Che cosa sappiamo del cancro

Che cosa sappiamo del cancro «C'è l'evidente certezza d'una vittoria non molto lontana» Che cosa sappiamo del cancro Un volume del prof. De Muro fa il bilancio della situazione attuale degli studi cancerologici attraverso le monografie di 41 fra i maggiori specialisti di tutto il mondo - E' una massa impressionante di risultati, esperienze, raffronti, tentativi - Le statistiche confermano il progresso che c'è nelle guarigioni e l'importanza della diagnosi precoce - Spettacolare regresso dei tumori allo stomaco negli Stati Uniti Conviene informare l'opinione pubblica delle ricerche sul cancro? E' utile la propaganda per la lotta contro i tumori? Periodicamente assistiamo all'emozione suscitata dall'annunzio di una nuova terapia, a volte da parte di persone poco qualificate o addirittura di ciarlatani, e alle messe in guardia che sono obbligate a fare le autorità sanitarie per argi nare le speranze dei malati e delle loro famiglie. Si direbbe che la sola parola del morbo determina nei nostri contemporanei ciò che potremmo chiamare una « sindrome cancerofoba ». In realtà più che l'opinione pubblica, o per lo meno in precedenza, andrebbero informati i medici se è vero, come pretendono alcuni studiosi, che sul 40 per cento di esiti fatali la causa è dovuta a una diagnosi tardiva della malattia. A questo tende lo sforzo compiuto dal prof. Paolo De Muro (Il cancro, Ediz. «Il pensiero scientìfico») il quale, in un volume di 1282 pagine, ha coordinato attraverso le monografie dei maggiori specialisti del mondo — siano essi immunologi, farmacologi, biochimici, clinici, chirurgi o amministra tori sanitari — quanto si sappia oggigiorno sul cancro, quali siano i più importanti indirizzi di studio quali le terapie e i loro risultati, quale l'importanza sociale del problema. Certamente i tumori sono il morbo caratteristico delle società materialmente progredite. Le principali malattie hanno anch'esse una loro storia e seguono un cor so in base ad un insieme di circostanze e a delle «leggi » non ancora chiarite. Ba sta riflettere alle forme di verse e alla più o meno grande virulenza della semplice influenza — spagnola asiatica o russa —* o rievo care la malaria alla fine del l'impero romano, la febbre gialla dell'epoca della colonizzazione o il progresso e poi la sparizione quasi misteriosa della lebbra in Europa nell'Alto Medio Evo Solo oggi si comincia ad in travedere l'influenza che questi fatti hanno potuto esercitare sul corso degl avvenimenti storici. La somma di conoscenze che racchiude l'opera 27 catterò ci permette di con siderare nel suo insieme uno dei maggiori problemi sani tari del nostro tempo. Qua rantuno fra i più grandi specialisti del mondo, da Hadow che apre il volume, a Lépine e Bourdin per la Francia, Zilber e Abelev per l'Urss, Bergel, Morrison e Pendower per la Gran Bretagna, Scott e Smit per gli Stati Uniti, Valdoni, Dogliotti, Coppo, De Muro stesso per l'Italia e tanti altri, espongono con competenza e lucidità, in questa opera pregevole, una messe impressionante di dati. Il problema può essere considerato sotto tre aspetti principali : quello fondamentale e sperimentale, quello clinico e terapeutico, infine quello sociale. Al primo il volume di De Muro porta un contributo di particolare interesse. Vi sono esaminate infatti le prospettive aperte alla produzione artificiale dell'immunità contro i tumori poiché si sa dall'inizio di questo secolo che organismi malati si rivelano immunizzati nei riguardi di inoculazioni o innesti di nuove forme tumorali. Lépine dell'Istituto Pasteur di Parigi espone poi con chiarezza esemplare le analogie fra infezioni virali e processi tumorali, rendendo limpidi i concetti fondamentali che da pochi anni hanno, con la scoperta dei più intimi meccanismi della materia vivente, non solo rivoluzionato la biochimica ma aperto agli studi sul cancro una strada maestra. Osserva giustamente Lépine che la sola definizione che si possa dare della cellula maligna è quella di una « non ubbidienza » ai processi che regolano l'ac crescimento normale dei tessuti, nel senso che lo sviluppo enorme e disordinato di queste cellule è atipico. In qualsiasi parte dell'orga nismo infatti esse si sviluppino, rivestono un aspetto diverso da quello del tessu to in cui proliferano. E si sa oggi che in esse