Orti e frutteti splendidi ma poco noti hanno mutato le spiagge del Jonio

Orti e frutteti splendidi ma poco noti hanno mutato le spiagge del Jonio Lo Magno Grecia rinasce dopo un abbandono di secoli Orti e frutteti splendidi ma poco noti hanno mutato le spiagge del Jonio Malaria, desolazione e povertà erano i caratteri della Lucania che si affaccia al mare - Bonifica, riforma agraria, irrigazione, enti di sviluppo hanno creato in 12 anni una zona di agricoltura specializzata - Attorno a Metaponto si producono arance non meno belle che in Sicilia, primizie di pregio, tulipani e garofani da far concorrenza a quelli liguri - Purtroppo non hanno ancora un'adeguata quotazione sui mercati interni e internazionali (Dal nostro inviato speciale) Metaponto, febbraio. « Vede? non passano, non passano! » dice l'operaio della Centrale Ortofrutticola scuotendo mestamente la testa. Regolare come un tapis roulant, davanti a noi scorre il grande nastro che trasporta le arance attraverso le varie fasi previste dalla moderna lavorazione: lavatura, asciugatura, spazzolatura, lucidatura, calibratura. Il fisime d'oro di sfere saltellanti, lietissime, qui è appunto alla fine del suo corso: la calibratura. Le arance debbono passare attraverso cinque « conche » consecutive ciascuna delle quali ha il fondo trivellato da grossi buchi che, di conca in conca, vanno aumentando di diametro. Nella prima vengono filtrate le più piccole nella seconda quelle un po' più grosse, e così via fino alla quinta dove — massicce splendenti come piccoli soli dovrebbero rimanere soltanto poche arance di straordinarie dimensioni. Ma non succede così. La maggioranza dei frut ti, superati agevolmente i primi tre vagli, si accatasta nelle ultime due conche. Le arance di Metaponto sono grosse, troppo grosse. Già, perché frutti di queste dimensioni — 300, talora 400 grammi l'uno — chi l'acquista? Possono servire per le tavole imbandite di un grand hotel, per banchetti principeschi; difficile smerciarli alla madre di famiglia, alla massaia comune. Fortunatamente, accanto a questa razza particolare, in questa terra promessa ne crescono anche altre: grandi, piccole, tonde, schiacciate, a forma di limone, precoci, tardive; un campionario da far invidia alla stessa Sicilia. Eppure, nonostante questa loro dorata esplosione, le arance del Jonio non hanno ancora una quotazione uffl ciale sui mercati internazio nali. Metaponto? Che questa pianura venticinque secoli fa fosse il granaio del Mediterraneo, che proprio qui sorgesse la grande città dove Pitagora fondò la sua scuola matematica e dove morì nel 497'a.O sono particolari clie non commuovono eccessivamente i mercati ortofrutticoli di Milano o di Bruxelles. Commercialmente parlando, quelli di Metaponto, di Policoro (l'antica Eraclea), di Scalzano sono nomi assolutamente sconosciuti, non « fanno prezzo». Per questo ogni anno i commercianti più avveduti arrivano qui, acquistano imponenti partite di arance, le spediscono in ogni angolo d'Europa, ma pretendono che sulle cassette, bene in vista, sia stampigliata a tutte lettere l'indicazione tradizionale: Sicilia. Altrettanto avviene per gli altri prodotti dì questa terra: i fragoloni, che qui maturano in aprile, diventano ferraresi perché all'estero conoscono solo quelli di Ferrara; le pri mizie assumono nomi liguri o toscaneggianti; i garofani e i tulipani (la floricoltura ionica è in promettente sviluppo) vengono adottati da famose ditte della Riviera ligure. Del resto non si può far certo colpa ai mercati settentrionali se ignorano questa zona: da un punto di vista ortofrutticolo, il Metapontino è nato ieri. Nell'immediato dopoguerra, eccezion fatta per qualche « isola » do ve erano stati fatti interessanti esperimenti, la fascia costiera che si stende da Taranto a Nova Siri era un susseguirsi di latifondi incolti, paludosi, dominati dalla malaria. Anche in piena estate i viaggiatori della ferrovia Taranto-Reggio Calabria, la linea che «fa solletico» all'Italia sfiorandole l'arco del piede, in questo tratto erano costretti a tener chiusi i finestrini per evitare che Le zanzare entrassero a nugoli. Lo sguardo spaziava su grandi distese disabitate dove pascolavano mandrie di bufali, su sterminate riserve di caccia, spiagge cespugliose e deserte dove s'infrangevano le onde azzurro-anice del Jonio. Solo qua e là tanta monotonia era rotta da qualche azienda agricola a coltura estensiva, i cui proprietari però risiedevano quasi sempre a Napoli, a Roma o addirittura nelle grandi città del Nord. La rivoluzione avvenne