Due partigiani cuneesi portano a Stoccarda le prove contro il col. Peiper, il «boia di Boves» di Tito Sansa

Due partigiani cuneesi portano a Stoccarda le prove contro il col. Peiper, il «boia di Boves» Nei settembre '43 i nazisti bruciavano la cittadina nienxonte&e Due partigiani cuneesi portano a Stoccarda le prove contro il col. Peiper, il «boia di Boves» L'on. Biancani e l'avv. Dalmazzo consegnano oggi i documenti alla magistratura tedesca - Peiper è schiacciato dalle prove raccolte in anni di pazienti ricerche: fu lui che ordinò l'incendio di 350 case e la fucilazione di 24 ostaggi, tra cui un prete e un industriale - L'imputato (oggi cinquantenne, rispettato dirigente d'azienda) fu già condannato a morte dagli americani, per una strage compiuta in Francia Claccstc(Dal nostro corrispondente) Bonn, 17 febbraio. L'ex tenente colonnello /Ielle SS Joachim Peiper, che nel settembre '1,3 ordinò l'incendio di Boves (Cuneo) ed una sanguinosa rappresaglia, potrebbe essere arrestato nei prossimi giorni. A Stoccarda, dove Peiper risiede da una decina d'anni (è sposato ed è funzionario d'una casa automobilistica tedesca della quale cura la pubblicità), sono giunti questa sc- ~.. .in nuitpn l'on Giuseppe pBiancani Cp^ci) eìavv lausii-U•io Dalmazzo, i quali consegne-;'1acdn■ln ^n ,,nmn,tu,a ni ntoetintto-'tranno domattina al procurato re di Stato del Baden-Wurt- «tenberg, Schneider, il materiale rdocumentario che accusa Pei- iper della devastazione di Bo-|lves e lo inchioda alle sue responsabilità. A norma di procedura, non èt[vappena ricevuti i documenti."l'alto magistrato dovrebbe con-\ivacare l'accusato e contestar-]"gli le imputazioni. Se — come ha sempre sostenuto — Peiper negherà la partecipazione al massacro, il magistrato potrà riservarsi diverse decisio\ni, che vanno dal ritiro dei do- sgqnd2 Clementi di espotrio alta vigilanza dell'indiziato, fino alla consegna d'una forte cauzione che garantisca contro il rischio d'una fuga e all'immediato arresto in attesa del processo. mnMtedtufi possibile ricostruire momento, U'er momento gli spostamenti]*'1' Peiper tra il 15 e il 10 set L'avv. Dalmazzo, col nualcìnabbiamo parlato questa sera,\cci ha detto che il materiale nd'accusa ò esauriente, aitasi qnerfetto. Con un lungo lavoroì^■li ricerca a Boves e nel vallo-\enc del torrente Colla, è stato]fdtstroibre 191,3. Se il procuratore, i . \n «' stato si convincerà della responsabilità di Pepe,-, ordì-'"itera l'arresto del criminale na- |lisjf,;..ZÌ4Je*fZLfJf.'^0!;Ì®sLfi è rifiutato di entrare nei particolari della tragedia di Bo[ves. Per due motivi: per ri¬ "Petto verso la magistratura \ie,lesc'1 e ver evitare che Pei]"01, l;e""a informato attraver- so la stampa di particolari che gli saranno contestati. Joachim Peiper, oggi cinquantenne (nacque a Berlino nel 1915), diresse il massacro di Boves quando aveva appena 28 anni. Dopo una carriera rapidissima (era stato anche nello, guardia personale di Hitler) l'S settembre 191,3 si trovò a Cuneo con il grado di tenente colonnello e il compilo di occupare la città e la provincia, nella riuale si erano dispersi reparti sbandati della IV Ar mata italiana. Uno di questi reparti, che stazionava nel vallone del Colla in atteso di prendere una decisione, rifiutò il 16 settembre di arrendersi a Peiper, per non finire in campo di concentramento. Il 19 settembre due soldati delle SS inuiati a Boves per psdvienSazfpvtbsgglcFledMsealsm «oHani "lla resa (altrimenti invitare ancora una volta gli] vi sarebbero state rappresaglie contro la popolazione civile), furono