Strozzò la sua amante e i due bimbi poi tentò di assassinare il marito

Strozzò la sua amante e i due bimbi poi tentò di assassinare il marito Domani il processo all'Assise di Torino Strozzò la sua amante e i due bimbi poi tentò di assassinare il marito A S. Ambrogio di Susa nel dicembre 1963 - L'autore del delitto è un immigrato ventinovenne : i medici psichiatri lo ritengono seminfermo di mente - Durante l'istruttoria ha dichiarato: «Rita ed io avevamo deciso di morire, uccidendo anche i piccoli » - I giudici dovranno dire se l'imputato è una belva o un pazzo Domani, davanti la Corte d'Assise di Torino, comincia il processo contro Giuseppe Culli, di 29 anni, nato a Villa San Giovanni e residente a Sant'Ambrogio. Il Gitili è protagonista di una terrificante vicenda. La sera del 27 dicembre 1963 ha strangolato l'amante, Rita Fino in Clemente, ed i due bimbi della donna, Ed| die di ó anni e Pier Angelo di pochi mesi. Quest'ultimo, a quanto pare, era figlio dell'imputato. Compiuto il triplice (•rimine, l'assassino ha atteso |il ritorno del marito, Sergio Clemente, ed ha tentato di uccidere anche lui colpendolo alla tosta con un ferro da stiro. Non c'è riuscito e alcune ore più tardi, nel cuore della notte, si è presentato ai carabinieri dicendo: «Ho ammazzato la persona più cura al mondo. Non c'è più nulla do fare, mi dispiace die non ho finiIo ». Sembrava lucido e normale, ma puzzava di liquore. Giuseppe Gulli era immigrato dalla Calabria nel 1961. Aveva tentato di lavorare in fabbrica, ma poi si era sistemato aprendo un piccolo laboratorio di falegnameria. Conobbe Rita Fino in Clemente ai suo arrivo in Piemonte e dopo circa 3 mesi, tra i due, divampò una travolgente passione. Rita aveva 24 anni ed era sempre stata stimata come una buona madre di famiglia. L'incontro con il Gulli le fece perdere la testa: gli o à amanti si vedevano ogni giorno lungo le rive della Dora e nella stessa casa di lei, in via Umberto 4, quando il marito Sergio era al lavoro. Tutto il paese sapeva della relazione e Sergio Clemente non la Ignorava. Sembra anzi che avesse detto alla moglie di volersi separare da lei, portando vìa 1 figli- In ogni caso è certo che, alla fine del 1963. anche per le chiacchiere del paese, non era più disposto a tollerare che la tresca conti nuasse. Fu questa la ragione elio scatenò la tragedia? Sembrerebbe di st. La donna aveva trovato nel Gulli l'amante ideale ed era giunta a odiare il marito. Cominciò a vedere nella morte l'unica via d'uscita: «Se il nostro amore è impossibile, meglio morire tuffi Noi due, j bambini e anche mio marito ». Era travolta dalla passione Imo alla cecità, più volte espresse questi folli propositi in lettere e cartoline indirizzate al Gulli. Questi, nei suoi interrogatori, ha detto: « Rita ed io abbiamo deciso di morire, ucci dendo anche i bimbi. Prima però, avrei dovuto sopprimere il marito. Lo attesi, infatti, e lo colpii alla testa con un ferro da stiro. Ma riuscì a fuggire: per questo non mi tolsi la vita ». E' il discorso di un folle, cosi come l'allucinante racconto del delitto. «Jlfi recai da Rita verso le 19,30. C'era una bottiglia di liquore e la tracannai. Poi mi avvicinai alla culla e strinsi alla gola il piccolo Pier Angelo. Rita non lo vide morire: aveva nascosto la testa sotto il cuscino. \Andai nell'altra camera, dove ! c'era Eddie. La piccina mi chiese se le avevo portato i t«chiclest. Non si accorse \ncmme.no quando l'afferrai \nlla gola e In uccisi. Tornai Ida Rita e mi sdraiai accanto a lei. Parlammo per un po' e poi, con il suo consenso, la '[Strozzai. Mi aveva fatto proemettere che avrei ucciso anche suo marito, prima di sui\cidarmi ». Nella casa del delitto furono trovati due biglietti, scritti da Gulli. Uno dice: < Rita mia, non avere paura, lo aspetterò e pagherà tutto il male che ci fece. Te lo giuro, altrimenti ai"0" mririr° contento come te 1 * bambini. Arrivederci in -\ParadW?' f !'c 'VT*re v° > -\^Sere ?or,nUl ""l ,"° P'no' '.'1 presto, amore mio». E 1 -. , . , ,. ,,. . .. secondo: «Iddio abbia pietà di e . .r .. . ,'. . tutti, soprattutto deqh mno- - ' ' ,, ' '.' .centi c della mia cara Rita. - ! , . , .che amavo tanto e che tanto i j „,,--, imi amava. Ma lui ci ha mi, i ... . , . , 'itiacciaft e paqhera, perche lo - . . •' ,. '. , , sfrenerò prima di ucciderlo e a ¬ di uccidermi. Abbiate pietà». Un altro documento impressionante è il cosiddetto « diario» di Pino Gulli, scritto dall'imputato su un taccuino, con grafia quasi infantile. E' il racconto colorito e drammatico dei « tristi amori », come . ,11 definisce il perito psichiai |tri| d, pino e Rita_ Contiene r - a. UeOTente Seraio è iccolo i\mingherlino 1 passi sconcertanti, come la descrizione dei personaggi: « Lui e. l ¬ n \ tf a a pallido, folte so pracciglia che si incrociano sul naso, poche amicizie, odiato da tutti i vicini e paesani compresi sua madre, suo fratello e sua suocera, per non parlare di sua moglie; lei, Rita Fino, snella, alta, un po' miope, amica con tutti, munii-dell'aria aperta e prigioniera in casa per colpa di luitende abbassate tutto il giorno); l'altro, Pino Gulli, al-to, robusto, miope, piedi quasipiatti». C'è la storia di t dueanime gemelle che si innamo- rano Perdutamente >, con par Iticolari di crudo verismo, maa anche rodio e il disprezzo del due amanti per Sergio Clemente, dipinto come un a Iindividuo spregevole. Pino o \ Gulli è una belva o un pazeljzo? Ce lo dirà il processopo III perito psichiatra l'ha dichia to irato seminfermo di mente e i-1socialmente pericoloso; lo diel-fende l'aw. Gian VittorioCabri. g. a. S| | Rita Fino in Clemente e Giuseppe Gtilli, l'amante che l'ha uccisa con i due piccoli figli a Sant'Ambrogio

Luoghi citati: Calabria, Piemonte, S. Ambrogio, Susa, Torino, Villa San Giovanni