Oggi si apre il congresso della Cgil Forti contrasti tra socialisti e comunisti di Vittorio Gorresio

Oggi si apre il congresso della Cgil Forti contrasti tra socialisti e comunisti A Bologna l'assemblea che si annuncia molto vivace Oggi si apre il congresso della Cgil Forti contrasti tra socialisti e comunisti I delegati del pei dispongono di una larga maggioranza - Attraverso Fon. Novella hanno già annunciato il netto rifiuto del piano quinquennale e di ogni politica salariale commisurata alla produttività: ossia si oppongono alle più importanti iniziative prese dal governo per un equilibrato sviluppo della società italiana - Il psi, che dispone del 26,8 % dei voti, dovrà accettare? (Dal nostro corrispondente) Roma, 30 marzo. Sindacalisti comunisti, socialisti e social proletari stanno per affrontarsi nel VI Congresso nazionale della Cgil die si inizia a Bologna domattina. Da un punto di vista numerico, la preponderanza della corrente comunista è soverchiatile, poiché le si attribuisce il 56 per cento delle forze sindacali organizzate nella Cgil. I socialisti rappresenterebbero il 26,8 per cento e i social proletari il 15,/,. Sono dati, comunciue, da accogliere con riserva, e corre anche la voce che le elezioni dei delegati siano avvenute in base ad accordi stipulati fra i dirigenti. Il criterio seguito sarebbe stato di attribuire alle rispettive correnti sindacali un peso proporzionale al numero dei voti raccolti dai singoli partiti su scala nazionale: i comunisti avrebbero dovuto avere, secondo tali calcoli, il 60 per cento, i socialisti il SO, e i socialproletari il 10. Le variazioni in deroga a simile computo sarebbero dovute al proposito dei comunisti di sostenere la corrente socialproletaria a danno di quella socialista, e i comunisti stessi avrebbero quindi consentito ad un parziale sacrificio delle proprie spettanze, senza peraltro riuscire ad accontentare l'esigentissimo psiup. I socialproletari asseriscono infatti che la loro forza sul piano sindacale è superiore a quella di cui dispongono in politica, ed è un'affermazione non del tutto inesatta. All'indomani della scissione che condusse alla nascita del loro partito nel gennaio dello scorso anno si dove constatare che i dirigenti della corrente sin- dacale socialista in seno alla Cgil erano in maggioranza scissionisti, e anche di notevole prestigio come Vittorio Foà, attorno al quale si raccoglieva un gruppo di giovani intraprendenti. Poi fu la volta di Oreste Lizzadri e del vicepresidente del Senato, Ettore Tibaldi. In conclusione, il psiup avrebbe protestato (e in alcuni luoghi, come a Roma, molto vivacemente) contro il criterio della divisione proporzionale delle rappresentanze, sostenendo che, attribuito al pei il 60 per cento dei posti, il rimanente 1,0 per cento doveva essere equamente diviso in parità fra psi e psiup. Sono comunque discussioni che riguardano soltanto i due partiti socialisti, dato che ai comunisti | rimane in ogni caso la maggioranza assoluta, sia questa del 60 o del 56 per cento, e in base ad essa i comunisti conserveranno sempre ogni potere di direzione e decisione. D'altra parte, le ultime elezioni svoltesi regolarmente nella Cgil (al congresso di Genova dell'ottobre 191,0) davano ai comunisti una ancora più forte supremazia, avendo essi raccolto allora oltre il 70 per cento dei voti validi. In queste condizioni, la speranza dei socialisti di condizionare gli orientamenti politici della Cgil in base agli effettivi rapporti di forza tra le correnti appare del tutto vana. Al congresso di Bologna, secondo il metodo istituito fino dai tempi della direzione Di Vittorio, vengono del resto presentate mozioni unitarie, elaborate collegialmente dalla segreteria e Quindi valide per tutte le correnti, ciò che impedirà ai socialisti di differenziarsi, oltre che di contarsi per conoscere la propria forza nei confronti dei socialproletari. Per conseguenza, salvo colpi di scena, il congresso dovrebbe concludersi su posizioni scelte ed imposte dalla maggioranza comunista, forse appena sfumate per ragioni di opportunità con qualche compromissione o transazione che male coprirebbe in ogni modo l'equivoca situazione in cui oggi si trovano i socialisti nella Cgil. Il colpo di scena dovrebbe consistere in una vera rivolta dei socialisti clie avessero il coraggio di spingersi ai limiti della rottura. Oggi l'Avanti! annuncia nel suo editoriale un fermo proposito di battaglia a favore della programmazione (che, del resto, è stata elaborata dal ministro socialista Pieraccinì) impegnando i socialisti a « mai estraniarsi in posizioni di sterile sfiducia ». In un altro articolo, dedicato alla funzione dei socialisti nella Cgil, è detto anche in tono grave che in conseguenza di un eventuale irrigidimento della Cgil contro la politica di programmazione «anche questa convivenza di correnti di diversa ispirazione alla lunga si rivelerebbe impossibile ». E' un esplicito accenno alla possibilità di una aperta scissione che lo stesso autore dell'articolo considererebbe tuttavia come « una sciagura per il mo vimento operaio italiano ». L'on. Novella, d'altra parte. ancora ieri sera alla tv ha reiterato a nome della Cgil il rifiuto dello schema quinquennale di programmazione, il rifiuto della politica dei redditi, ed il rifiuto di ogni impegno per una politica salariale commi stirata agli indici della produt tività. Al congresso di Bolo gna si potrebbe quindi avere una prova di forza, che sareb be una prova di volontà, tra maggioranza numericamente preponderante, e minoranza risoluta a far valere anche la estrema minaccia della scis sione. E' questa un'arma senza dubbio efficace che tuttavia richiederebbe molto coraggio in chi volesse adoperarla. Vittorio Gorresio

Persone citate: Ettore Tibaldi, Oreste Lizzadri, Vittorio Foà

Luoghi citati: Bologna, Roma