«Cuore» è sempre attuale di Marziano Bernardi

«Cuore» è sempre attuale Gli editori ritornano al libro della nostra infanzia «Cuore» è sempre attuale L'opera ha ottant'anni; fin dal suo apparire ebbe un'immensa fortuna, con un milione di copie vendute in un ventennio e traduzioni in tutte le lingue - In qualche pagina può apparire sentimentale e oleografico, o mostrare le rughe del tempo - Ma l'ispirazione resta valida, robusto il senso morale; e quei racconti «educativi» suscitano ancora in noi un'invincibile commozione Allo scadere dei diritti d'autore del più celebre libro per ragazzi che mai, con Pinocchio, sia stato scritto in Italia e fuori, vari editori s'affrettarono a prepararne ristampe; e Mondadori incaricò il pittore Guido Bertello d'illustrare a colori il capolavoro di Edmondo De Amicis. Così Cuore, che, uscito il 15 ottobre 1886, già mezzo secolo fa aveva toccato il milione di copie vendute («fatto senza precedenti — fu notato — e senza seguito nelle cronache della libreria nazionale») ed era stato tradotto in tutte le lingue del mondo, ricompare adesso in bella e limpida edizione rilegata con le immagini dei noti e cari piccoli personaggi, Garrone e Stardi, Derossi e Coretti, Precossi e Garoffi, dei protagonisti eroici o patetici dei « racconti mensili » che il maestro della terza elementare Perboni dava da copiare agli allievi. Ci ritorna sott'occhio tutta quel l'amabile vivacissima folla di scolari, di maestri e mae stre (chi non ricorda «la maestrina dalla penna ros sa » il cui modello fu Eugenia Barruero, spentasi quasi centenaria nel 1957?), di padri e madri borghesi ed operai, che dall'atrio e dalle aule della scuola torinesi; «Moncenisio» accompagnò — sempre con un groppo di dolce commozione nella gola — l'adolescenza di tlmeno quattro generazioni italiane. Dopo parecchie prove analoghe icalate nel tempo, dar di nuovo figura a quei nomi e a quegli episodi non era compito facile, ed il Bertello l'ha assolto con prudenza e discrezione, sforzandosi più che altro di caratterizzare parcamente i tipi, di rievocare con sobrietà l'ambiente e il costume della Torino d'allora, la medesima che 31 De Amicis con pagine rimaste famose aveva descritto in un libro di vari autori dedicato nel 1880 alla capitale piemontese, poi ripetute nel giornale dell'Esposizione Nazionale del 1884. Ed ora, appunto sfogliando queste illustrazioni dalle quali soprattutto traspare l'impegno di evitare la retorica della bontà, dell'ai truismo, del sacrificio, del patriottismo che a molti sembra ingombrare un testo per altri lati esemplare, e quell'eccesso di sentimentalismo, quel troppo frequente scorrere di consolanti lagrime fra genitori e figli, che fu rimproverato con impazienza e spesso con dileggio al Cuore, come del resto a tutta l'opera deamicisiana, sorgono spontanee due domande. Questo libro vecchio ormai d'ottant'anni è ancora attuale? La sua lettura può ancora essere gradita, può in qualche modo, spiritualmente, moralmente, ancor servire a «formare» i nostri ragazzi di oggi? «Non artista puro, ma scrittore moralista », disse il Croce del De Amicis. Dunque, pedagogista, educatore anche di adulti:tanto da mettere una barriera fra lui e le moltitudini giovanili del presente. E in uno scatto d'irritazione beffarda il Carducci: «Potessi pianger sur un campanile — come il mio dolce Edmondo, — sì che scendesse il pianto mio, gentile — battesimo, su 'l mondo». Difficile rifiutare o attutire questi giudizi. E tuttavia d'un fatto s'ha da tener conto, e l'ha sottolineato Lorenzo Gigli nel libro dato all'Utet sullo scrittore di un altro capolavoro, Alle Porte d'Italia; ricordando che alla sua morte nel 1908 un giornaletto socialista pubblicava queste parole : « De Amicis è rimasto il nostro autore. Egli continua a vivere in noi ». Le firmava un proletario del 1908, Benito Mussolini. Vent'anni dopo da Palazzo Venezia partiva l'ordine, dice il Gigli, « di ridicolizzare il Cuore e di depositarlo, con l'effigie del suo poeta, nei magazzini delle povere cose di pessimo gusto, di toglierlo dalle mani dei ragazzi per sostituirlo con i moschetti e coi mitra da scaricare un giorno nel petto di odiati nemici». E quell'ordine resta un punto segnato a vantaggio del libro, basterebbe ad invogliare