Claire racconta il suo tempestoso amore mentre si avvicina il giorno del delitto

Claire racconta il suo tempestoso amore mentre si avvicina il giorno del delitto L'imputata ristabilita dopo il malore ha proseguito la deposizione Claire racconta il suo tempestoso amore mentre si avvicina il giorno del delitto La donna ha rievocato i litigi e i pettegolezzi che avvelenarono i protagonisti del dramma - Alla line del giugno 1963. mentre era a Londra col marito, incontrò l'amante in un albergo - Lui voleva sposarla subito, Claire rifiutò - Si presero a schiaffi e fecero la pace a Roma; lei dettò le condizioni: non parlare più di nozze e non raccontare i particolari del loro amore - Nel dicembre dello stesso anno, dopo una nuova terribile scenata, Farouk le chiese perdono piangendo Un mese dopo il giovane egiziano fu trovato ucciso nel suo studio - Di questo, l'imputata, parlerà nella seduta di lunedi (Nostro servizio particolare) Roma, 4 febbraio. Lunedi prossimo, alla ripresa del processo, Claire Ghobrial, moglie ripudiata di Youssef Bebawi, dovrà affrontare dinanzi alla Corte d'Assise la svolta più pericolosa della deposizione e il nodo centrale del giudizio: il racconto del delitto di cui la bella egiziana è chiamata a rispondere in concorso col marito. Sarà per lei la sequenza più bruciante dell'interrogatorio, che finora ha impegnato complessivamente diciassette ore e trentacinque minuti. L'imputata sarà costretta a dare una « sua spiegazione » dell'assassinio dell'egiziano ventottenne Farouk el Courbagi, freddato con quattro colpi di pistola e sfregiato col vetriolo il 18 gennaio 1964 nel suo studio commerciale di via Lazio 9, a due passi da via Veneto. Alla fine dell'undecima udienza, quando il presidente Nicoìt; La Bua, dopo aver guardata l'orologio, ha deciso d'interrompere l'interrogatorio di Claire prima di affrontarne il nucleo essenziale, la Ghobrial ha detto in italiano: « Se mi si vuole interrogare ancora, io sono pronta. Non mi sento stanca affatto». Dalle nove e mezzo stava parlando dei suoi tempestosi amori con Courbagi, della gelosia del marito al quale non confessò mai la vera natura della sua relazione con Farouk, dei continui litigi fra lei, l'amante e Youssef, dei pettegolezzi qualche volta puerili che avvelenarono i rapporti fra i personaggi del dramma. L'interrogatorio della donna è stato oggi pesante. Ma regi ziana, che ieri dichiarò di sen tirsi male e di non aver più forza dì rispondere alle contestazioni, è sembrata starna ne rinvigorita, battagliera, preparata a giocare le migliori carte della sua partita, al'fron tando la quarta puntata del l'interminabile storia dei suoi amori. Presidente (a Ghobrial) r— Ieri si fermò al 16 giugno 1963, quando, dopo essere rimasta qualche tempo a Roma, tornò a Losanna dove doveva vivere con suo marito e i tre tìgli. Le piaceva stare più a Roma che in Svizzera? Ghobrial — Quando mi trovavo a Roma, ero incantata da questa città e avrei voluto viverci sempre; ma non potevo restare lontana dai ragazzi. Al ritorno a Losanna ricominciarono i contrasti con mio marito. Presidente — Dopo il suo ritorno a Losanna, lei si recò a Londra? Ghobrial — Parti prima mio marito; io lo raggiunsi il giorno dopo. Frattanto Farouk Courbagi doveva recarsi in Inghilterra, a Leicester, donde sarebbe poi venuto a Londra. Questo accadde verso la fine di giugno. Presidente — a Londra dove andaste ad alloggiare? Ghobrial — In albergo. Dopo qualche giorno cambiammo; quello in cui mi trovavo insieme con mio marito era tutto prenotato; nella città non si trovava una stanza; finalmente, ne scoprimmo