Due detenute del carcere di Sanremo citate come testi al processo della bella algerina di Antonio Antonucci

Due detenute del carcere di Sanremo citate come testi al processo della bella algerina Accatta dalla Carte d'Assise una richiesta della difesa Due detenute del carcere di Sanremo citate come testi al processo della bella algerina Dovranno riferire sul comportamento dell'imputata subito dopo l'arresto - Sembra accertato, infatti, che la donna si sia difesa a coltellate dalle percosse dell'amico - Oggi il sopralluogo nel tragico alloggio: i giudici ricostruiranno (presente l'accusata) tutte le fasi del delitto (Dal nostro invialo speciale) Sanremo, 7 aprile. Per intonarci alla fraseologia prevalente in questi, processo dove si naviga in un mare di <forse» o di «sembra», diremo che «forse» la r,,or. nata odierna è stata pini tosta favorevole all'algerina Hafsa Hamid accusata d'avere ucciso suo amico Fernando Lazarin con una coltellata al cuore. L'imputazione c di omicidio volontario. Lei sostiene che agì per legittima difesa, ma la sua tesi fu messa, ieri a dura prova da un'ondata di testimonianze che descrivevano l'ucciso nella figura idillica di un angelo (momentaneamente «fuori orbita») per colpa di una creatura diabolica che « [0 aveva stregalo », e cioè Volge, rina. Oggi il commissario di P..«?. Arrigo Molinari — che aveva avuto evalione di occuparsi di lui inche prima del dramma — lo ha definito di «mediocre condotta morale, poco amante del lavoro ». già condannato a Sampierdarena per porto abusivo di arma, nel 19.16 • dedito a. « traffici poco puiti » in compagnia di persone «poco raccomandabili». Presidente — Le risulta che a Hamid, oltre alla sua deplorevole professione, fosse anche una attaccabrighe ppr lo meno con le «colleghe >, soggetta a scatti d'ira e di violenza? Teste — Non Io sn. Il Molinari non ha nulla in contrario ad ammettere che il Lazzarin fosse in un primo tempo amante de'la famiglia e del lavoro e che il suo cambiar di rolla possa coinciderò con l'inizio del catastrofico amore per l'algerina. Presenta in proposito rapporti ufficiali delle varie zone dove il Lazzarin visse e che lo descrivono « di normale condotta in genere e di normale considerazione nell'opinione pubblica». .Essi, cronologicamente considerati, avvalorano la. testi del «prima» e del «dopo». Ma un brigadiere, dei carabinieri ad Arma di Taggìa, residenza del Lazzarin, che lo ha conosciuto da vicino e a lungo, afferma che la sua cattiva con dotta fu anteriore alla passione per l'algerina; che, già in precedenza, egli non amava più il lavoro, che picchiava magari sua moglie, che lei stessa andò da lui per lamentarsene pur rifiutando di sporgere querela. Al teste Molinari, il presidente della Corte dott. Garavagno domanda: « Quando, subito dopo il fatto, interrogò l'omicida, ebbe l'impressione che lei poco prima avesse ricevuto degli schiaffi? ». Teste — Aveva il viso rosso e gonfio. Ricordiamo che la Hamid dichiarò di aver «menato il coltello » senza sapere di preciso che cosa facesse perché « intontita » e per far desistere il suo amico dal «darle delle botte ». Il viso rosso della Hamid, fu anche notato dal maresciallo di P. S. Roberto Leoni, primo estensore degli interrogatori ma attribuì il particolare all'emozione del momento. La donna era difatti straliniuta e fuori di sé. Ciò le fece uscire di bacca discorsi confusi che si tradussero in una confusione nella strsura del primo verbale. Rimettendo un po' d'ordine in questo verbale, il teste conviene ohe la frase di lei («con mossa fulminea gli diedi un calcio facendogli cadere il coltello di mano») è probabilmente inesatta nella sua registrazione. Il calcio, come dichiarò la Hamid al dibattimento, potè andare allo stomaco o al ventre. Il teste dichia- ra inoltre che «gli sembrò dicaplre» che l'imputato avessedichiarato che il Tardioli (unodei tre nella stanza accanto) fosse intervenuto per disarmare il Lazzarin. ma senza riuscirci. In realtà il Tardioli intervenne soltanto a fatto pressoché compiuto e il teste non ha nn//i in contrario od ammet-terlo. Rimane accertato il parAtlcolare che il Lazzarin tenessel'amica per i capelli, per meglio dominarla. E' invece confusa la situazione del tragico coltello, insieme al susseguirsi dei rumori che indussero finalmente tutti gli ramici ad accorrere. Ma sulla dinamica vera e proprio del delitto potremo avere delucidazioni de/initiue con il sopralluogo che avverrà nel pomeriggio di domani. L'aw. Moroni della difesa ha chiesto e ottenuto che vengano interrogate Caterina Anfossi e Frieda Erick (svizzera), detenute insieme all'amica, per deporre sul contegno di lei non appena in carcere. E poiché nei grandi drammi anche i quadri secondari possono contribuire a dar luce, diremo di due piccoli episodi. Bruno Costamagna, uno dei tre amici presenti nell'appartamento del. delitto, si presentò di li a tre ore per testimoniare indossando mutandine da donna. Disse che se l'era messe non già. nella, confusione derivata dal delitto, ma soltanto «per scherzare». Curioso scherzo! Ma è anche da tenere presente che tutti i protagonisti di questa tragica storia sono poco più che ragazzi. Il più grande.il morto, aveva SU anni e il Costamagna 17. Il teste Mario Tnrtorella che da i ; anni vive more uxorio con lo madre della vedova Lazzarin, racconta come egli fece del proprio meglio per indurre la Hamid a «lasciare Nando». E le offrì addirittura un appartamento. Le disse: «Non le piacerebbe vivere con un uomo solo? ». .Rispose lei: « Sono già abbastanza uomo io...»; e non se ne fece nulla. Antonio Antonucci L'imputata algerina Hafsa Hamid, a destra in piedi, interviene durante la deposizione di una teste (Telef. Leoni)

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