Severo controllo delle costruzioni e degli affitti contro Ia speculazione edilizia in Danimarca di Sandro Doglio

Severo controllo delle costruzioni e degli affitti contro Ia speculazione edilizia in DanimarcaUn praiondo civismo aiuta le buone leggi Severo controllo delle costruzioni e degli affitti contro Ia speculazione edilizia in Danimarca I nuovi fabbricati non possono superare la quota fissata dal piano annuale - Sono incoraggiate le case popolari, senza scopo di lucro, e la casetta individuale; gli interessi pagati alle banche e le spese di manutenzione sono detraibili nella denuncia del reddito - Il fitto nelle case prebelliche è bloccato; lo Stato dà sussidi per pagare l'appartamento a chi guadagna meno di 130 mila lire al mese - La prima legge urbanistica risale al 1887 r^N DRVEG 1A e a o i a 0 50 100 150 200 Km. citr r^(Dal nostro inviato speciale) Copenaghen, febbraio. Anche la Danimarca, paese prospero e felice, è alle prese con un grosso problema edilizio. La guerra non c'entra: occupato dai tedeschi, il paese non ha quasi subito distruzioni, se si toglie qualche piccolo bombardamento eseguito dagli inglesi contro le industrie che producevano per Hitler. La crisi di appartamenti, che affligge Copenaghen e poche altre grandi città danesi, viene esclusivamente dall'aumento ' della popolazione, dall'afflusso in città di decine di migliaia di persone che fino a ieri erano occupate nell'agricoltura, dalla progressiva svalutazione della moneta che comporta, fra l'altro, l'incremento degli affitti. Problemi simili affliggono un po' tutta l'Europa. Il fenomeno non raggiunge evidentemente le proporzioni della crisi edilizia italiana o francese: qualche decina di migliaia di persone, ordinatamente elencate nei registri dell' Ufficio di Stato, attendono che venga loro assegnato un alloggio che sia più grande di quel lo che hanno o che li liberi dalla coabitazione con genitori, parenti o amici. Ma la Danimarca è un piccolo paese: 43.000 chilometri quadrati (neppure il doppio del Piemonte) con appena 4 milioni 600.000 abitanti. La densità è nettamente inferiore a quella italiana: vaste zone del paese sono scarsamente abitate. Le poche decine di migliaia di famiglie in cerca di una sistemazione rappresentano perciò, comunque, una grossa spina nel fianco del governo di Copenaghen. I socialisti danesi sono al potere, da soli o. in coali zione, da alcuni decenni. La soluzione che si sta dando al problema edilizio è per ciò una soluzione socialista: è questo l'aspetto che la rende forse più interessante. Ci si deve però subito intendere sul socialismo danese: il paese vive es senzialmente di agricoltura — latte, burro, uova, maiali, carne rappresentano cinque sesti delle esporta zioni — e l'agricoltore con le sue cooperative, le sue organizzazioni di vendita e di commercio è il più im portante elettore del socia lismo. Ciò non toglie che qui spesso anche l'industria le, il banchiere, l'uomo d'affari siano socialisti. Un so cialismo democratico, non massimalista. La crisi edilizia, dunque viene risolta con soluzioni socialiste che non negano il diritto alla proprietà, e che nulla tolgono alla libertà del cittadino. Però la costruzione di nuove abitazioni è controllata dal governo; gli affitti — anche quelli delle case nuove — sono decisi dallo Stato; le famiglie che guadagnano di meno ricevono una sovvenzione annua per pagarsi l'alloggio. Il numero delle abitazioni costruite ogni anno è rigorosamente legato a un « pia no » che tiene conto dello sviluppo dell'economia, del le necessità della popolazio ne e dell'opportunità di non aumentare il numero dei dipendenti del settore edile per prevenire in un domani gravi crisi. Inevitabilmente ne consegue uno sbilancio a danno delle richieste, ma nessuno sembra preoccuparsene troppo: chi vuole un alloggio è disposto ad aspettare qualche anno; chi si sposa, sa che dovrà vivere per qualche tempo con i suoceri; il proprietario, che si vede negare il permesso di costruzione perché la sua casa non rientra nel numero delle trenta o quarantamila abitazioni che il governo ha deciso di costruire quest'anno, non fa tragedie. Corrompere i funzionari o acquistare da altri il diritto a costruire, sono cose che nessun danese sogna di fare: la speculazione dei co struttori è perciò inesistente. La preferenza per edifi care viene data in primo luogo a chi si costruisce una casi tta per sé, poi alle grandi