catturati da un gruppo di militari italiani secsi in paese per comperare del pane. Fu l'episodio che scatenò la feroce rappresaglia nazista. Peiper prese due persone che si erano offerte di parlamentare — il parroco don Bernardi e l'industriale Vassallo — e le mandò all'accampamento degli italiani chiedendo l'immediata restituzione dei suoi uomini. Il sacerdote e l'industriale portarono a ter- mine con successo la missione ritornando con gli ostaggi. Ma Peiper intanto aveva scatenato la furia dei suoi soldati: 350 case, praticamente tutto il paese, furono date alle fiamme, e ventiquattro perso- *™" àelle SS e avevano agi ne (non quarantasei, ha precisato l'avv. Dalmazzo) furo no fucilale. Tra di esse — e questo fu l'episodio più disgu^toso — anche don Bernardi e U Vassallo che si erano offerti spontaneamente di fare da intermediari per il coman- to con coraggio e lealtà per salvare la popolazione civile. n parroco fu ucciso, legato a *» ormaf0 " Per più di vent'anni Boves, prima città martire della. Resistenza italiana, ha cercato di rintracciare l'uomo che aveva ordinato la devastazione e il massacro. Ma nessuno vi era riuscito: il tenente colonnello Peiper era scomparso Sembrava che non esistesse alcun documento per localizzarlo. Si pensò persino che fosse morto. Lo si rintracciò per un puro caso nella primavera dell'anno scorso. Un dentista di Cuneo, il dott. Gerbino, ex partigiano GL, appassionato lettore di memorie di guerra, trovò in un libro del giornalista americano Tolland la narrazione d'un massacro compiuto nelle Ardcnne, in Francia, da un certo colonnello Peiper di Stoccarda. Il Peiper, si legge nel libro, era stato condannato a morte da un tribunale americano a Malmédy, ma la pena era stata commutata e infine egli era stato rilasciato dopo dieci anni di carcere. «Che non sia lo stesso Peiper di Boves? », si domandò il dentista informando alcuni amici. Da Cuneo ] due ex partigiani, l'on. Bianconi e Giuseppe Prunotto. si- misero in contatto con una organizzazione ebraica tede- sca per la identificazione deicriminal, di guerra nazisti(collegata con il Centro inter-nazionale di Vienna direttodall'ino. Wiesenthal, quello chennrraccfò Eichmann e Raia-kovic) e riuscirono a stabilirecoji certezza che JoachimPeiper di Stoccarda era ilboia di Boves. Immediatamen¬te, per evitare che il crimine potesse cadere in prescrizione, i due ex partigiani presentarono una denuncia alla centrale di Ludwigsburg per\ la ricerca dei criminali di guerra, che la trasmise alla magistratura di Stoccarda. Joachim Peiper, allora interrogato da un giornalista, negò di essere stato a Cuneo. Si saprà domani pomeriggio, dopo il colloquio che l'on. Biancani e l'avv. Dalmazzo avranno avuto con il procuratore di Stato Schneider, quale sviluppo avrà la vicenda e che cosa ha fatto la magistratura tedesca dal giugno dell'anno scorso, quando fu presentata la prima denuncia: se' cioè Peiper è stato interrogato e che cosa ha detto e come l'autorità giudiziaria si comporterà nei suoi confronti. E' improbabile, secondo quanto ci ha detto l'avv. Dalmazzo, che la nostra magistratura chieda di processare Peiper in Italia (nel qua! caso il processo dovrebbe avvenire dinnanzi al Tribunale militare di Torino). Per fare ciò si dovrebbe chiedere l'estradizione del criminale, che potrebbe essere negata. Si preferisce che contro Peiper proceda direttamente la magistratura tedesca, la quale — salvo poche eccezioni, del resto deprecate anche dalla stampa di qui — ha finora agito con severità contro i criminali di guerra. Tito Sansa