due singole in due diversi alberghi Presidente — Farouk airi vò? Ghobrial — Puntualissimo come sempre. Mi propose di restare con lui e di uscire in sieme. Gli risposi: «Sono venuta qui con mio marito » Nacque fra noi una delle soli te discussioni; Farouk non poteva perdonarmi di andare con Youssef. Finimmo per recarci a pranzo; poi il giovane mi seguì nell'albergo in cui io stavo; salì nella mia camera; ricominciammo a discutere. Presidente — Perché avevate sempre questi contrasti? Gliobrial — Quella volta Farouk voleva che ci sposassimo seduta stante a Londra. Gli feci comprendere che intendevo restare in buoni rapporti con Youssef per amore dei figli. Non era il momento di parlare di matrimonio. Tra l'altro, mio marito doveva venire a prendermi in albergo da un momento all'altro. Farouk si mise a gridare: «Vedrai che ti impedirò di andare ancora con quell'uomo ». Mi prese a schiaffi; io a mia volta gli diedi alcuni ceffoni; lo spinsi fuori della porta e, siccome aveva posato gli occhiali sul comodino, glieli tirai dietro, chiudendo con furia l'uscio. Presidente — Questi vostri rapporti tempestosi continuarono sempre sullo stesso tono? Ghobrial — Sì, perché il giorno dopo Farouk mi telefonò all'albergo e mi chiese: «Cara, che vuoi fare oggi? », Gli risposi seccamente: «Esco con mio marito e con altre persone ». E lui: « Sono venuto a Londra esclusivamente per te; adesso mi hai rovinato il viaggio; partirò subito per Ginevra ». Mi chiamò per telefono altre due volte, una da un'agenzia, l'altra dall'aero- pssdraaaacpsdsnl«lSintplgdSs - porto, almeno così mi disse, salutandomi come se stesse per salire sull'aereo. Fresidente — Non lo rivide più? Ghobrial — Quella stessa sera io, Youssef e alcuni amici andammo in un bar. Mi recai alla toilette e mi trovai a faccia a faccia con Farouk, che ci aveva seguiti. Gli chiesi: «Perché dici tante bugie e non sei partito? Mi sembra che non sia serio quello che stai facendo ». Lui chinò il capo e rispose: «All'ultimo momento non ho trovato un posto sull'aereo». Ribattei indispettita: « Sei un individuo deplorevole: un aereo non è un tram. Stai facendo una commedia inutile ». Presidente — La discussione si prolungò per molto tempo? Ghobrial — Farouk, tanto per trattenermi, cominciò a lamentarsi degli occhiali, che gli avevo tirato dietro cacciandolo dalla stanza dell'albergo. Si trattava di lenti molto costose: non era facile sostituirle. Insomma, l'avevo messo in un bel guaio. Mi accorsi tuttavia che egli gli occhiali li portava. Gli dissi: «Fammeli vedere». Me li consegnò; constatai che non c'era nulla di guasto. Ma Farouk insisteva che erano incrinati e continuò a discutere con cocciutaggine. Fui assalita da una crisi di nervi; gettai gli occhiali a terra e li pestai con le scarpe, dicendogli: «Eccoti servito: adesso te li ho davvero rotti ». Il giorno dopo lasciai Londra con mio marito senza rivedere Farouk. Ma, all'aeroporto di Ginevra, eccolo ancora là ad aspettarmi. Avv. Vassalli (difesa di Bebawi) — Insomma, aveste un nuovo incontro; ma suo marito che faceva? Ghobrial — Io uscii dall'aeroporto a piedi, mentre Youssef andava a cercare un taxi. Ad un tratto scorsi Farouk appostato dietro un'edicola; si avvicinò; mi disse: «Sono molto infelice; mi stai facendo gravi torti; non li merito». Presidente — Era estate: la sua famiglia andò in villeggiatura? Ghobrial — Avevamo stabilito di passare qualche settimana ad Atene; mio marito aveva fissato in un «residence» un appartamento con due camere da letto. Era la prima decade di luglio. Dovevamo lasciare Losanna in automobile con ì figli. Chiesi