organizzazioni sociali, le quali — senza lucro, perché sono enti pubblici controllati dallo Stato — costruiscono case popolari. Rimane poco margine per chi co¬ stfitpeinscquvosol'u1falTcGz struisce case private da affittare: è un altro motivo per il quale la speculazione in Danimarca è quasi sconosciuta. Popolari o private, comunque, tutte le abitazioni devono essere preventivamente sottoposte al controllo dell'ufficio governativo, seve¬ rissimo — mi dicono — nel date l'autorizzazione di costruire: l'alloggio dev'essere relativamente grande, ma soprattuto deve avere servizi igienici perfetti. « Forse adesso molta gente si accontenterebbe di un bagno piccolo o si adatterebbero a vivere allo stretto pur di r La Danimarca è meno del doppio del Piemonte ed ha 4 milioni e 600 mila abitanti (il Piemonte, 4 milioni). Vaste zone sono praticamente spopolate. Il terreno è pianeggiante, ricco di acque, fertile. Non ha né carbone, né ferro, né minerali. La grande risorsa è l'agricoltura; anche l'allevamento del bestiame è molto progredito avere una casa. Ma noi dobbiamo pensare al futuro: tra cinquantanni tutti vorranno case grandi, comode e perfette e non ci potremo permettere il lusso di buttare giù le abitazioni che costruiamo ora ». Fatta la casa, il proprietario che intende affittare gli appartamenti, prima di cercare clienti o prendere impegni, deve ottenere l'autorizzazione governativa sul prezzo di affitto, deve documentare tutte le spese sostenute e proporre un prezzo mensile: se l'affitto supera il nove per cento del costo dell'alloggio, il governo non dà l'autorizzazione, Anche facendo cosi, tuttavia, gli affitti sono alti In una casa moderna, un alloggio con due stanze costa dalle quaranta alle novanta-Imila lire al mese: è un prezzo che non tutti, evidentemente, si possono permettere di pagare. Ed ecco che 10 Stato torna a intervenire. 11 capo-famiglia danese, che guadagna meno di 130.000 lire al mese e ha due figli a carico, se va ad abitare in una casa nuova (se non ha, cioè, l'affitto bloccato, come accade per gli appartamenti costruiti anteguerra) riceve cinquantamila lire all'anno dallo Stato quale « contributo per l'appartamento ». Per ogni figlio in più il contributo aumenta: chi ha cinque figli, praticamente alloggia gratis. Se il guadagno del capofamiglia è inferiore alle cen- 11111111111 f I II M111111 ri I n 111111 i 1111l 11 * I II 111M1111111111 tornila lire mensili ( in Da nimarca queste cifre rap presentano i limiti della povertà) le organizzazioni sociali sono obbligate a tro vargli un alloggio adeguato alle sue esigenze e alle sue possibilità.. Un appartameli to ogni dieci costruiti dalle grandi imprese con sovvenzione statale è, infatti, per legge riservato ai danesi in condizioni più disagiate. Costruirsi una piccola casa per sé — una villa o un bungalow magari prefabbricato, ma comunque circondato da qualche metro quadrato di giardino — è il sogno di ogni danese: lo Stato aiuta i cittadini a realizzare questo sogno. Cir ca il cinquanta per cento delle nuove costruzioni è Istituito da abitazioni in o - dividuali. Basta avere il quindici per cento del capitale per trovare un prestito alla banca: l'interesse che si deve pagare è alto, raggiunge l'otto, il nove per cento, ma lo si può detrarre dalle imposte. Possono essere anche sottratte dai redditi denunciati tutte le spese di manutenzione o di miglioramento della propria casetta: un nuovo impianto igienico, il rifacimento del vecchio, la verniciatura dei muri, persino il rinnovo delle tappezzerie. « La Dani marca dev'essere sempre più bella e moderila ». Nonostante la coabitazio ne forzata di decine di mi gliaia di famiglie (ma in Danimarca coabitazione non vuol dire vivere in cinque o sei, là dove c'è posto per uno), nonostante gli affitti alti e i limiti imposti alle nuove costruzioni, il pano rama dell'edilizia danese è insomma meno brutto che in altri paesi. Con l'aiuto dello Stato ci si avvia verso una soluzione: fra dieci anni — sono previsioni uffi ciali — l'alloggio in Dani marca non dovrebbe più rappresentare un problema Però —' la precisazione f importante — sono decenni che si lavora per giungere a questo traguardo e sono decenni che i danesi fanno sacrifici per sconfiggere le speculazioni e avere una casa. La prima legge che abbia affrontato seriamente e coraggiosamente il problema risale al 1887. Sandro Doglio i. a. e, a l e

Persone citate: Hitler