nella poesia e, nell'uomo, la parola del poeta come una cauzione d'umanità. Noi ti acclamiamo. Poeta, nella tua prerogativa e nella tua necessità. Con noi, lungamente, l'acclamazione lontana che sale da ogni settore dell'emiciclo ». In atteggiamento raccolto, solenne, perfettamente stilizzato, l'autore di Exil leva in alto le braccia, per invitare all'applauso. L'acustica difettosa fa ritardare di qualche secondo la reazione del pubblico, che non ha percepito le parole, e non ha anzi compreso che il discorso è concluso. L'applauso, leggermente ritardato, è lungo c festoso. * * Sotto la pioggia che, come vuole la migliore tradizione della primavera fiorentina, batte gelida e fitta, i congressisti si dirigono verso la Biblioteca nazio¬ nale centrale, per l'inaugurazione della .Mostra di codici, manoscritti c documenti di interesse dantesco. Data l'ora tarda — il mezzogiorno e passato da un pezzo — la visita è di necessità breve; il numero e l'importanza dei cimeli esposti rende indispensabile un ulteriore sopralluogo, da compiere senza fretta. Alle 16. nel salone dei Cinquecento, i presidenti delle Società dantesche della Germania, degli Stati Uniti, dell'Argentina, dell'Olanda. dell'Inghilterra, della Francia, dell'Italia, informano brevemente sull'opera dei loro istituti. Gianfranco Contini illustra il piano della monumentale edizione critica cui un gruppo di studiosi italiani sta attendendo da anni e annuncia — come en passant, ma l'importanza della notizia non può non essere rilevata — che probabilmente II Fiore e il Detto d'Amore, fino a ieri considerati opere spurie, entreranno a far parte del canone dantesco. La giornata si chiude con la prima relazione presentata al Congresso da Gianfranco Folcna, dell'Università di Padova, sulla « Tradizione nelle opere di Dante Alighieri ». Tema vastissimo, inesauribile, il più grave, forse, clic pone la nostra letteratura a storici e linguisti: disperato per la Commedia, il cui testo, guasto già nelle testimonianze più antiche, privo di un codice « ottimo ». non potrà forse mai, a meno di un miracolo, essere stabilito con sicurezza. La relazione di l'olcna. che illustra i modi, quasi sempre diffìcili, spesso avventurosi, con cui la parola di Dante è giunta finn a noi. ha destato interesse particolare dove tratu della circolazione delle opere dantesche, specie della Commedia, vivo il Poeta: della tradizione mnemonica, di cui abbiamo rare, illuminanti testimonianze, la quale deteriora, snatura, banalizza un'arte altissima ina è sintomo, nello stesso tempo, della penetrazione immediata dell'opera di Dante in tutti gli ambienti, nei ceti più diversi. Giorgio Zampa