Mao, stanco ma intransigente, parla dell'atomica e della tensione con gli Stati Uniti

Mao, stanco ma intransigente, parla dell'atomica e della tensione con gli Stati Uniti Dopo anni di silenzio, Mao Tse-tung ha concesso al giornalista americano Edgar Snow una lunga intervista, che l'Europeo pubblica in esclusività per l'Italia e cortesemente ci consente di utilizzare. Il despota di oltre seicento milioni di cinesi, isolato come un antico imperatore nella sua remota e solenne maestà, più segreto e inaccessibile di Stalin, simbolo nel mondo intero di una apocalittica volontà rivoluzionaria, per quattro ore ha parlato all'ospite della pace e della guerra, di Dio e dell'atomi ca. Il capo carismatico del la Cina comunista (come lo definì Alberto Ronchey), di' vinizzato dalla propaganda, ha ricevuto il vecchio amico in una sala di modesto decoro borghese, con la stessa semplicità del loro primo incontro: avvenuto trent'anni fa, dopo la « lunga marcia », quando Mao aveva trovato asilo nelle caverne dello Shensi e co mandava un piccolo esercito di straccioni. A Edgar Snow, il ditta tore è apparso « un uomo pago di quanto ha fatto, preparato al distacco » quest' intervista potrebbe essere, almeno per gli oc cidentali, il suo testamento politico. Tuttavia egli ha affrontato con dura energia i grandi problemi che inquietano il mondo, ed ha autorizzato il giornalista a riferire anche i giudizi più brutali, purché in forma in diretta. Poco si è occupato di questioni interne, solo af fermando che ora « il 95 per cento della popolazione, se non di più, sostiene coni patto il socialismo » ; nulla ha detto delle condizioni economiche, delle' « conni' ni», dell'industrializzazio ne. Ma ha parlato delle bat taglie internazionali del suo paese con un'intransigente risolutezza, che fa pensare ad un uomo sicuro della sua forza. L'unità del blocco comu nista non sarà ricostituita. Mao afferma che ci sono « alcune possibilità, non molte » di riconciliazione con l'Unione Sovietica ed esclude un accomodamento ideologico con il kruscevismo : « La scomparsa di Kruscev — spiega — Jia eliminato soltanto un motivo di articoli polemici. Il segno di Kruscev i-iviarrà a lungo; la Cina Io rimpiangerà come un esempio negativo », di come il comunismo non deve essere. Pechino continuerà — senza la collaborazione di Mosca — a sostenere in ogni continente gli sforzi rivoluzionari « antifeudali ed anticapitalistici » dei popoli. « Dovunque ci sia oppressione e ingiustizia, ci saranno rivoluzioni »; le nazioni del Terzo Mondo non aspetteranno un secolo per vedere se il socialismo sia realizzabile pacificamente attraverso il parlamentarismo; i cinesi le assisteranno nella loro lotta, pur senza intervenire con le armi. Già in passato « la Cina ha appoggiato movimenti rivoluzionari, ma non ha inviato truppe »; né il suo intervento diretto è necessario per assicurare la vittoria dei ribelli, perché « quando un governo non rappresenta le masse, non può sperar di soffocare una lotta di liberazione ». Questo principio vale anche per il Vietnam? Mao pensa che i guerriglieri Vietcong possano vincere da soli, come gli insegna l'esperienza della rivoluzione cinese. Allargando le operazioni militari, gli americani estendono la reazione contadina ed insegnano al popolo come battersi; rendendo più pesante la loro presenza, accendono lo spirito nazio< nalista; armando un esercì to infido, armano i nemici « Le forze di liberazione combattono con armi provenienti dagli arsenali americani » e hanno nelle loro file disertori sud-vietnamiti che « hanno cambiato cappe! lo». Si ripeterà ciò che accadde vent'anni or sono in Cina : « Quando i soldati nazionalisti cominciarono in gran numero a cambiar cap petto, per Ciang Kai-scek fu il principio della fine ». Tuttavia la vittoria dei | | I 1 ; l' j ; ! ! j | | ' Mao Tse-tung ha ricevuto ieri a Pechino l'africano Julius Nyerere, presidente della Tanzania (la repubblica nata dalla fusione fra il Tanganica e Zanzibar). La missione di Nyerere si è conclusa con la firma di un trattato di amicizia fra la Repubblica popolare cinese e il nuovo Stato africano (Tel. «Associated Press») guerriglieri non è per domani : « Si continuerà a combattere per un anno o due; poi le truppe americane troveranno che il Vietnam gli interessa poco e se ne andranno altrove ». Mao sembra scettico sull'opportunità e sull'utilità di una conferenza per la pace, pur non esigendo quale condizione preliminare il ritiro degli americani dall'ex-Indocina; ma, nell'attesa dell'inevitabile soluzione militare, egli' sperà che la guerra non si allarghi. Snow ha intervistato il dittatore cinese prima delle rappresaglie americane contro le basi nel Nord; tuttavia le sue parole — nelle garanzie che offrono e nella seria minaccia che contengono — paiono ancor valide. di vita, poi la natura ha ripreso il sopravvento: possibile che l'uomo possieda una carica inferiore ? ». Certo l'atomica è una terribile arma di distruzione; ma « alla fine saranno i popoli a distruggere la bomba, che diverrà davvero una tigre di carta ». Per noi occidentali, c'è una follia disumana in questo impassibile teorizzare sull'apocalisse atomica. An¬ che in quest'intervista, Mao rivela una concezione asiatica della vita e dell'uomo, quale poteva nascere in un continente di spazi senza confine, di immani catastrofi naturali, di innumerevoli moltitudini, ed esser fatta più spietata da rancori razziali e dall'intransigenza rivoluzionaria. Si pensi che Mao è il capo onnipotente di un popolo che nessuno ha mai contato; egli stesso non sa quanti siano i cinesi, se non con una approssimazione di alcune decine di milioni. « Secondo alcuni i cinesi sono 680 milioni — ha detto a Sdow — ma è quasi impossibile crederlo. Come hanno fatto a crescere tanto ? »; ed ha spiegato che « in Cina il controllo anagrafico è ancora difficile ». Eppure, nel lungo colloquio con l'amico americano, | non vediamo in Mao Tsetung un despota orientale o un fanatico, ma un pa| triarca stanco e saggio, proI babilmente malato, che dal1 la fatica di una lunga vita ; ha imparato lo scetticismo le, lui ateo, dice sorridendo: ' « Andro presto a vedere j Dio ». Durante la sua com; battuta esistenza, gli han! no ucciso la prima moglie, ! un figlio, due fratelli; si mej raviglia che « Za morte, cui è stato vicino tante volte, | finora non lo abbia voluto ». | Rifiuta di fare previsioni sul futuro, perché « gli eventi raramente procedono d'accordo con la volontà degli uomini »; non crede di poter anticipare, dalla dottrina del marxismo-leninismo su cui ha scritto importanti trattati, quello che faranno le future generazioni cinesi. E' possibile che rinneghino la rivoluzione ; se la continueranno, essa assumerà « un assetto nuovo, adeguato a nuovi valori. Le condizioni dell'uomo sulla terra cambiano con incredibile rapidità. Fra mille anni anche Marx, Engels 'e Lenin sembreranno ridicoli ». E' difficile conciliare que ste parole eretiche, o l'a spetto del vecchio, che dopo aver accompagnato l'in tervistatore rientra nella Casa del Popolo a spalle curve e passo lento, con la realtà politica, dimostrata ogni giorno dai fatti : un Mao teorico della guerra insur rezionale e del nazionalcomunismo rivoluzionario, teader di una rivolta popolista e razzista su scala mondiale. Ma le stesse dichiarazioni a Egdar Snow confermano che quest'immagine è mi' nacciosamente autentica. Carlo Casalegno Quattro ore di spregiudicato colloquio con il giornalista Edgar Snow Mao, stanco ma intransigente, parla dell'atomica e della tensione con gli Stati Uniti I guerriglieri possono vincere nel Vietnam senza l'intervento cinese, ma Pechino reagirebbe ad un'«aggressione» dell'America - Egli spera che nbn ci sia guerra; tuttavia «forse questa generazione non vedrà migliori rapporti cino-americani» - Anche senza Russia, la Cina appoggerà i movimenti rivoluzionari - «Rimpiangiamo Kruscev come un esempio da non imitare» - «A Bikini sono tornati gli uccelli e rifioriti gli alberi; anche il genere umano soprawiverebbe alla bomba» - Il dittatore si dice pronto alla morte: «Andrò presto a vedere Dio» « L'esercito cinese non andrà fuori della Cina per combattere — ha detto Mao. / cinesi combatteranno solo se saranno aggrediti dagli Stati Uniti; vi sarebbe guerra soltanto se le truppe americane tentassero di invadere la Cina. I cinesi sono molto impegnati dai loro problemi interni: perché dovrebbero combattere fuori dei confini del proprio paese? Non abbiamo truppe nel Vietnam, né nel Sud-Est asiatico; quel problema può essere risolto solo dai vietnamiti ». Che cosa intende Mao per «aggressione»? Più volte ha denunciato gli americani come aggressori per la loro presenza a Formosa, le basi in Asia, i voli di spionaggio, l'appoggio ai nazionalisti: Edgar Snow è convinto che se gli Stati Uniti intensificassero gli attacchi sul Vietnam del Nord, i cinesi potrebbero scatenare la guerra rivoluzionaria dalla Corea alla Birmania, appoggiandola con tutto il peso dei loro trenta milioni di soldati. Questa minaccia, Mao l'ha lasciata precisare dai suoi portavoce ; personalmente, ha deplorato che « Za frattura tra i popoli cinese e americano sembra più profonda che mai, e forse gli uomini di questa generazione non vedranno un miglioramento dei rapporti». Mao non spera nemmeno nel disarmo, pur ripetendo con evidente scetticismo — la proposta di rinuncia universale alle armi nucleari: la nostra generazione vivrà sotto l'incubo dell'atomica, e tuttavia non ne sarà distrutta. Egli ha ripetuto a Snow l'allucinante affermazione fatta a Kruscev ed a Nehru, che l'umanità può avere un futuro radioso anche se fosse dimezzata da un'ecatombe nucleare. « Sei anni dopo gli esperimenti, ricercatori americani tornati a Bikini hanno dovuto aprirsi il passo in una vegetazione foltissima; l'acqua era pota bile, gli alberi pieni di uc celli. Probabilmente dopo lo scoppio ci saranno stati un paio d'anni quasi privi