L'esame del film girato da Jacopetti dirà forse la verità sui tre negri uccisi di Guido Guidi
L'esame del film girato da Jacopetti dirà forse la verità sui tre negri uccisi L'imputazione è tremenda: complicità in omicidio L'esame del film girato da Jacopetti dirà forse la verità sui tre negri uccisi Martedì il giudice istruttore visionerà la pellicola ripresa nel Congo: durante la presa della cittadina di Boende avvenne il tragico episodio della fucilazione - Il regista è attualmente in Sud Africa (Nostro servizio particolare) ' Rama, 3 aprile. «Non ho nulla da rimproverarmi perché mi sono limitato soltanto a registrare una triste realtà e comunque sono a disposizione di tutti per qualsiasi chiarimento >, disse Gualtiero Jacopetti non appena, qualche settimana fa, l'avve'1tiro',', che sulla sua attività nel Congo come regista cinematografico durante gli scontri fra l'armata nazionale congolese di Ciombè e i ribelli, il giudice istruttore presso il Tribunale di Roma, dott. Salvatore Zara Blinda, aveva iniziato un'indagine e che poteva considerarsi incriminato, insieme a due suoi operatori Gianni Climati e Stanis Nievo, per la fucilazione di tre sventurati bambini negri. Ora è nel Sud Africa a completare jl documentario al quale sta lavorando da alcuni anni: nessuno può dire se sarà presente all' appuntamento datogli rial magistrato a Palazzo di Giustizia, Anche se in questo momento il pericolo non esiste, la eventualità che egli trovi a Roma un mandato di cattura pronto per lui fra qualche settimana nessuno può escluderla. Martedì prossimo, il giudice istruttore tornerà a visionare la parte della pellicola girata da Gualtiero Jacopetti nel Congo e relativa ai fatti d'arme per la presa delia cittadina di Boende, durante i quali si sarebbe verificato quell'episodio che ha dato origine al caso giudiziario. E il dott Zara Bhuda, perché la sua indagine sia completa, ha dato incarico ad un tecnico di controllare se nella pellicola eventualmente sono stati ap portati dei tagli o delle ma nipolazioni. Il problema che il magistrato deve risolvere è complesso ed è per questo che, nonostante la imputazione di concorso in omicidio volontario contestata al regista e ai due operatori (avrebbero partecipato ad una fucilazione. dando il « via » ai giustizieri per poterla poi riprendere con tutta calma e nelle migliori condizioni di luce), non ha spiccato il mandato di cattura che per reati del genere è sempre obbligatorio. Esiste una disposizione del codice penale per cui viene emesso un mandato o un ordine di cattura soltanto se esistono sufficienti indizi di colpevolezza a carico di colui nei confronti del quale viene preso il provvedimento. Ed è logico supporre che la prima preoccupazione del magistrato sarà quella di stabilire se esistono questi in dizi. La questione di fondo, da accertare innanzitutto è se l'episodio sia realmente avve nuto. Carlo Gregoretti, il giornalista, lo ha riferito così come sostiene di averlo appreso, insieme ad altri, da Gualtiero Jacopetti. Il regista, invece, non soltanto nega che la fu cilazione dei tre ragazzi negri sia stata effettuata ma nega anche di avere mai fatto un racconto del genere. Poiché è impossibile che il giudice istruttore interroghi i militari di Ciombè che erano con i cineasti italiani sulla strada di Boende, l'unica prova per que sto accertamento è data dal l'esame della pellicola. Dalla pellicola si potrà desumere se l'episodio è realmente avve nuto e se davvero l'operatore fu in condizioni di dare lui l'ordine ai mercenari di spa rare contro gli innocenti ra gazzi che camminavano el j\ prjmo a reagire con viva ) cita alla notizia deil'incrimina-ziqupeItdi27dogtoriLsimsllLtmsTrnutr«Rp zione è stato Stanis Nievo il quale da Parigi ha fatto sapere che rientrerà subito in Italia per presentarsi al giudidice istruttore la mattina del 27 aprile. «D'altro canto dal dott. Zara Bhuda sono andato già prima di partire — ha detto — il magistrato mi ha autorizzato ad andare in Francia ». L'avv. Nicola Manfredi che assiste Stanis Nievo ha confermato che l'operatore era disposto anche a consegnare il proprio passaporto al magistrato, ma gli venne detto che era per il momento un'iniziativa inutile. Nei giorni scorsi, il procuratore generale presso la Corte d'Appello dott. Giannantonio ha chiesto informazioni, come è nei suoi poteri, al giudice istruttore sugli sviluppi della ! situazione. Non significa che egli avochi a sé il caso: non gli è consentito dalla legge. Guido Guidi
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