Indagini della polizia tra i cappellai per scoprire i rapinatori di Rivarossa

Indagini della polizia tra i cappellai per scoprire i rapinatori di Rivarossa Ottimismo della «mobile» sull'esito dell'inchiesta Indagini della polizia tra i cappellai per scoprire i rapinatori di Rivarossa Si cerca il negoziante che ha venduto i cappelli usati dai banditi e trovati nell'auto abbandonata a Borgaro - Nuovi interrogatori del giovane fermato - Il fallito assalto alla Posta di Bosconero La Squadra Mobile ha interrogato ieri Ciro Di Janni, il giovane di Mathi fermato venerdì per la rapina all'ufficio postale di Rivarossa. Egli ha continuato a negare. Gli è stato chiesto come ha trascorso la giornata di giovedì. Ha risposto di essere venuto a Torino con la sua ■je Giulietta *, di avere girovagato fino al tardo pomeriggio, quando è ritornato a casa, « Quel giorno — ha aggiunto — ero demoralizzato e volevo svagarmi perché ero stato licenziato ». Il Di Janni lavorava in un forno di panettiere, ma alla polizia risulterebbe che è stato lui stesso a licenziarsi. Il giovane non sembra comunque troppo impressionato dal «fermov, durante gli interrogatori non perde la calma e si mostra sicuro di sé. D'altra parte il commissario Sgarra non ci nascondeva ieri sera il suo ottimismo. Sembra che la polizia abbia fermato il Di Janni più che altro perché convinta che la rapina sia stata compiuta da persone della zona e ritenga che l'ex panettiere possa essere a conoscenza di qualche elemento utile alle indagini. Quando è stato fermato, il giovane aveva in tasca poco meno di seimila lire; in casa sua non è stato trovato altro denaro né oggetti di provenienza furtiva. Ieri agenti della « Mobile » hanno indagato nella zona di Mathi e hanno interrogato conoscenti del Di Janni. Nel pomeriggio era corsa voce che erano stati fermati due amici dell'ex panettiere, ma è stata smentita dagli stessi funzionari di polizia. E' stato accertato invece che, un'ora prima della rapina di Rivarossa, 1 banditi avevano sostato per una ventina di minuti davanti all'ufficio postale di Bosconero, che avrebbe aperto poco dopo. Si erano accorti di avere suscitato sospetti e se ne erano andati. Ma qualcuno aveva rilevato la targa della loro auto, la stessa della rapina di Rivarossa. Sono continuate anche le indagini su quanto è stato trovato nella « 1100 » che i banditi avevano rubato a Torino e che avevano abbandonato dopo la rapina presso il cimitero di Borgaro. Vi erano parecchi mozziconi di sigarette «Esportazione», due cappelli e una sciarpa a quadretti usati dai rapinatori per nascondere parte del volto. L'attenzione della polizia si è fermata soprattutto sui due cappelli, che sono quasi nuovi. Agenti hanno fatto indagini presso 1 cappellai di Torino e della provincia per accertare se avessero venduto recentemente due copricapo come quelli rinvenuti sulla « 1100 ». Tre o quattro negozianti hanno risposto affermativamente e sono stati accompagnati in Questura per un confronto con il Di Janni. Sembra però che questa prova sia stata negativa. Su un particolare di questa rapina non vi sono più dubbi: quello che il gerente Dantonia e due testimoni avevano creduto un mitra, era soltanto 11 cric della macchina, l'arnese è stato trovato sulla c 1100 », fuori dalla sua custodia, sul sedile posterio re e aveva l'asta disinnestata in un momento di panico questa asta è Btata scambiata per la canna di un fucile mitragliatore. Tanto più che il Dantoma non ha avuto molto tempo per osservare l'« arma » imbracciata da uno dei banditi (l'altro aveva una spranga di ferro), perché quasi subito è stato costretto ad inginocchiarsi con la faccia voltata verso il muro. Questa rapina, compiuta In un paese pacifico e che non ricorda altri episodi di violenza, ha suscitato un vivo allarme nella zona, e ha impegnato la polizia con tutte le forze per scoprirne gli autori. Ciro Di Janni ritorna in Questura per I interrogatorio

Persone citate: Ciro Di Janni, Dantonia, Di Janni, Janni