Il discorso nel Texas di Nicola Caracciolo
Il discorso nel Texas Il discorso nel Texas (Dal nostro corrispondente) Washington, 10 aprile. Il presidente Johnson in un diacorao a San Marcos, nel Texas, ha precisato la sua politica per il Vietnam. L'America, se costretta, è decisa a combattere per la libertà, benché desideri la pace. <Le uniche guerre che cerchiamo — ha detto Johnson — sono le guerre contro la povertà, contro le malattie, contro l'ignoranza, contro la discriminazione e contro la stessa guerra ». Ma questa volontà di pace, ha aggiunto il Presidente, non deve essere scambiata per mancanza di coraggio o di risolutezza: « Tre decenni or sono il corso della storia per tutto il mondo è stato avviato in una direzione tragica perché altri uomini in altri paesi hanno sbagliato nel valutare la volontà americana e — cosa più importante — nel valutare l'energia e lo spirito della gioventù americana... E' necessario evitare che errori di questo genere possano accadere oggi ». Ed ha aggiunto più avanti: « Dove ci siamo impegnati verso altri, manterremo i nostri impegni. Li manterremo perché ci siamo prima d'ogni cosa impegnati verso noi stessi che la pace non deve essere perduta, la libertà su questo mondo non deve finire ». Si tratta evidentemente di un mònito al Vietcong, alla Cina comunista 'e' ài-regime di Hanoi: gli Stati Uniti sono di sposti a trattare e a giungere a un compromesso sul Vietnam, ma non ad arrendersi Fino a questo momento a Washington continua a non essere giunta nessuna risposta ufficiale da parte comuni sta alle proposte dì Johnson: la radio di Hanoi ha ritrasmesso un'intervista di Ho Chi Min a un giornale giapponese, nel quale il capo del regi me comunista del Nord Viet nani ripete la richiesta di sgombero delle truppe americane dal Sud Vietnam prima che possono essere iniziate le trattative. Questa intervista risale a prima del discorso di Johnaon e quindi non può essere considerata una risposta ufficiale ad esso. Il Segretario di Stato Dean Rusk, che è ritornato oggi a Washington da Teheran, ha dichiarato di essere « francamente deluso » dall'atteggiamento del mondo comunista verso le proposte americane per un negoziato senza condì zioni. « Le loro reazioni — ha spiegato — sono deludenti perché nel giro di un giorno si potrebbe giungere alla pace nell'Asia sud orientale solo che questa gente si rendesse conto del bisogno che l'Asia sud orientale ha della pace». Comunque, ha aggiunto Rusk, i commenti negativi che si sono sentiti finora da parte comunista non devono necessariamente essere considerati decisivi: può darsi che si tratti della ripetizione di vecchie prese di posizione in attesa che aia elaborata una nuova politica. Il governo americano non rinuncia cioè alla speranza di una risposta positiva. Nicola Caracciolo
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