a Youssef: «Ci fermeremo qualche giorno a Roma? Debbo prendere i miei vestiti estivi e i costumi da bagno, che ho lasciato laggiù». Mio marito mi rispose: «Non voglio passare affatto per Roma: farò la Litoranea adriatica e c'imbarcheremo a Brindisi». Fui pronta fmrGRcddfmmceclvta ribattere: «Allora vado aRoma sola e ti raggiungeròad Atene con mia madre ». Youssef partì in auto con i ra-gazzi e con la governante te-desca Gisela Henke. o o a e . n i i i a ò . i , : ». a e di d n aesi. psi lo ». a giio » aa ale f: rre oaifoeta Presidente — Farouk che faceva frattanto? Ghobrial — Mi telefonava molte volte al giorno, implorando: «Facciamo la pace». Gli dissi che sarei passata da Roma per i vestiti e lo sollecitai a spedirmi il resto del denaro ricavato dalla vendita di certi miei gioielli, cosa che fece subito. Mi mandò la somma in tre volte, prima della mia partenza... Pubblico Ministero — Di che cifra si trattava? Ghobrial — Di circa duemila e trecento franchi svizzeri, corrispondenti a trecentomila lire italiane. Presidente — Quando arrivò a Roma? Ghobrial — Nella prima settimana di luglio. Per prima cosa telefonai a Leila, la cugina di Farouk, perché volevo andare con lei a ritirare i vestiti. Leila e un altro cugino, Ahmed Sewfert Allewe, mi consigliarono: «Non devi più vedere Farouk. E' un bugiardo, un ingannatore; non e un uomo perché dipende esclusivamente dal padre. E' un figlio di papà. Ha relazioni con altre donne. Che cattivo gusto hai». Risposi: «Sono di passaggio per Roma e debbo recarmi a ritirare i vestiti ». « Al cugino raccontai in quell'occasione che Leila era stata presente alla scena durante la quale, nel mese di giugno, Farouk aveva cercato di impedirmi di portar via i miei indumenti. Chiamai al telefono Farouk e gli dissi: " Ho saputo che frequenti altre donne: non voglio più vederti ". «Mi rispose: "Debbo dirti tutta la verità. I miei familiari fanno l'impossibile per rovinarmi la reputazione. Dicono di me cose anche molto peggiori di quelle che ti sono state raccontate dai miei cugini. La verità è che vogliono che io sposi Leila e non una cristiana, madre di tre figli. In materia dì religione i Courbagi sono fanatici ". Gli risposi: "Perché non hai detto ai tuoi parenti che io non accetterò mai di sposarti? ". Farouk insisteva per vedermi. Misi tre condizioni: non avrebbe più dovuto parlarmi di nozze; doveva dire ai familiari che tutto era finito fra noi non doveva raccontare ad alcuno particolari dei nostri amori, come aveva fatto prima, arrecandomi molto danno Presidente — Così continuaste ad incontrarvi? Ghobrial — Ci vedemmo quasi ogni giorno. Io alloggiavo all'albergo «Le Dalie». Farouk doveva cambiare casa; lo pregai di restituirmi i vestiti; non dovevano rimanere fra i suoi indumenti. Ci recammo insieme nella sua dimora. Poi mia madre arrivò ali! giorno dopo e insieme pairò ! timmo per Atene, ». ' Presidente — Che accogliena- ze nbhe da suo marito? e- Ghobrial — Youssef aveva I prenotato una stanza In alber¬ gvfcmecdgcssrqtnaprlcfl a i r o o o a . i . i i o o g». ; ee eiò na r¬ go per mia madre. Io dissi che volevo andare con lei. Lui mi fece osservare che c'era una casa tutta per noi. Finì che mia madre andò con i ragazzi e io con mio marito. Presidente — Ebbe altre lit con lui? Ghobrial — Ci furono molte discussioni. Youssef era più geloso del solito. Non voleva che parlassi con alcuno. Restammo ad Atene circa un me se. Fu laggiù che scoprii una relazione di mio figlio Mourad, quindicenne, con la governan te. Me ne avvidi perché tutti ne erano al corrente. Era lei a provocare mio figlio. Presidente — Lei era sem pre in corrispondenza con Fa rouk? Ghobrial — Ricevevo le sue lettere all'«American Express» come facevo a Roma. Presidente (mostrandole un foglio) — Riconosce questa lettera? Ghobrial (dopo averla osservata attentamente) — Sì, è mia. La lettera di Claire porta la data del 26 luglio 1963 e può rappresentare la prima seria incrinatura della relazione fra i due amanti. Dice: «Ho proprio ora ricevuto la tua, disgustante, piena di bugie e di menzogne. Io non ho affatto scritto a Caterina Williams. Le ho telefonato prima di lasciare Roma per la Svizzera per salutarla. Tu sei sempre pronto a credere soltanto qualsiasi cosa di male si dica di me. Prima mi annoi con le tue menzogne che quel topo di tuo cugino ti ha detto ed ora mi accusi di cose che hai udito dire da parte di quelle sgualdrine che tu frequenti. « Sono intenzionata di mandare la lettera a Caterina e chiederle una spiegazione. Che cosa hai da rimproverarmi, quando tu possiedi le tue attuali amanti? Vai da loro e ringraziale. Tu non hai alcun diritto di formulare accuse ingiuste a mio carico, dopo tulio :'. danno e la miseria che mi hai causato. Sono stata molto ammalata e mi sono recata da un dottore, il quale mi ha detto che dovrei farmi operare e stare dieci giorni ricoverata In ospedale. Tuttavia io non sono propensa a tale operazione e non desidero essere ricoverata. Sono sicura che Caterina avrà molte cose da dirmi, quando le scriverò Tuttavia d'ora innanzi, poiché mi hai giudicata in tale modo, stai lontano da me e io farò altrettanto. Rimani con le tue donnacce'alle quali appartieni e non interferire nella mia vita che hai rovinato compie tamente ». Presidenfe (a Ghobrial) — Lei andò davvero da un medico, mentre si trovava ad Atene? Ghobrial — Sì, da un ginecologo, che mi consigliò una operazione. Mio marito fu informato di tutto; il dottore mi aveva curato anche ad Alessandria. vsloa«vnfirztsdatmggcvlhclcdcadclsll Presidente. — Perche scrisselchea Farouk ia lettera che le ho tarmostrato? PGhobrial — Ero di cattivo gitaGdieripa r-1 umore. Presidente — Quand Uste per Losanna? |il pGhobrial — Verso la metà di agosto, in automobile io, mio marito e due figli; in treno la governante e un altro ragazzo. Ci fermammo tre o quattro giorni a Roma. Farouk mi aveva scritto a Losanna desvectellrag.sa sclmrene a Roma, non sapendo dove|vamio fossi e non avendo più ri- \mocevuto mie notizie. Lo rividi nrea Ginevra, quando, verso la!('e fine di agosto, arrivò perche suo padre doveva farsi operare ». i e ù a a , i i e » n a rè a ò a a oudi o Le aer nsi e. ue uo mi to ln e he mi, at e un se po ia ano ale mi ni a a ro ra se rò hé do, rò ue eni mia ie — mead nena inmi esPresidente — Aveste nuovi convegni? Ghobrial — Mi telefonò subito. Gli dissi: «E' bene che non ci vediamo. Sono stata con i miei figli e preferisco interrompere ogni nostro rapporto». Farouk rispose: «Mio padre è all'ospedale e sta per morire; non puoi lasciarmi solo, senza un appoggio morale, in questo momento. Ho bisogno di te ». Venne a prendermi a Losanna e da allora ci vedemmo ogni giorno. Poi partì per Beirut, dove rimase molto tempo. Nel settembre chiesi sue notizie alla signora Lusso, quella delle boutique. Mi rispose: «Non lo vedo dal maggio 1963: viene da me solo se ha bisogno di qualche cosa». Presidente — Sa quando Farouk tornò a Roma? Ghobrial — A metà settembre. Cominciò a cercare un appartamento per me e per i miei figli. Gli avevo detto che volevo stabilirmi qui. Mi mandò programmi di varie scuole inglesi e francesi, alle quali avrei potuto iscrivere i ragazzi. Poi dovette andare ad