Ventitré piccoli tisici

Ventitré piccoli tisici La scuola in cantina e la maestra malata Ventitré piccoli tisici E' una piccola causa di pretit iè ra, i protagonisti sono ventitré vipiccoli bambini, ed essi vivono lisin un piccolo comune, in una didelle tante pieghe che l'Appetì nino marchigiano forma scendendo verso l'Adriatico. E' dunque un frammento minuscolo della società italiana; c tuttavia nel tumulto incessante di notizie, mette forse conto indugiare un istante su questo episodio, osservarlo da vicino. Forse, cosi, ci sarà dato vedere con concretezza certe realtà italiane che i politici e i tecnici dibattono di solito in maniera astratta e con un linguaggio quasi ermetico, con parole e concetti estranei alla mentalità c al cuore della gente comune Il caso scoppiò un anno fa, e fu a Montappone, comune agricolo di duemila abitanti nella provincia di Ascoli Piceno: un'epidemia di tubercolosi polmonare si diffuse allora fra i bambini che frequentavano la seconda classe elementare. Nel giro di poche settimane i malatini salirono al numero di ventitre. L'inchiesta appurò che due erano le cause principali: l'insegnante malata di tubercolosi c l'aula insalubre. Dietro la pallida e tossicchiarne macstrina c'è una storia squallida: aveva partecipato a due concorsi, ma con esito negativo. Aveva infine ottenuto di insegnare a Montappone: e col suo stipendio dovevano campare lei, la madre, un fratello infermo Secondo la Pubblica Accusa, la maestra sapeva di essere af fetta da tisi, si faceva curare di nascosto ad Ascoli Piceno e aveva falsificato un certificato medico allo scopo di ottenere il posto. Lei si difende negan do tutto: la storia del certificato e della cura in città sotto falso nome, afferma che ignorava persino di essere malata. Che dica il vero o no, la circostanza non ha quasi rilievo quando la mettiamo a paragone del suo assillante rovello di guadagnarsi co munque uno stipendio: per se stessa, per la madre anziana, per il fratello inabile al lavoro e bi sognoso di cure. E se è vero quel che sostiene l'Accusa, che la maestrina sapeva di essere tisica, tanto più riusciamo a ca pire le sue segrete pene, i suoi interni affanni, la paura che non doveva lasciarla mai di essere scoperta e licenziata. E come ci piacerebbe se il giudizio della legge e degli uomini fosse benigno verso di lei Viceversa, non ci è possibile trovare attenuanti per coloro che assegnarono un'aula insalubre ai piccoli scolari — bimbetti fra i sette e gli otto anni —, favorendo così il propa garsi e l'accentuarsi della epi demia. Si trattava di un'autori messa restata sfitta e che nessuno voleva: offerta a un nego ziante di tessuti, costui l'aveva rifiutata per via dell'umidità Tuttavia, fu poi ritenuta idonea ad accogliere due classi elcmen tari. A niente valse il parere contrario dell'ufficiale sanitario che giudicò i locali « umidi, ma le aerati, male illuminati e di in sufficiente cubatura ». Né ebbero migliore accogli mento le proteste ansiose dei ge nitori di diversi bambini. Essi scrissero bensì al sindaco, al Provveditore agli Studi in Ascoli Piceno, a due direttori generali presso il ministero della Pubbli ca Istruzione, avvertendo che se non si fosse provveduto, non avrebbero mandato più i figli scuola: l'unico risultato fu che vennero diffidati a ottemperare alle leggi sull'obbligo scolastico E qui sorse in molti genitori un caso di coscienza: se mandale i figli in quella scuola, in quello scuro scantinato, oppure se mettersi contro le leggi. Finirono le vacanze di Natale, i bambini tornarono a scuola. Poi, nella seconda metà di gennaio, ci fu lo scandalo. E ora, nel decreto di citazione del pretore di Montegiorgio (il territorio di Montappone fa parte di quella pretura), si legge che ventitré scolari riportarono lesioni polmonari da tbc, guarite oltre il quarantesimo giorno « con residuo indebolimento permanente dell'organo della respirazione ». Badate bene: « indebolirne?