manca inpdnsludtcipanttt il duplice apparato di acidi nucleici ( ADN -t- ARN) che presiede, nel patrimonio ereditario, alla caratterizzazione dei tessuti per cui esse si riproducono a scapito delle cellule provviste invece di un corredo completo di acidi nucleici. E questo carattere tali cellule lo hanno in comune soltanto con i virus, il che spiega lo slancio che porta oggi i ricercatori ad affrontare questi problemi nel loro insieme. Del resto tali analogie erano note da tempo poiché erano già state osservate nell'animale (gallina, cane, coniglio) forme spontanee di tumori trasmissibili di cui il virM era stato isolato e poteva trasmettersi sperimentalmente. Fino adesso, invece, un virus da tumore è stato isolato nell'uomo, ma soltanto in alcune forme benigne. Dopo queste premesse ed altre di non minore importanza sebbene più specializzate, parlano i clinici Tutte le forme possibili di tumori sono passate in rassegna con le loro terapie, la loro importanza e la po sizione nelle statistiche dei vari paesi. E non è un bi lancio scoraggiante, tut t'altro. Le persone che non hanno cultura scientifica — e sono la grandissima maggioranza — immaginano la « lotta contro le malattie » come un assalto da cui si debba uscire rapidamente vincitori o vinti mentre invece quello che noi combattiamo più spesso è un lungo assedio o una guerra di trincea. Questo libro importante ci permette di valutare, mentre il pubblico non può immaginarlo, quanto sia stato compiuto e quali immensi risultati siano stati ottenuti per la conservazione dei malati e per la conoscenza di sempre migliori e s più appropriate terapie. Anche altre considerazioni derivano da un'attenta lettura di alcune pagine: ad esempio il caso dei tumori dello stomaco, che è al primo posto nella mortalità generale per tumore richiama l'attenzione sull'importanza degli additivi chimici aggiunti agli alimenti. Infatti tale forma regredisce in modo spettacolare negli Stati Uniti e questo fatto è molto interessante quando si pensi alle campagne allarmistiche condotte da noi nella stampa contro l'introduzione di additivi negli alimenti, campagne che interferiscono in modo tutt'altro che positivo sul lavoro de gli esperti. Si pensi allaparticolare libertà concessa invece negli Stati Uniti a o per l'impiego di vitamine, conservativi e antibiotici in alimenti di generale consumo, pratiche tuttora proibite in Italia. Eppure i tumori dello stomaco vi regrediscono. Dal punto di vista sociale, le statistiche pubblicate in Gran Bretagna dopo l'istituzione di centri specialistici ben organizzati e che riguardano più particolarmente la diagnosi precoce e la cura di tumori dell'apparato genitale femminile, hanno mostrato nel 1961 una flessione della mortalità del 3,7 cf0 rispetto all'anno precedente. A questo riguardo non possiamo che rallegrarci che anche in Italia il riconosci mento avvenuto con Deere to Ministeriale del 2C di cembre 1961 di « malattia sociale » per i tumori permetta oggi di concentrare la lotta mediante l'istituzione e il funzionamento di una serie di centri specializzati. Non ci si può nascondere tuttavia che la frequenza globale della malattia sia in aumento benché il nostro paese non appaia fra i più colpiti. Si considera infatti che in Italia la mortalità per tumore^ sia del 16,6 ^ sulla mortalità generale con un quoziente di mortalità specifica, nel 1961, di 153 per 100.000 abitanti: lo stesso quoziente è in Austria di 248, e di 212 in Gran Bretagna. La grande messe di scienza, di conoscenze e di dati che porta agli studiosi l'opera importante del prof. De Muro costituisce anche un mònito e un motivo di speranza. Un mònito perché fin troppo semplicisticamente l'opinione pubblica considera che non si è ancora compiuto nulla di positivo nella lotta contro i tumori e si abbandona a un terrore irrazionale dinanzi alla malattia. Un motivo di speranza perché da queste pagine lucide e meditate sgorga l'evidente certezza di um. vittoria non molto lontana. E questa sarà conseguita forse grazie a delle ricerche di carattere^ ■P^|mente teorico sui più finii meccanismi cellulari: e non sarà la prima volta che si verrà a dimostrare come la ricerca non possa essere divisa fra « pura » e « applicata » ma sia soltanto un'unica strada per il raggiungimento della verità. Daniele Bovet Premio Nobel per Ta medicina