Hannover per una esposizione, ma non passò per Ginevra ed io rifiutai di andare con lui in Germania, come mi aveva proposto. Presidente — Lei quando tornò a Roma? Ghobrial — In ottobre. Avevo avuto terribili liti con Youssef perché volevo abbandonarlo e portare con me i ragazzi a Roma. Più volte mi disse: «Non ti lascerò mai fare la vita che ti piace, spenderò fino all'ultimo soldo per farti finire in una fogna; questa sarà la mia più grande soddisfa zione ». Naturalmente ero mol to infelice e triste; piangevo spesso; lui non mi lasciava dormire; durante la notte si alzava, entrava, usciva, sbatteva le porte. Non avevamo mai pace. La mia salute peggiorava. Venne dal Sudan Bagoub, l'avvocato che mi aveva consigliato al momento del divorzio islamico; parlò con il legale ginevrino Ariel Bernhein, da me già consultato. Mi consigliarono di abbandonare la casa di mio marito e dì ricorrere ai tribunali. Non c'era da fare altro. Presidente — Che concluse con gli avvocati? Gliobrial — Dissi che avrei avuto pazienza e che speravo di arrivare ad un accordo amichevole con mio marito, stabilendo la residenza a Roma. Presidente — Suo marito seppe che lei aveva avuto colloqui con quei due avvocati? Ghobrial ciarlando in italiano) — Partì per la Grecia, mentre io presi l'aereo per Ro ma. Non ricordo se parlammo degli avvocati. So che avemmo una nuova lite. Quando andavo a Roma, Youssef faceva sempre «osservazioni catti ve». A Roma trovai Farouk come al solito all'aeroporto. Gli avevo telefonato il giorno prima, avvertendolo del mio arrivo e pregandolo di prenotarmi una stanza in albergo Mi condusse invece in via Savastano T, la sua nuova casa, e mi disse: «Questo è il tuo albergo». Mi rifiutai di salire; volevo vedere alcuni conoscenti; desideravo sistemarmi in un vero « hotel ». Lui mi spiegò che aveva tre camere da letto, due bagni, tutti i servizi. Non era come un albergo? Finii per andar su. Farouk chiuse a chiave tutti i miei bagagli in uno stanzino perché non me ne andassi. Presidente — Quanto tempo si trattenne nell'alloggio di Farouk? Ghobrial — Tre giorni. I Courbagi erano impegnatissimi in discussioni finanziarie. Un giorno, in cui trovai le mie valigie a portata di mano, m trasferi: subito all'albergo « Le Dalie » Presidente — Quando ripartì per la Svizzera? Ghobrial — Alla fine di ottobre. In quel periodo romano vidi spesso Farouk, ma non i suoi parenti. Presidente — Ebbe nuovi contrasti? Ghobrial — Una volta, mentre lo aspettavo fuori dell'ufficio di via Lazio, non mi rivolse nemmeno il saluto. In seguito mi spiegò che l'aveva fatto perche non voleva che suo zio Seif, il quale era in quel momento con lui, sapesse (Il prisu PGligitGtomroustiRisnonse Pachallno nadisaltrenrilliavoil decondequto,disscvodopePin SpcechvazioroletuWpefeseladeropesuavPveinnlapPfiinpcpnpnc1RvapmggccltmsdtdgraiacgrzCqb che continuavamo a frequen- tarci Presidente — Faceste una; gita a Capri? mGhobrial — Sì, ci portammo ldietro Caterina Williams, con no il proposito di lasciarla al destino, una volta arrivati. In-1 vece perdemmo l'ultimo bat- tello per Capri, cercammo rti jraggiungerlo facendo una cor- .sa fino a Sorrento, non ci riu- sclmmo. Pernottammo a Sor-1rento. La mattina dopo arri- vammo a Ca'n-1' dove «stammo un giorno, portandoci sem nre dietro Caterina, il che fe ('e nlolto inquietare Farouk i o a i o a l i e a e ei o iio l? aa, o mo mdo ei k o. no io oo aa, uo e; nun gò tzi. Fiuaon po di I siie. mie m Le rtì otno on ovi enuf ri In va he in sse (Il presidente prende per la prima volta un lungo appunto^su di un foglio di carta). |Prof. Leone (difesa