Milano affronta la grave crisi edilizia facendo costruire case di tipo popolare

Milano affronta la grave crisi edilizia facendo costruire case di tipo popolare Dopo l'orrore d'aver fabbricato alloggi troppo cari Milano affronta la grave crisi edilizia facendo costruire case di tipo popolare Com un. r-d enti pubblici già hanno aperto cantieri per 25.560 vani - Altri 53 mila sono in appalto - L'altro giorno il Consiglio comunale ha approvato un mutuo di 25 miliardi per nuove case popolari, scuole e per l'acquisto di zone verdi • Di fronte a questa masSiria iniziativa impresari privati si stanno volgendo verso l'edilizia convenzionata - Gli errori degli anni del «boom» si stanno scontai ■- adesso: ci sono quasi 50 mila vani che è difficile vendere per l'alto prezzo, mentre la città ne ha bisogno di oltre 350 mila Secondo l'Istituto lombardo di studi economici il costo medio del « suolo edilizio » in Milano è di 120 mila lire, e a New York 50 mila (Dal nostro inviato speciale) Milano, 6 marzo. Nei campi verso Gorgonzola e l'Adda, verso la « bassa » Lodigiani!, a 15 chilometri dal centro di Milano, s'alzano gruppi di rase nuovissime, quasi inanimate di giorno; immagini di città scaturite dal nulla, in equilibrio fra cinerra e letteratura. Sono i « quartieri satellite », progettati, negli anni del « boom », su aree agricole che rincararono in pochi anni del 500-700 per cento. Nei dintorni di San Donato un metro quadro di terreno costava 4000 lire alla vigilia dell' espansione : passò a 60 mila nel 1962. Nella piana umida a sud della città, ancora popolata di cascine, i prezzi salirono da 400 a 8000 lire al mq; e furono gli aumenti più modesti, in un momento di ebbrezza collettiva. Un' indagine dell' Istituto lombardo di studi economici offre questi dati stupefacenti : il costo « medio » del suolo, per mq di superficie edilizia, è più alto a Milano che a New York (Milano 120 mila lire, New York 50 mila). Fino a tutto il '63 i prezzi dei fabbricati nuovi salivano del 3040 per cento in pochi mesi; appartamenti consegnati nell'aprile '62 per 40 mi lioni erano offerti a 55-60 milioni nel febbraio 1963. Non meno stupefacente: il valore del patrimonio di aree residenziali nella sola città di Milano, gonfiato dal la ricerca spasmodica (tanto più nelle zone periferiche) era nel 1962 molto vicino al valore di tutte le azioni di società italiane quotate in Borsa: 7.296 miliardi contro 8.754 (studi sul patrimonio fondiario fatti dall'Ilses con apporti della Edison). Detroit, pur avendo una popolazione più grande e redditi ben più alti, può vantare appena un sesto del valore attribuito alle aree e agli edifici di Milano. Oggi, dopo lievi diminu zioni dei prezzi, si offre per 78 milioni un appartamento che si affaccia sul residuo tratto scoperto della Martesana, con un panorama di rifiuti e di acque stagnari ti. 120 mila lire al mese per un'abitazione « civile » di 4 vani più i servizi oltre la circonvallazione esterna. Nella cerchia S. Babila-via Senato via dei Giardini, un appartamento da 100 o 150 mi lioni non sorprende. A sentire alcuni studio si si tratta di prove di vita> lità economica, di libero gioco nella produzione di ricchezza, con errori e di storsioni ma con riflessi be nefici per tutti; a sentire altri si tratta di fenomeni abnormi, con accumulazio ni di ricchezza dovute a giochi estranei alle norme del libero mercato, e con conse guenze negative sull'equili brio economico e sociale del la città. Milano venne sfigurata, mentre il vecchio piano re golatore consentiva di con centrare su spazi esigui massicci volumi; la congestione causò il caos nella viabilità, aggravò a dismisura i mali dei servizi pub blici, costrinse gli abitanti in una città disumana. Si ripensi a quel dato notissi mo: 300 mila lavoratori, i « pendolari », che ogni giorno perdono da 4 a 5 ore per venire da paesi della provili eia ai luoghi di lavoro e ri tornare a casa. La rincorsa verso i 90 comuni della « corona », concentrati pre valentemente verso nord nord-est, fu il prodotto di un assoluto disordine urba nistico ed economico, in cui prosperava la speculazione Disordine ripetuto all'ester no: nella fascia di Cinisel lo Balsamo (verso Monza gli affitti aumentarono del 400-500 per cento in pochi anni, toccando i massimi nel 1963. Molti milanesi, estenuati dalla lotta col costo della abitazione (che causava aumenti di altri costi) pensarono alla casa fra i prati, coperti di nebbia ma di nebbia pulita, patriarcale, ricchi di silenzio, a buon mercato. Fu la nascita dei « quartieri-satellit j » ; alcuni studiati e finanziati seriamente, altri improvvisati sui terreni