^ permanente ». Imputati sono la maestra, il sindaco e il segretario comunale di Mon tappone, il direttore didattico di Montegiorgio, l'ispettore scolastico di Ferme, l'ex provveditore agli Studi di Ascoli Piceno, due direttori generali del ministero.Quale sarà il corso della giustizia, è facile prevedere. Fra amnistie e ricorsi in appello, i conti a carico degli imputati saranno estinti; e col tempo le stesse famiglie dei piccoli tubercolotici finiranno col relegare la loro sventura nel novero de gli eventi imprevedibili e inevi tabili, come se il vero c unico responsabile fosse un avverso destino, una sorta di fato cicco e non controllabile dagli uo mini. Per vieppiù precisare questa storia tipicamente italiana — ossia di un paese dove miseria e prosperità stanno insieme come i fili di uno stesso tessuto —avvertiamo che Montappone nonfaMvoì delemnnatcnlidsciturtedlitpscbnmsusf è uno di quei poveri, desolati I villaggi che s'incontrano nel (Mo- lise o in Aspromonte e che sii direbbero abbandonati da Dio c | fagli uomini. Niente di tutto ciò. Montappone ha un suo suggestivo borgo mcdiocvalc c fuori di ì una parte nuova con case moderne, linde: sui tetti svettano le antenne della tv, davanti a molti usci sostano automobili nuove, le vetrine dei negozi fanno presumere una popolazione attiva, non povera né avara. E' una storia minima, ti diceva; quasi niente rispetto a una nazione vasta e varia come l'Italia. Tuttavia, allo stesso modo dell'analista che esplora microscopiche molecole e cellule per irrivarc a scoprire origine e natura di grandi mali, così il portico, il sociologo, l'economista e il moralista potrebbe qui individuare gli scompensi, gli squilibri, le arretratezze e quanti altri mali debilitano l'Italia, le impediscono tuttora di camminare spedita sulla strada del progresso. Complessivamente, può dirsi che fatti come quelli dei ventitré bambini di Montappone suscitano come immediata reazione im magmi colte nelle pagine di scrittori veristi di un secolo fa, un Verga o una Serao: la mi scria come una maledizione del fato: la tisi che si propaga nel buio di uno scantinato, l'ignava rassegnazione delle vittime, findifferenza dei ricchi e delle au torità. Sono mali antichi, secolari, e fu per cancellarli via che cento e più anni fa gli italiani insorsero contro i vecchi regimi, continuarono a lottare anche quando l'unità nazionale fu conquistata. E' una lotta che dura tuttora. Montappone non è che una particella episodica in un campionario che si presenta ancora oggi vasto, gremito, avvilente: nel Sud ma anche nel Nord, nelle campagne ma anche nelle città più prospere. Né la nostra coscienza si ac queta considerando il lungo cammino percorso, specialmente negli ultimi venti anni. Siamo persuasi che il grado di civiltà di una nazione non si misura tanto dalla quantità di reddito che produce, ma soprattutto dai criteri di equità con cui quel reddito viene ripartito fra i suoi abitanti : c pensiamo particolar mente ai più deboli, i vecchi inoperosi con le loro esigenze c tristezze, c i bambini che sono le nostre sperante per il futuro coloro che dovranno portare avanti le ni.strc idee, i nostri aneliti, tutto ciò che le nostre forze non bastano a compiere Nicola Adelfi U litt dll lii l ll titte Vill Et esso Domo Sul lago le imbarcazioni a bordo Un elicottero della polizia sul lungolago antistante Villa Este presso Domo. Sul lago le imbarcazioni a bordo delle quali sono i fotografi che tentano di ritrarre con il teleobiettivo i partecipanti alla riunione (Tel. Moisio) IMI IIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII Illlllll Illlllllllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll Illlllllllllllllllllll Illlllllllllllllllllllllllllllllllll

Persone citate: Moisio, Nicola Adelfi, Serao