I tre banditi di Milano negano disperatamente d'avere sparato durante le rapine alle banche
I tre banditi di Milano negano disperatamente d'avere sparato durante le rapine alle banche Qridaxxa : «Siamo rapinatori e jioji assassina» I tre banditi di Milano negano disperatamente d'avere sparato durante le rapine alle banche | malviventi confessano numerosi « colpi » ma vogliono evitare la grave accusa di aver fatto fuoco sui clienti e gli impiegati - La polizia non esclude che, in Alta Italia, agisca un'altra '/.gang)) che compie assalti a istituti di credito - Gli arrestati confessano di aver rubato i mitra in una caserma di Albenga e d'aver comprato ie pistoie a San Marino (Dal nostro corrispondente) Milano, 20 marzo. € Siamo rapinatori e ntent'al tro, non assassini. Non abbia mo mai sparato a nessuno e Rlpcuavremmo usato le armi solo\Pin caso di estrema necessità »|cri petono, da stamane, sema tregua i tre malviventi della « banda delle banche». Franco Tonella (il teapo»), Bruno Magagnin e Giovanni Brentan. « Noi portavamo via i soldi alle banche che ne hanno tanti, e non alla povera gente». Franco Tonella ha aggiunto anche che quando gli toccava rubare un'automobile per una progettata rapina gli dispiaceva molto per il proprietario, che si sarebbe trovato a piedi. A questo proposito il bandito ha rivelato un particolare stupefacente: per la rapina di f>eregiya. euM si g procurarono una «millecinquecento » che poi abbandonarono in viale Certosa. Venti storni dopo fu la volta di Saranno e si ripresentò il problema dell'automobile: Franco Tonella. che sapeva dai giornali come la vettura del € colpo» precedente non fosse stata ritrovata, andò a riprendersela e la riutilizzò per la nuova impresa. I tre « gangsters » non si fanno pregare se si tratta di fornire particolari su rapine già confessate, ma diventano im provvisamente reticenti quando gli uomini della polizia contestano loro di avere compiuto qualcuna delle imprese che non hanno ammesso. Fino a ieri sera si erano dichiarati colpevoli di sedici rapine: dopo lunghi interrogatori infine si sono decisi ad ammetterne una diciassettesima, compiuta contro la Cassa di Risparmio di Pisa nel giugno 1963, ma oltre non sono ancora voluti andare. Tonella, Magagnin e Brentan sono particolarmente reticenti a proposito dei « colpi » avvenuti a Milano. Ieri aveva no confessato quelli di viale lcrtdslusnsa Regina Giovanna e di via Solari, escludendo solo quello di piazza Frattini. Più tardi invece hanno detto che c'era stato un equivoco: essi avevano ra- \PÌnato si la Banca Commer|ciale, ma a Torino e non quel. a , . e i o e e u e a , la di via Solari a Milano. Insomma: i tre banditi cercano di evitare l'accusa di avere fatto fuoco. E' probabile, tuttavia, che alla fine dovranno cedere e allungare l'elenco delle loro imprese: la polizia, infatti, ha trovato in loro possesso circa centosettanta mi lioni e ha potuto provare che un'altra settantina l'avevano spesa negli ultimi quattro anni, comperando terreni e ca se, facendo viaggi e dandosi alla bella vita. Poiché i danari rapinati nel le diciassette banche in cui essi ammettono di avere agito non superano complessivamen te i 1S0 milioni, rimane da spiegare in che modo si sono procurati i 60 milioni che ere scono. Su questo punto il dott. Nardone e i suoi collaboratori battono e ribattono in contiminzione, e c'è da credere che alla fine la spunteranno. Qualche ra/iina fra le ven tìtrè della lista, tuttavia, potrebbe effettivamente non essere opera loro: il capo della squadra mobile, dottor Groppone, non ha escluso, infatti, che siano in circolazione alcuni malviventi isolati, non certo una banda organizzata e temibile, che possano avere compiuto qualche impresa minore. Pochi mesi fa, del resto, furono arrestati alcuni giovinastri che, imitando la « ba?ida del lunedi», avevano rapinato con un'utilitaria una banca a Senago: altri teppisti potrebbero avere fatto lo stesso. Sui particolari curiosi, invece. Franco Tonella e i due complici non si risparmiano: raccontano questi episodi con sfrontatezza e mostrano di non avere alcun pentimento per quello che fecero. Il capobanda, per esempio, ha detto che dopo la rapina di viale Regina Giovanna, avvenuta il 19 ottobre dello scorso anno, essi corsero via fino alla vicina via Giuliano, cambiarono automobile e quindi ritornarono nelle vicinanze della banca appena assaltata. « Volevamo assistere all'arri¬ vo della polizia — ha precisato Franco Tonella al dottor Grappone — e ti devo fare i miei complimenti: la prima "pantera" è giunta in viale Regina Giovanna solo quattro minuti dopo che ce ne erava mo andati ». E cosi, sul filo delle € confidenze », Bruno Ma gagnin e Giovanni Brentan hanno raccontato anche la quasi boccaccesca vicenda del loro « colpo » a Bologna del 13 luglio scorso. Essi erano a Milano Marittima in vacanza e si erano procurati la compagnia di due graziose tedeschine. Le serate nei nights e la bella vita, alla fine erano però costate loro tutti i denari che si erano portati dietro: tornare a To rino per intaccare il capitale! Mai più. Visto che avevano già studiato la rapina di Bologna, vi si sono recati subito, hanno prelevato dalla cassaforte ZB milioni e quindi sono ritornati al mare a riprendere la bella vita con le ragazze. L'esistenza era comunque sempre molto comoda per i tre banditi e per la donna del *capo», che complessivamen- te spendevano circa 100.000 lire ni giorno. I banditi hanno raccontato pure come si sono procurati le armi: rubando i due mitrali una caserma di Albenga e comperando alcune pistole a San Marino Tacciono, invece sulla provenienza dei passaporti falsi, con cui avrebbero dovuto recarli in Svìzzera a compiere nuove rapine. Anche questa è una circostanza che gli investigatori devono chiarire, e che. potrebbe riservare qualche sorpresa. g. m. tre rapinatori Giovanni Brentan, da sinistra, Franco Tonella e Bruno Magagnin in questura a Milano (Tel.)
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