Saragat ha graziato cinquanta condannati

Saragat ha graziato cinquanta condannati Prossimo un atto di clomenza Saragat ha graziato cinquanta condannati La firma dei decreti di liberazione è stata tra i primi atti del neo-Presidente, vivamente turbato dall'entità della popolazione carceraria: 35 mila detenuti - In preparazione il provvedimento d'amnistia o di indulto Roma, lunedì mattina. Il Presidente della Repubblica, on. Giuseppe Saragat, come tutti i suoi predecessori al Quirinale e cioè Enrico De Nicola, Luigi Einaudi, Giovan- j ni Gronchi ed Antonio Segni, dedica ogni giorno un paio d'ore alla firma. Si tratta generalmente di leggi che, munite del sigillo dello Stato, vengono così promulgate; di decreti riguardanti la nomina o la nromozione di ufficiali delle forze armate; di messaggi ad altri Capi di Stato; di decreti di grazia... Il presidente Saragat ha già firmato, da quando — e sono pochi giorni — esercita la suprema magistratura della Repubblica, una cinquantina di grazie. Le pratiche per la concessione di grazie da parte del Capo dello Stato vengono minuziosamente istruite dalla Direzione generale degli affari penali, delle grazie e del Casellario del Ministero della Giustizia. Il direttore generale è attualmente il dott. Pietro Manca, presidente di sezione della Corte di Cassazione, i Una volta completata la pratica, essa viene rimessa al ministro Guardasigilli, il quale la esamina a sua volta. L'on. Oronzo Reale, attuale ministro, avvocato presso il Foro di Roma, che fu allievo, come Antonio Segni, di un giurista illustre, il Chlovenda, esamina le proposte di grazia con particolare attenzione, convinto com'è che l'istituto della grazia, concesso al Capo dello Stato, è una sorta di supercassazione. « Concedere la grazia in modo capriccioso — dice l'on. Reale — sarebbe perpetrare le più grosse ingiustizie, mentre l'obiettivo numero uno di ogni democratico è esattamente il contrario! La concessione della grazia ■— ha poi ricordato li Guardasigilli — è esclusa per i reati di carattere sessuale e per quelli di diffamazione». Dal palazzo di via Arenula, dov'è la sede del Ministero di Grazia e Giustizia, le pratiche per la grazia vengono portate in Quirinale dove, alle dipendenze della segreteria generale della Presidenza della Repubblica c'è un « ufficio grazie » che esamina i documenti e i decreti da sottoporre infine al Capo dello Stato. Quando, il 30 dicembre scorso, il presidente Saragat firmò i primi decreti di grazia chiese rpianti fossero i detenuti in Italia. Poche decine di minuti dopo il suo segretario particolare, dott. Stelio Zerbini, depositava sullo scrittoio del Presidente un «appunto». Su di esso figura una cifra, trentacinquemìla. Dunque, i detenuti sono trentacinquemila e nell'appunto rimesso a Saragat sono indicate, di larga massima, le pene che essi devono scontare. La cifra pare abbia impressionato il presidente Saragat, che la considererebbe molto elevata. Allorché il governo riprenderà la sua attività collegiale esaminerà il problema di un atto di clemenza in occasione dell'elezione del quinto Presidente della Repubblica italiana. L'amnistia o l'indulto dovrebbero recuperare e reinserire nella società coloro che non sono delinquenti abituali. E' risaputo che Saragat ha un senso assai vivo della libertà, sicché Alcide De Gasperi, com'è stato ricordato in questi giorni, disse una volta: « Saragat ha una fede religiosa nella libertà ». Ma secondo gli uomini politici più in vista, da Moro a Nenni, da La Malfa a Rumor, il neo-Presidente della Repubblica è pure uno strenuo assertore della giustizia. «Niente, — suole ripetere — è più deleterio alla convivenza civile della giustizia conculcata, soprattutto fra gli umili, i più indifesi. Ciò crea reazioni ». E* per questo che nel mes- stbrazltBsrtttdPldcrgri saggio per il suo insediamen to, il Presidente della Repubblica ha dedicato ampi riferimenti alla magistratura, la amminlstratrlce della giustizia, alla quale, nella sua assoluta autonomia, va riconosciuto il posto fondamentale di Buprema guardiana della nostra vita civile. Giuseppe Saragat ha detto e ripete che tutto ciò che potrà essere fatto per rafforzare la magistratura, presidio detla nostra ordinata convivenza, gioverà al Paese. E, forse, non è un caso che la prima solenne cerimonia dopo quella dell'insediamento, cui Giuseppe Saragat prende rà parte, sarà quella dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, che si svolgerà a Roma, il 9 gennaio. In realtà la cerimonia assumerà particolare solennità, certo maggiore che negli anni scorsi. Vittorio Staterà

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