Tra i militari del Sud Vietnam e i guerriglieri c'è l'ambigua "terza forza,, dei monaci buddisti di Igor Man

Tra i militari del Sud Vietnam e i guerriglieri c'è l'ambigua "terza forza,, dei monaci buddisti SEMPRE PIÙ' INFLUENTI I BONZI DALLA LUNGA TUNICA ARANCIONE Tra i militari del Sud Vietnam e i guerriglieri c'è l'ambigua "terza forza,, dei monaci buddisti Soltanto da pochi anni le varie correnti in cui erano divisi i seguaci di Budda sono confluite in una setta unitaria - Nel Paese vi sono anche molti taoisti e confuciani ma il popolo non fa tante distinzioni e si proclama buddista anche se pratica il culto animistico degli antenati I contrasti con la minoranza cattolica al tempo dalla dittatura di Diem - Dopo anni di politica aggressiva e spregiudicata, i principali «venerabili» della Chiesa buddista si sentono pronti per tentare la mediazione fra gli anticomunisti di Saigon e i ribelli del Vietcong (Dal nostro inviato speciale) Saigon, 12 aprile. L'attentato contro l'ambasciata americana ha sommerso due notizie che hanno come protagonisti altrettanti bonzi: il Thich (venerabile) Nguyèn Ti, guardiano della pagoda di Vinh Long, si è bruciato vivo < nella speranza che il suo gesto ammonisca il Vietcong a non più arrestare sacerdoti né a trasformare le pagode in bivacchi militari ». Un altro venerabile, l'animoso Quang Lien, uomo dì punta delle correnti neutraliste vietnamite, ha fatto atto di sottomissione alle autorità religione rinunciando alla carica di presidente del « Movimento d'azione per la salvaguardia della pace e della felicità del popolo », giuste le conclusioni della conferenza nazionale buddista tenutasi Quest'anno in Saigon ai primi di marzo: « ...I sacerdoti debbono dedicarsi alla o a preghiera, al loro pio ministero invece che agli affari secolari cui, peraltro, potranno rivolgersi allorché la Chiesa fosse in pericolo ». In questo contesto il suicidio del venerabile Npnyén ti coerente: la sua Pagoda, i suoi compagni di fede, gli stessi fedeli erano stati oltraggiati e perseguitati; con il suo « gesto pubblico * il venerabile ha inteso dar forza e risonanza alla sua « preghiera privata* per così dire, in una regione del paese in cui, sia pure temporaneamente, la Chiesa buddista è impedita. Al tempo stesso, non essendo in pericolo la libertà di culto là dove il governo legale esercita il suo potere né tanto meno in Saigon, la decisione del venerabile Quang Lien è in armonia con la risoluzione della conferenza, buddista. Questo il succo di un lungo discorso esplicativo fattomi dal venerabile Nhat Thien portavoce dell'* Alto Consiglio per la propagazione della fede *. L'Alto Consiglio per la propagazione della fede è a Vien Hòa-Dao, alla periferia di Saigon: in un vastissimo terreno sabbioso crescono baracche di legno tutt'intorno la pagoda nazionale che c anch'essa una baracca, solo un po' più grande delle altre, a metà tra l'auditorium e la palestra judo: c'è una campana di bronzo che spande un suono lungo, un Budda di cartapesta dorata con una multicolore aureola al neon. Mendicanti incipriati di polvere rosa si trascinano sotto il sole rovente, in un baracchino vendono souvenirs: le fotografie dei bonzi andati al rogo ai tempi di Diem, calendari con le stesse spaventevoli immagini ingrandite a colori, statuette di Budda che sembran fatte di zucchero filato, catechismi, distintivi. Vicino scorre un canale, scalzi bambini col cappello dei boyscouts giocano sulla riva fangosa, donne dalla fluente capigliatura nera lavano le tuniche arancione dei bonzi, immergendole nell'acqua verde. L'€ Alto Consiglio * emana dall'* Istituto per gli affari secolari » fondato dopo la costituzione, nel maggio 196Jf, della « Chiesa unita buddista > in cui convennero le varie sètte del Vietnam, A dirigerlo è il venerabile Tarn Chau, un ex avvocato di 48 anni, già esponente del « Dai-Viet », partito per un più grande Vietnam. Chau fa parte di quel gruppo di bonzi intellettuali che dalla pagoda dì Xai Loi, in Saigon, condussero nel 1963 lotta a oltranza contro il regime Nhu-Diem: il Thich Thien Minh, dottore in scienze politiche, attuale presidente delle organizzazioni giovanili, il Thich Due Nghiep, laureato in scienze politiche alla Columbia University, esiliato negli S. U. per motivi completamente opposti a quelli che costrÌ7igeranno, fra giorni, il venerabile Quang Lien, (laureatosi in scienze politiche a Yale), a partire «per un lungo viaggio di studi in Asia *: egli era filoamericano mentre Quang Lien discute la legittimità della presenza dei soldati Usa nel Vietnam. Nell'orbita di questa « inteUighentzja» gravitava un numero di monaci più sprovveduti ma dotati di una straordinaria forza carismatica. A Hue, città santa del Vietnam, la lotta contro la dittatura Nhu-Diem aveva un bersaglio preciso: l'ambizioso, vanitosissimo