della Gliobrial) — Durante quella gita ci furono nuovi litigi? ,Ghobrial — Passando in automobile per Frosinone, Farouk mi chiese: «Mi sposeresti, se dovessi vivere qui? ». Risposi di no. Aggiunsi che non lo avrei sposato neppure se mi avesse fatto vivere a Parigi. Caterina disse invece che lo avrebbe tutto. E Farouk alla Williams: «Vedi quali sono i sentimenti di questa donna verso di me? ». Cambiammo discorso e la cosa fini lì. Un altro incidente avvenne a Sorrento. Volli comprare un carillon per i ragazzi; la Williams fece altrettanto; Farouk voleva pagare; io gli fermai il braccio, facendogli cadere i denari per terra, e provvidi con i miei soldi all'acquisto del mio carillon. Farouk si inquietò molto e. tornato in auto, cominciò a gridare. Gli dissi: «Se continui ad urlare, scendo e torno in treno ». Stavo per aprire la portiera, quando Farouk mi prese per i capelli e mi tirò dentro. Presidente — Dopo tornata in Svizzera, fece un viaggio in Spagna? Ghobrial — Mi recai a Barcellona con mio marito, perché il padre di Youssef doveva subire una delicata operazione ad un occhio. Con Farouk continuavo a litigare per lettera, e per telefono, soprattutto a proposito di Caterina William?. Fui rimproverata perché una notte, durante una festa. Caterina mi aveva presentata al maestro Bruno Vailati. Alla fine d'ottobre, prima del mio ritorno a Losanna, Farouk mi fece un'altra scenata perche non avevo accettato un suo invito a pranzo e la sera avevo cenato con Caterina e Pino Jannotti. Presidente — Lei il 21 novembre tornò da Barcellona: in che giorno di dicembre venne nuovamente a Roma? Ghobrial — Non rammento la data esatta, ma fu nella prima decade di dicembrePartii con mio marito, aveva finalmente deciso di prendere in affitto una casa per me e per i figli; visitammo parecchi appartamenti; quelli che piacevano a me non garbava no a Youssef. Una volta dissper salvare le apparenze che non desideravo spendere una cifra eccessiva. Il 19 dicembre 1963 tornammo in Svizzera. A Roma mi ero incontrata più volto con Farouk, il quale maveva scritto in precedenza parecchie lettere da Beirut mentre io mi trovavo in Spa gna. Rammento che, quando gli telefonai per informarlo che ero a Roma, mi risposche dovevo andar subito da lui; si trattava di cosa urgentissima. Andai a casa sua. Smise a baciarmi i piedi e lscarpe, piangendo e chieden domi perdono per le nostre liti. Lo perdonai, ma non gldissi in che albergo ero alloggiata. Presidente — Suo marito hraccontato, deponendo dinanza questa Corte, che una voltain quel periodo, si recò ad uappuntamento con Farouk, mche non potè avere una spiegazione con lui perché lei, correndogli incontro in una piazza dei Parioli, gli disse chCourbagi se n'era andato iquel momento. Ghobrial — Youssef non ebbe mai, dico mai. appuntamenti con Farouk per mtramite. Mai. (Bcbaici sorridsardonicamente). Sapeva chse mi avesse chiesto di rissagli un colloquio con Farouavrei rifiutato. Molto temppiù tardi, quando stavamo peessere arrestati in Grecia, mraccontò che un giorno a Rma, avendo udito una mia tlefonata, mi aveva seguita mi aveva vista scendere dal'automobile di Farouk in unpiazza dei Parioli prossima al'ambasciata del Sudan. Avv. Manfredi (parte civle) — Perché, se suo marile avesse chiesto un colloqucon Farouk, lei non avrebbfatto incontrare i due uominGhobrial — Perché si odivano e, se si fossero trovad: fronte, sarebbero succesguai. Il processo continuerà lundì 8 febbraio con la quinta presa dell'interrogatorio delGhobrial. Arnaldo Geraldini Claire Ghobrial Bebawi in un momento della sua lunga deposizione (Telefoto)