nel dopoguerra. La prima a cedere fu la malaria, stroncata dal Ddt portato dalle truppe americane. Il latifondo resistette ancora per sette anni, poi fu attaccato e frantumato dalla riforma agraria iniziata nel 1952. Trentamila ettari espropriati, ventimila ettari di terreno acquitrinoso bonificati, cinquantamila — ma presto saranno settantacinquemila — irrigati; centoventi chilometri di nuove strade, trecentosettanta di linee elettriche. Per mesi e mesi ruspe e bulldozers lavorarono notte e giorno a divellere arbusti, a dissodare terreno, ad aprire ncctspb nuove vie. Poi cominciò la costruzione delle case coloniche che, contrariamente alla tradizione locale, dovevano sorgere ciascuna sul proprio podere, relativamente lontane l'una dall'altra. I nuovi villaggi, per Io meno all'inizio, dovevano essere formati esclusivamente dagli edifici pubblici: scuola, chiesa, delegazione comunale, ambulatorio, negozi. Fu un lavoro lungo, faticosissimo, che naturalmente non andò esente da errori. Del resto lo stesso presidente dell'Ente Riforma, dott Decio Scardaccione, è il primo a riconoscerli apertamente. Oggi dopo dodici anni di lavoro il Metapontino è irriconoscibile: tremilacinquecento poderi, duemilaottocenlo case coloniche, tre paesi — Policoro, Scanzano, Ginosa Marina — e cinque centri minori completamente nuovi, molti altri parzialmente trasformati, venticinque grandi cooperative. E dappertutto l'esplosione esuberante di una agricoltura in pieno rigoglio. Ancora vi è un certo disordine nella produzione, ciascuno fa un po' di testa sua, anche perché la mancanza di una grande Centrale Ortofrutticola dotata di camere di refrigerazione per la conserva zione di frutta e verdura costringeva per l'addietro il con tadino a produrre soltanto ciò che si poteva vendere imme diatamente. Ma ora, sia pur con un certo ritardo, la Cen trale è nata, efficiente, moder nissima; e i contadini, nella scelta delle colture, potranno seguire criteri diversi e più redditizi. Oltre a dar vita alla piccola proprietà e allo spirito cooperativo, la riforma è sta ta una scossa salutare per 1 grandi proprietari superstiti Nel timore di ulteriori inter venti statali, quelli che si era no sempre disinteressati della propria terra, l'hanno disso data e coltivata; quelli che già la curavano, hanno raddoppiato' gli sfòrzi creando poco a poco tenute modello che costituiscono quanto di meglio possa offrire oggi ^agricoltura italiana. ìffiS Attratte da questa, generale trasformazione, le genti del l'interno hanno cominciato lentamente a migrare verso la costa. Molti secoli fa i loro antenati, terrorizzati dalle in vasioni barbariche e dai pi rati saraceni, avevano abbati donato la splendida riviera della Magna Grecia per ar roccarsi sulle alture nell'in terno della Lucania; oggi il movimento si ripete in sen so contrario: la fascia di Me taponto, che nel 1952 aveva 5481 abitanti, nel 1962 — uni ca zona agricola d'Italia a se gnare un incremento — era risalita a 23.745 abitanti. Oggi ne conta certo molti di più Ma c'è qualcosa che sor prende anche più degli indici di produzione e dei tassi di incremento: l'ordine, il lindore, lo stile di questa terra che i funzionari dell'Ente Riforma con amorosa esagerazione hanno battezzato la «California italiana». I nuovi paesi sono regolari e lindi come modellini; il barbiere, il messo comunale, il funzionario delle poste hanno un'efficienza settentrionale. Poco fa a Scanzano ho visto arrivare da una carrareccia un ragazzotto in motoscooter, evidentemente figlio di contadini, che indossava un maglione da sciatore « a cervi e pini » e un berretto di lana rossa, pure da sciatore, con la nappa in cima. E' arrivato tutta velocità, ha frenato bruscamente, è entrato impetuosamente in un pìccolo bar e ha chiesto ad alta voce noti ì zio sul programma tv e una schedina del Totocalcio. Niente; ma venti chilometri più a nord, fra le colline lucane popolate di uomini silenziosi, una scena del genere sarebbe inconcepibile. Del resto qui a Metaponto sulla spiaggia che fino a qualche anno Ta eia cosparsa di rovi (« Impossibile raggiungere il mare — mi diceva un funzionario dell'Ente Riforma — c'era sempre il rischio di arrivare con gli abiti a brandelli e le gambe insanguinate»), è sorto un vero e proprio villaggio balneare formato da più di centocinquanta villette. Ed altri, più piccoli, stanno spuntando lungo il grande arco jonieej. La povera Lucania incomincia ad avere le sue spiagge. Gaetano Tumiati

Persone citate: Decio Scardaccione, Gaetano Tumiati, Pitagora, Scanzano