Un po' di gioia per tre suore e 15 malati in uno dei più piccoli ospedali del Piemonte

Un po' di gioia per tre suore e 15 malati in uno dei più piccoli ospedali del Piemonte Un po' di gioia per tre suore e 15 malati in uno dei più piccoli ospedali del Piemonte «Cara Suor Gaudenzia: le mandiamo la radio e anche un televisore» - Così aveva risposto "Specchio dei tempi" alla superiora dell'ospedale di Bianzè che voleva distrarre i suoi vecchi ricoverati - Il dono è giunto quanto mai gradito (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 20 febbraio. Suor Gaudenzia (al secolo Erminia Panza), Superiora dell'ospedale di Bianzè, ha «-lilesto ieri a «Specchio dei tempi» una radio per distrarre i ricoverati, tutte persone anziane che non possono Insalare il Ietto da mesi, qualcuna da anni. Le avevamo promesso la radio e anche un televisore. Non per eccesso di prodigalità, ma perché sappiamo che i malati hanno bisogno di sollievo morale, insieme alle cure mediche. Negli ospedali le giornate sembrano interminabili. La sofferenza acuisce la tristezza, ingenera lo sconforto. Oggi stesso siamo andati da suor Gaudenzia per consegnarle i due apparecchi. Un avvenimento, per il minuscolo centro del Vercellese. Erano ad aspettarci il consigliere conninaie Cipriano Costanzo — in rappresentanza del sindaco, geom. Gino Ferraris, assente per motivi di ufficio —, il vicepresidente del Consiglio d'amministrazione dell'ospedale, Marco Pavese, altri componenti la municipalità. Tutti ci tenevano a ringraziare « Specchio dei tempi » per il dono, che da parte nostra voleva essere un semplice gesto di solidarietà verso i degenti. L'ospedale di Bianzè — sorto nel 1824 come «infermeria Sant'Eusebio » — è uno dei più piccoli del Piemonte. Due stanze accolgono una quindicina di malati, quasi tutte donne tra 1 settanta e gli ottant'anni. Qualcuna ha ancora dei parenti che vanno a trovarla, alleviando la solitudine. Le altre sono affidate esclusivamente al serafico cuore di suor Gaudenzia e delle sue due collaboratrici, suor Carola e suor Donata. Tre simpatiche figure di religiose, che in- trascorrono l'esistenza tra il dolore e le miserie fisiche — sono un esempio di disinteresse e di bontà. L'ospedale ili Bianzè ha quasi un secolo e mezzo, non risponde ai bisogni degli abitanti. Vive stentatamente, anche perché le mutue non gli indirizzano più i loro assistiti, preferendo gli ospedali dello grandi città. E' la solita storia del debole, destinato a languire di fronte agli organismi meglio agguerriti. L'ospedale di Bianzè era rinomato, in epoca non lontana. Dispone di una sala operatoria attrezzatissima, ogni settimana venivano da Vercelli e da Santhià chirurghi valenti. A poco a poco, da ospedale si è ridotto a cronicario. Il Comune ha in progetto un nuovo ospedale, moderno. La « pratica > si trascina da un decennio nel labirinto della burocrazia. Domattina, i degenti potranno seguire per la prima volta la Messa attraverso il televisore. Dalla gioia e dall'ansia di quegli sventurati, abbiamo compreso quanto il dono di « Specchio dei tempi » sia giunto gradito. Giorgio Lunt Suor Gaudenzia, con alcune ricoverate dell'ospedale di Bianzè (Vercelli). Guardano le prime immagini del televisore portato da « Specchio dei tempi» (Foto Moisio) in convento nel 1918, da circaIGmezzo secolo svolge l'aposto-l ralato di carità. Ci assicura che ha settant'anni. Se non sapessimo che le suore non dicono mai bugie, stenteremmo a credere che non si sia agiunte parecchie primavere, magari per una specie di civetteria alla rovescia. E' fresca, giovanile, instancabile. «E pensare — confida — che da ragazza mi hanno respinta tre volte, quando volevo entrare in convento come novizia. Mi iudicavano troppo gracile, temevano che la mia salute non reggesse alle privazioni e ai sacrifici imposti dal nostro Ordine ». Dopo un lungo tirocinio come infermiera in un istituto di Milano, suor Gaudenzia — nativa di Novara, com'è facile capire dal nome che ha scelto indossando il velo, perché San Gaudenzio è il patrono di quella città ed ha la stessa venerazione che i vercellesi riservano a Sant'Eusebio — era stata trasferita a Domodossola, poi ha trascorso 14 anni come Superiora nell'ospedale psichiatrico di Vercelli. Nel 1952 è venuta a Bianzè per dirigere non solo l'« infermeria », ma anche l'ospizio della vecchiaia. Quanti meriti si sia acquistati tra la popolazione, suor Gaudenzia non lo ammetterebbe mai. Li apprendiamo dagli esponenti della Pia opera. De vono essere meriti incontesta bili se quattro anni addietro, quando la Casa-madre dell'Or dine l'aveva assegnata ad Oleggio, i cittadini di Bianzè tanto brigarono e reclamarono, per riaverla, che ne salutarono il ritorno con una commovente manifestazione popolare Non c'è da stupirsi se al giorno d'oggi le vocazioni religiose sono in declino. Per dedicarsi agli infermi non bastano lo spirito caritativo, l'animo profondamente cristiano, la volontà di rinunciare alle gioie terrene. Suor Gaudenzia riceve dal Comune uno stipendio di 15 mila lire al mese (le altre due suore ne hanno 12 mila): il bilancio non consente un onere maggiore, la cifra ha un carattere più simbolico che reale. Eppure suor Gau denzia, suor Carola e suor Do nata riescono a mandare patte dello stipendio alla Casa madre, per contribuire alle esigenze della comunità. Suor radrlfclclsdusrsd Gaudenzia v un'ottima infer ratiera, la gente del paese sì rivolge a lei per iniezioni ed altre terapie prescritte dal me dico. Se qualche paziente la ricompensa con piccoli oboli, li adopera per l'ospedale. Le fodere delle sedie, le scope, ec cetera, sono il frutto del suo lavoro « straordinario ». Non ci perdonerà mai di avere sve lato al lettori questi pìccoli segreti, ma abbiamo ritenuto doveroso renderli pubblici. In un mondo dominato dall'egoismo e dalla vanità, è giusto ricordare coloro che — come suor Gaudenzia e una schiera di sue compagne di fede, che terpretano con esemplare abnegazione le direttive della fondatrice dell'Ordine monastico, Santa Giovanna Antida Thouret. Suor Gaudenzia è entrata i

Persone citate: Cipriano Costanzo, Erminia Panza, Gino Ferraris, Giorgio Lunt, Ietto, San Gaudenzio