di rdtdnslDilscmtmfmtrcqapfltccTssierticg r i a e i 0 , e e e e l i , e o n l e o i a e i a e s. rimettere Cuore nelle mani dei figli di quei ragazzi. C'è poi nella pagina introduttiva di quest'edizione di Mondadori un'osservazione di Luigi Santucci che sembra esatta: e concerne l'eccezionale attitudine del De Amicis a « manipolare il sentimento puro e spesso il " sentimentalismo " accettandoli ingenuamente come tali e tuttavia riscattandoli dentro uno stile inimitabile, dove la stessa enfasi concorre a dare un'animazione d'arte anche a certe pagine oleografiche ». Ma dove s'arresta la verità artistica e dove comincia l'oleografia? Il limite è quasi impercettibile. Lo si avverte appena in quel « di più » traboccante di superflua affettività, cui lo scrittore non ha saputo rinunciare. Ad esempio nella Piccola vedetta lombarda e nel Tamburino sardo. Una prosa scarna, concreta, nervosa, l'immagine che si fissa immediata, potente; par di essere con lo Zola nelle Soirées de Médan. Sono le ultime righe a voler forzare inutilmente la commozione: con il gesto dell'ufficiale che getta sul corpicino del fanciullo ucciso dalla fucilata austriaca la sua medaglia al valore ; col finale del vecchio capitano, « che non aveva mai detto una parola mite a un suo inferiore » e adesso bacia il tamburino mutilato « tre volte sul cuore ». La trama epica che si celava nel tessuto del secco racconto è divenuta una copertina da settimanale illustrato. Eppure voi tutti che del Cuore serbate un lontano ricordo scolastico, un'incerta memoria d'adolescenza, provatevi a rileggerlo. E' una strana sensazione, forse una suggestione psichica più che letteraria. Le dita tremano un poco voi tando la pagina, scorrendo la l'occhio si vela, certi momenti occorre uno sforzo per contenere il principio di uh singhiozzo. Un effètto di ipnosi? Può essere. Perché il libro, col suo peso, con la sua tattile forma scompare, ed al suo posto resta, in dolcissima immagine poetica, un piccolo mondo ch'è antico e nuovo ad un tempo, e quindi perenne, essendo un intatto mondo di affetti. Una realtà che diviene mito; ma un mito tutto e soltanto umano. Sentimentalismo di un'epoca «superata» ? Ma apriamo il giornale al mattino. Quella gente d'ogni età, di ogni condizione sociale, quegli episodi tristi e lieti, sereni e torbidi, quelle piccole ansie e speranze, quei corrucci, quelle luci ridenti e quelle ombre malinconiche quell'amore materno, paterno, filiale che fluisce ininterrotto, quel senso del dovere e della rinuncia — il maltrattato fanciullo Precossi che timidamente restituisce al lavoro disertato il padre, il discolo di Sangue romagnolo che dà la vita per salvare la vecchia nonna — insomma l'intera sostanza affettiva del Cuore noi la ritroviamo uguale, sdcmrggipttrbrims sebbene in una prospettiva diversa, ogni giorno fra le cento altre notizie, avvenimenti politici, sciagure, varietà, critiche, crimini: magari dissimulata in un angolo della cronaca, magari in uno « Specchio dei tempi »: sempre la stessa, inalterabilmente viva, prepotentemente « vera ». No, se il libro mostra le rughe di un volto inevitabilmente invecchiato, lo spirito resta fresco di una sua intatta giovinezza. Quei temi morali' di cui si è tanto sorriso, anche se oggi po stulano soluzioni ottant'anni fa nemmeno pensabili, rimangono nostri, della nostra esistenza quotidiana. Negarlo sarebbe come dire che di noi, partiti per la guerra coi mazzetti di fiori infilati nei cinturoni dalla folla assiepata intorno ai treni (e non era il Quarantotto, non il Cinquantanove, era — che ci par ieri — il Quindici-Diciotto), non resti che una retorica poi definita « patriottarda ». Da quella generazione, padri e nonni, vennero i comI battenti delle montagne Nomi diversi sulle labbra Ma anch'essi morivano per salvare un compagno, per ricuperare il cadavere d'un compagno, e mettergli accanto un fiore. Se fra un cartone animato di fantascienza e un'avventura dell'agente 007 si riserverà ai ragazzi tempo e posto per Il piccolo scrivano fiorentino e per il diario dello scolaro Enrico, ci si accorgerà che il Cuore del De Amicis è ancora capace di destare una commozione non rugiadosa ma virile. Marziano Bernardi

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