Dieci anni fa moriva Einstein, lo scienziato che diede una nuova dimensione all'Universo

Dieci anni fa moriva Einstein, lo scienziato che diede una nuova dimensione all'Universo Dieci anni fa moriva Einstein, lo scienziato che diede una nuova dimensione all'Universo A dieci anni dalla morte, a sessanta dalla pubblicazione della sua prima famosissima idea, la figura di Alberto Einstein è tuttora presente e viva tra noi, la sua dottrina universalmente accettata. Chi scrive ricorda gli anni intorno al 1920, quando la relatività era divenuta moda, clamore e scandalo. Al suo nascere, nel 1905 (scarne, difficili paginette su una rivista dì fisica), ben pochi se n'erano accorti: una delle conseguenze più importanti fu che essa procurò allora al suo bisognevole autore il titolo di libero docente dell'Università dì Berna II lavoro sulla relatività generale, completato nel 1916, tu reso noto in un momento Infelice: la guerra Imperversava In Europa. Al termine del conflitto, nel 1919, si ebbe una prima conferma della validità della teoria, quando un eclisse di sole rivelò, come appunto Einstein aveva previsto, che i raggi delle stelle si flettono nel loro cammino, quando passano rasente al sole Il fisico dì Ulma diventò di colpo famoso, per alcuni famigerato, in tutto il mondo Alla sua popolarità giovarono l'aspetto bizzarro, i viaggi, il fiorire di aneddoti sulle sue celie e distrazioni, l'uso del violino, i paradossi con cui egli stesso e i suoi numerosi divulgatori si dilettarono di infiorarne la dottrina: che un corpo in movimento si accorcia nel sen so del moto, che esso aumen ta di massa, che due velo cita non si sommano con la semplice regola dell'addizio ne, che la materia può dis solversi In „.»ergia (un assurdo parve allora, ma oggi in tutto il mondo e a due passi dì qui, a Trino, vi sono centrali dove si annienta l'uranio per dare elet¬ tricità), che l'energia può rapprendersi in corpuscoli, che la luce pesa, che lo spazio è curvo, che l'universo si dilata. Proposizioni tutte, che oggi sembrano quasi banali, tante volte sono state ripetute, e si trovano frequenti nei libri; e alcune sono oggetto di conteggi e applicazioni giornaliere da parte di fisici e ingegneri, ma che allora, mentre divertivano una parte della platea, lasciavano perplessi e sbalorditi non pochi studiosi; e ne abbiamo conosciuto noi stessi, di grande valore (come il fisico Quirino Majorana), ohe sempre le rifiutarono. Del resto, credervi o no, la relatività ben pochi la capivano; e il paradosso maggiore di tutti fu la popolarità che questa dottrina difficile (traeva essa origine da un particolare comportamento delle onde luminose) procurò al suo autore, che fu il primo a stupirne. Di altri suoi studi più accessibili, come una teoria sull'effetto fotoelettrico, per cui ebbe il Premio Nobel nel 1922, (non osarono premiarlo per la relatività, considerata ancora dubitabile), il pubblico poco si accorse. Il suo nome, i suoi casi tornarono alla ribalta, quando le persecuzioni razziali lo costrinsero a lasciare la cattedra e il suo paese; anche la sua dottrina fu dichiarata eretica in Germania (e penose contorsioni dovettero fare 1 fisici tecnici per adoperarne i risultati, mentre la negavano). Ma subito dopo, proprio quella dottrina, e soprattutto la parte di essa che stabiliva l'equivalenza tra la materia e l'energia (e = mc=), diventarono di tragica attualità nella imente di alcuni pochi fisici: Bohr, Fermi, Szilard, Joliot Curie, quando la scoperta della fissione dell'uranio, avvenuta in Germania nel 1939, per opera di Lisa Meitner e Otto Hahn, rivelò la possibilità pratica dì liberare una favolosa quantità di energia dall'uranio. Per quegli iniziati ciò significava la possibilità della bomba atomica, e soprattutto il timore che la Germania nazista, ormai in guerra contro le democrazie, fosse la prima a prepararla. Incominciò allora per Einstein, esule negli Stati Uniti, un doloroso travaglio. Egli era un convinto pacifista; e le sue idee umanitarie aveva espresso in alcuni libri di carattere politico, o utopistico se si vuole, nei quali acute intuizioni si trovano mescolate a commoven- ti ingenuità. Ebbene, non soltanto i suoi concetti fisici (a dir vero attraverso ela¬ borazioni e conseguenze di cui egli non era né responsabile né meritevole) ma la sua fama e autorità presso i potenti della terra (una firma di lui in una lettera a Roosevelt) furono adoprate per mettere a punto, come avvenne con sorprendente celerità e con un grandioso sforzo, le armi nucleari. Benché tutto ciò avvenisse contro la sua volontà, o con sua riluttanza estrema, egli ne riportò una grande amarezza e una sorta di lacerazione interiore. Gli dispiacque (e lo disse) di essere stato scienziato; e cercò di riparare a colpe che non ebbe collaborando quanto potè a iniziative per la pace e il disarmo. Gli ultimi anni dedicò a studi di una generalità tanto vasta da non potere avere alcuna applicazione pratica. Didimo

Persone citate: Alberto Einstein, Bohr, Einstein, Joliot Curie, Lisa Meitner, Quirino Majorana, Roosevelt, Szilard

Luoghi citati: Berna, Europa, Germania, Stati Uniti, Trino