L'uomo Antonio Gramsci

L'uomo Antonio Gramsci «Neanche mia madre conosce tutte le traversie che ho passato» L'uomo Antonio Gramsci La sua vita, che S. F. Romano ricostruisce in modo esemplare, fu una lotta eroica contro la miseria, la solitudine, l'avvilimento del carcere - Nella lunga prigionia diede la sua prova più alta, intellettuale e morale La biografia di Gramsci è una delle più difficili a scriversi, o per lo meno quella che crea scrupoli maggiori, quando si pensi che una parte della non lunga vita di lui, l'ultima, una decina di anni, egli la trascorse in carcere, e quella parte è la più produttiva del suo intelletto-'é- la più ricca e aperta di confidenze private, con quel pathos, quella poesia che è ben nota, e perciò raccontarla significa trovarsi a tu per tu con pensieri già elaborati e lettere in cui tutto dell'intimo è già espresso chiaramente e minutamente; che poi la stessa azione preponderante dell'uomo politico è di teorico, di polemista, di uomo di penna insomma piuttosto che di pratico combattente, cosicché una biografia di Gramsci non può che risolversi in una esposizione o in un saggio critico sulla sua figura e opera di intellettuale; e infine che è impossibile non sentirsi con lui in un rapporto più di politico che di storico, giacché egli è partecipe, deflnitore e insieme profeta, all'inizio di un'azione che è continuata, continua e c'investe da tutte le parti. Ma intanto Salvatore Francesco Romano, ben noto studioso di storia, ha affrontato il tema e l'ha ora condotto a termine in un grosso volume, Gramsci, che trova posto nella collezione di biografie diretta da Nino Valeri presso la Utet. Qualche buon tentativo biografico lo precede: nessuno è cosi completo. Poiché qui non si tratta di sunteggiare la biografia di Gramsci, e poiché si ha sempre l'ambizione di scoprire delle direttrici chiare, generali e utili e proporre defini¬ zioni compendiose, ini provo a suggerirne una, che mi pare si possa ricavare da questo libro: la vita di Antonio Gramsci è una serie dì «liberazioni », o di tentativi, di sforzi verso una « liberazione ». Nato di famiglia povera, che stenta molto a vivere; all'età di quattro - anni, in preda a convulsioni ed emorragie (forse per una caduta da un'alta scala) è in fin di vita, tanto che i familiari gli approntano una piccola bara e il vestitino da morto (che la madre conserverà a lungo); si salva, ma comincia il suo corpo a deformarsi, la testa dal bel volto a premere massiccia sulle spalle ingobbite; ma, se pur debole fisicamente, :è forte di spirito," è avido di. letture, vuol « liberarsi » nello studio che potrà immetterlo nella comunità degli uomini estraendolo dalle disparità della fortuna. Ma solo a stento, per la povertà, potrà continuare gli studi. Pensando a quell'infanzia e adolescenza nella nativa Sardegna dirà, senza sollievo: «Neanche mia madre conosce tutta la mia vita e le traversie che ho passato». Sente di non ricevere amore dai suoi né di darlo, e sarà questo un suo lungo tormento della vita, cominciando da così presto. Ma come si può amare una collettività se non sì amano profondamente singole persone umane? La domanda lo perseguiterà e dalla risposta a un quesito cosi vitale dipenderà la sua morale di socialista. Uscirà lilialmente dalla vita ili villaggio nell'autunno dell'll, venendo a Torino all'Università: si «libererà» nella cultura, negli studi letterari e filosofici, dalle angustie dello spirito provinciale; si sentirà diventare moderno in quella «città moderna nel senso più schiettamente storico della parola ». I suoi anni di «garzonato universitario» saranno duri, senza sorriso, pieni di sofferenze fisiche (freddo, denutrizione) e morali. Questa volta Gramsci si libererà dalla schiavitù dell'uomo solitario attraverso la simpatia umana, la fiducia nell'intimità con altri uomini in lotta, «nella concezione e| nella pratica del socialismo», odiando l'indifferenza, l'im-l partecipazione negativa. Conquista grandiosa, anche se insufficiente. Forse c'è in questa insufficienza una spiega-1 zione. da una parte, del suo irrigidirsi in determinatezze eroiche, e dall'altra del suo formarsi più come intellet-| tuale rivoluzionario che noni corno capo rivoluzionario (distinzione SU cui insiste, credo con ragione, il Romano). La liberazióne più ampia e armoniosa e confortante la raggiungerà molto più tardi,; dopo gravose, drammatiche I esperienze: il lento affermarsi nel partito socialista, nel giornalismo quotidiano, nella | creazione di basi culturali ali suo partito, l'attenzione verso Mussolini e poi il distacco; lej rivolle operaie, gli scioperi dell'aprile del '20, nei quali eserciterà il suo primo dominio di dirigente; l'occupazione dolio fabbriche e la sua conclusione fallimentare; l'affermarsi del fascismo e il soggiorno di Gramsci a Mosca. Sarà la liberazione nell'amore per mia delle tre sorelle Schucht, Giulia (che diverrà poi la madre di due suoi figli: mio. Giuliano, mai conosciuto! sarà l'idillio al diapason più elevato di gentilezza o di virilità morale che si possa immaginare, poiché l'amore è pensato come accrescimento della coscien¬ ì' za e indomito impulso alla lotta contro « il mondo grande e terribile ». Poi è il ritorno ili Italia, la lotta parlamentare contro il fascismo, l'arresto, la condanna. Che cosa fu la vita in carcere? Fu il combattimento di tutte le sue forze per resistere e sopravvivere, la confluisca giorno per giorno di una liberazione dalla tortura dell'avvilimento fisico e morale: i trentadue quaderni riempiti di note — la sua opera di cultura « disinteressata » — sono quella conquista, e le sue lettere ne appaiono la cronaca straordinariamente drammatica, illuminata dalla più viva luce di eticità. Ci vollero altri dieci | anni (1937-1947) perché la società italiana, uscita dalla più massacrante delle prove, si accorgesse che nel suo seno aveva racchiuso un campione di quella forza, vissuto per combatterla nelle sue grettezze, nei suoi Invilimenti peggiori, e la cultura italiana si rendesse conto di come aveva rallentato il passo senza lo sprone di un dialogo con lui. Naturalmente, io so bene che questo itinerario di Gram sci di liberazione in liherazio ne non può che risultare di uno schematismo perfin ret torico, e non può dare che un'idea molto generica dell'impalcatura della biografia gramsciana così robustamente stabilita dal Romano e concretata, com'è giusto, nella ricostruzione critica (qui interverranno gli studiosi specialisti) di quella mente così acuta, che ebbe a direttiva e stimolo, sin da quando a Torino era discepolo del professor Pastore, questo problema: « capire come le idee diventano forze pratiche». Franco Antonicelli Giulia Schucht, l'amorosa compagna di Gramsci

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