vescovo mons. Pierre Ngo Dinh Thuc, fratello maggiore di Diem, aspramente censurato dal Vaticano e, infine, allontanato dalla sua diocesi. Leader dei buddisti di Hue era il venerabile Tri Quang, un ex seminarista cattolico rifugiatosi in Cina al tempo dei francesi e ritornato in patria dopo quindici anni. Egli è il promotore della grande manifestazione popolare che vide, nel maggio '6S, il giorno della nascita di Budda, quindicimila persone circondare la radio di Hue reclamando una trasmissione religiosa. Coincidendo con la solennità buddista il giubileo sacerdotale di mons. Thuc, questi aveva preteso che i bonzi partecipassero di persona e con oboli alle feste in suo onore; al loro rifiuto il vescovo convinse il fratello dittatore a proibire qualsiasi cerimonia «non cattolica ». La polizia sparò addosso alla (olla uccidendo sette persone; i feriti furono strappati dall'ospedale e condotti in carcere, •' medici che li avevano curati tratti in arresto L'indignazione fu grande e unanime, molte personalità cattoliche insorsero contro il governo; il rettore dell'Università di Hue, padre Cao Van Luan, venne rimosso, lo stesso vescovo di Sai¬ gon e la Nunziatura apostolica subirono la sorveglianza della polizia politica, sennonché, alla fine, Diem fu costretto a nominare un comitato governativo per « risolvere il problema buddista*. Oggi, come spiega il prof. Mai Tho Truyen, uno dei massimi studiosi del buddismo nel mondo, in Vietnam si contano teoricamente tre religioni: taoismo, confucianismo, buddismo ma, in definitiva, ne esiste una sola, il buddismo, risultato delle interpretazioni delle tre dottrine. I buddisti ortodossi che praticano la « regola d'oro * saranno il 20% della popolazione, ma la massa rifiuta distinzioni imbarazzanti, si dichiara, meglio, si sente buddista anclie se frequenta i templi taoisti e pratica il culto animista degli avi. La Chiesa buddista del Vietnam si identifica nella, « corrente * mahajana (piccola ruota) di ispirazione cambogiana; i bonzi portano la tunica arancione. Poca fortuna ha la « corrente » hinajana (grande ruota), i cui bonzi indossano la, tunica grigia, non fosse altro perché è di origine cinese. Sono infatti gli «arancioni * che combattono una battaglia in fondo nazionalista dapprima contro Diem, per affermare il diritto alla fede, in seguito, sotto la spinta degli eventi, contro gli altri governi facendosi eco del sentimento di protesta della popolazione dei sobborghi (artigiani, piccoli commercianti, contadini scacciati dai campi, «lumpenproletariat * operaio) su cui gravano gli effetti della guerra e il peso dei reclutamenti. Angustiati dal pericolo di un progressivo allargarsi del conflitto, disorientati dal continuo infiltrarsi del Vietcong, studenti, intellettuali e politici di tendenza moderata si uniscono idealmente alla massa urbana, tutti insieme guardando ai buddisti come ai soli capaci di esprimere e far valere i propri timori, le istanze sociali della collettività. Ma, come tutte le chiese con vocazione temporale, il buddismo ha bisogno oltre che del consenso della base anche del «placet* del vertice. Per esercitare liberamente, per conservare i privilegi, la Chiesa buddista deve venire a patti con la classe dirigente, altrimenti risch ia di non poter mantenere i contatti con la. base da cui, giustappunto, ricava quella autorità che le consente di trattare con il potere. Sbaglierebbe pertanto chi, a giudicare dagli ultimi loro atti, pensasse che i bonzi vadano a tentoni, in cerca di una propria via; in realtà c'è una precisa legge di comportamento a regolarne l'azione: quando il vertice è debole si aggrappano alla base cercando di farsene mediatori con il nuovo eventuale potere, quando il vertice è forte sì allineano. Sicché si spiega oggi come abbiano attenuato il loro neutralismo e cerchino di stabilire agganci più concreti con il Consiglio delle forze armate, il governo e gli stessi americani da cui promana la forza. Quando c'era Diem che era forte solo in apparenza, non godeva neanche della fiducia degli americani, e, soprattutto, essendo cattolico rappresentava ai loro occhi e a quelli del paese la continuazione del colonialismo liberticida, i buddisti agitavano le masse, si incendiavano stoicamente in piazza; rovesciato Diem hanno rinunziato al ruolo di oppositori per assumere quello di mediatori; partito in ultimo Khan, ch'era da loro condizionato, e stabilizzatosi l'attuale governo in conseguenza della « escalation », gli conviene marcare una battuta di arresto. La formale rinuncia alla leadership delle correnti neutraliste è solo un accorgimento tattico. Il buddismo si sente maturo per fungere un giorno da « terza forza * tra il fronte di liberazione nazionale (Vietcong) e la Giunta militare attualmente allineata sulle posizioni destati Uniti. Igor Man i tiuii | gli