meno richiesti, privi di servizi e di legami con la città. Proprio quando i slespi stuzapqagfdtlas2rbsu1glr1nddnmpiacree i « satelliti » erano in costruzione il « boom » rivelò le sue anomalie e i suoi scompensi; ci fu la svolta politica, le banche strinsero i freni. Un intero quartieresatellite, con edifici per oltre 10 mila vani, passò a un gruppo finanziario svizzero che poteva reggere fino a tempi migliori. Alcuni impresari fallirono : edifici quasi ultimati .restarono in abbandono fra i campi, spogli di finestre e di termosifoni, rivenduti di furia per dare qualcosa ai creditori. La crisi edilizia ha assunto a Milano proporzioni allarmanti. Le costruzioni residenziali sono diminuite del 22 per cento; molti cantieri sono aperti soltanto simbolicamente; gli operai edili sono diminuiti di 50 mila unità in pochi mesi. Nel 1962-'63 erano 140 mila, oggi 90 mila (dato provinciale) contando gli « irregolari », numerosissimi fra i 120 mila immigrati meridionali, assorbiti per il 36-40% dall'edilizia (65 % dei meridionali operai comuni e manovali, 25 % analfabeti o semianalfabeti, con tutti problemi di ordine sociale immaginabili). Se non si apriranno numerosi nuovi cantieri e se non riprende rà in pieno il lavoro per gli edifici iniziati, l'occupazione potrebbe ridursi della metà verso l'estate. L'edilizia privata milanese, che attirava ogni anno investimenti di 250 miliardi, si è di colpo disseccata. Un grosso impresario, che ave- va « fatturato » un miliar-1do e trecento milioni nelj1963, è sceso a 12 milioni e sceso a nel '64. Ed ha chiuso i battenti. Un dato mostra chiaramente quanto sia stato brusco l'arresto: 506 progetti nel dicembre 1964 contro 2358 nel dicembre 1963, agli sportelli del comune di Milano. Perché tutto questo? In parte si ripetono analisi già fatte in altre città: restrizioni del credito (ma qui la Cassa di Risparmio ha disposto che siano accettate domande di mutuo per qualsiasi importo, con massimo di 900 mila lire a vano per i privati), aumenti dei costi di produzione, timori per la legge urbanistica, diminuita capacità di spesa in seguito alla congiuntura avversa (120 miliardi di salari in meno nel 1964 rispetto al 1963: Milano ha 33 mila stabilimenti, con 500 mila ad- detti). Una relazione della Camera di Commercio osserva, però, che si tratta di un processo « in parte auto-nomo », e gli studi già ci-tati lo fanno risalire alia11111 il i ti 1111111111 ti i ti MiiiMii [■■■■■niitiiiu 11 ii 1 frenetica speculazione, nonché al divario fra offerta di un certo tipo di abitazioni e domanda di tutt'altro tipo, cioè infinitamente meno costoso. Milano aveva un fabbi- SOgno arretrato di 364 mila stanze; oggi si calcola che almeno 40-50 mila stanze siano vuote. Evidentemente hanno prezzi e affitti troppo alti. Non si era tenuto conto di un dato elementare: negli anni del « boom » su 600 mila nuclei familiari (oggi sono 663 mila) circa 400 mila avevano un reddito inferiore alle 100 mila lire mensili, con possibilità di pagare affitti non superiori alle 20 mila lire. Milano insiste spesso noi suoi errori, portandoli a dimensioni gigantesche, ma ha capacità di pronti ricuperi. L'edilizia popolare, per iniziativa dell'Istituto autonomo case popolari e del Comune, è un grosso fatto con esempi discussi ma con altri presi a mo- dello per la modernità di sono in costru-concezioni: „ zione 6001 appartamenti, per 25.506 vani utili, e al-tri 12.480 per 52.902 vanisono stati appaltati o lo sa-ranno presto (affitti sullei25 mila lire al mese, col ri- scaldamento). Il piano intercomunale, dopo 15 anni di polemiche, sta per essere presentato (sia pure con due soluzioni diverse), toccando 89 comuni aderenti. Ed è entro questo piano che si punta sull'edilizia convenzionata, cui molti impresari già si stanno convertendo, sempre per la facilità milanese ad adottare nuovi indirizzi. Manca il verde: il Comune ha acquistato 12 milioni di mq nella cerchia cittadina per sottrarli alle costruzioni e farne giardini o parchi, prevedendo altri 244 milioni di mq di verde all'esterno della città. L'altro ieri è sta to approvato un mutuo di 25 miliardi per altre case popolari, zone verdi, scuole, case di riposo per vecchi. Milano ha scatti repentini di ripresa, pur nel violento contrasto locale di potenti forze economiche e politiche opposte. Il 23 marzo 1964, per uno di quegli scatti, la drastica riduzione degli indici di fabbricabilità sulle aree ebbe approva- zione unanime dal Consi- gia ve- Sho, comunale. Si era arnvatl all estremo, e ™: ma, fu un aeSno. d.ella caPa°^a <r. suPerare 1 nrni;^ contingente, i Mario Fazio

Persone citate: Consi, Mario Fazio