Assalto con mitra all'ufficio postale

Assalto con mitra all'ufficio postale Momenti di terrore a Rivarossa, piccolo centro del Canavese Assalto con mitra all'ufficio postale Alle quattro del pomeriggio - Nel locale vi è soltanto il gerente - Due banditi, con il volto nascosto da sciarpe, lo costringono a inginocchiarsi, faccia contro il muro - «Non sparate, ho dei bimbi» - Il bottino, 105 mila lire - Poi i rapinatori corrono all'auto che li aspetta con un complice al volente - Fuggendo minacciano con l'arma una donna e un ragazzo - La macchina era stata rubata il giorno prima in zona Madonna di Campagna Banditi armati di mitra hanno assalito ieri pomeriggio l'ufficio postale di Rivarossa, un paese a una trentina di chilometri da Torino. Nell'ufficio c'era soltanto il gerente, che ò stato costretto a inginocchiarsi a terra, faccia contro il muro: è stato certo che volessero ucciderlo. Il bottino è stato di 105 mila lire. Rivarossa ò un paese che non raggiunge i mille abitanti e nel suo ufficio postale — uno stanzone che si apre sulla strada principale — non vi è grande movimento di denaro. Ieri mattina, per esempio, quattro donne sono venute per riscuotere dei buoni del teso ro, ma soltanto tre hanno in cassato, l'ultima è stata pre gata di ripassare un altro giorno perché non vi era de naro sufficiente. Il fatto che i rapinatori abbiano attaccato un ufficio postale così mode sto, sì spiega con il poco rischio che quest'impresa richiedeva. Un paese pacifico; senza stazione di carabinieri; alle quattro del pomeriggio gli uomini sono tutti nei campi o nelle officine di Torino; alla Posta non vi è che il gerente. I banditi sono arrivati dalla strada di Torino alle 15,45. Erano tre su una « 1100 » azzurra, che risulterà poi rubata. Sono passati davanti al- l'ufficio postale, che hanno visto ancora chiuso, e hanno proseguito per trecento metri, fermandosi in piazza ad aspettare. Li ha notati un ragazzo, Livio Borio di 13 anni: è stato colpito dal fatto che il guidatore tenesse il cappello calcato sugli occhi; ha visto altri due sul sedile posteriore. Alle 15,55 e arrivato in auto da Front Canavese — dove abita con la moglie e due bimbi — Gaspare Dantonia di 35 anni: da tredici anni lavora alle Poste e dall'agosto scorso è gerente dell'ufficio di Rivarossa. Ha aperto ed ha incominciato a sbrigare alcu ne pratiche. Alle 16,15 sono giunti dalla piazza i banditi. L'auto si ferma davanti alla Posta, il gui datore resta al volante, gli al tri due scendono. L'ufficio è di viso un due locali da una tra mezza di compensato, nella quale si apre lo sportello per il pubblico e una porta. Seduto, alla sua scrivania, il Dan tonia sente entrare e si affaccia allo sportello: due uomini con sciarpe tirate fino agli occhi, uno impugna un mitra, l'altro stringe una sbarra di ferro. Non dicono nulla, vanno alla porticina che spalancano con un calcio e il gerente se li vede davanti. Ha la canna del mitra ad un palmo dallo stomaco, la spranga di ferro è sollevata minacciosamente sul suo capo. Quando uno dei banditi gli ordina di inginocchiarsi a terra, tra la scrivania e il muro, quasi cade sulle ginocchia e si sente venir meno, * Non sparate — implora — ho dei bambini-». Quello con il mitra gli tiene l'arma appoggiata alla nuca, l'altro apre il cassetto della scrivania: vi è una ciotola con degli spiccioli: poco meno di 500 lire. La cassaforte è in un angolo dell'ufficio e i rapinatori ordinano: « Dacci le chiavi ». Il Dantonia le ha nella borsa, che è li su una sedia, ma nell'agitazione non la vede e dice: «L'ho la sciata in macchina, vado a prenderla ». Ma come si avvicina alla porta, quelli gli sono addosso ed è in questo momento che il gerente è convinto che stiano per ammazzarlo. Lo sguardo gli cade sulla borsa. « Eccola » dice. I banditi lo obbligano ad inginocchiarsi ancora, con la frsdlanpcsrvusrgnurmvtlzg faccia rivolta al muro. Ogni rumore sembra al Dantonia la scarica di mitra che lo ucciderà. Uno dei rapinatori apre la cassaforte e intasca il denaro che trova: 105 mila lire. La signora Emma Andriti, proprietaria della macelleria che c'è di fronte all'ufficio postale, esce sulla porta incuriosita dall'auto che sosta davanti alla sua vetrina con un uomo al volante. Appena in strada, vede ì due banditi uscire dalla Posta. Anche il ragazzo Livio Borio, che sta venendo all'ufficio per spedire una lettera, scorge i due uscire di corsa e infilarsi sulla macchina. Mentre l'auto parte veloce verso Torino, il bandito con il mitra minaccia con l'arma il ragazzo e la negoziante. 11 Dantonia, ancora inginocchiata, sente il rumore del motore che si allontana e si alza e corre in strada gridando: «Chiamate i carabinieri ». Da Leinì giungono il maresciallo Bianco con alcuni militi; da Torino il ten. col. Reitani, il cap. Patti e il ten. Derrico; e il dott. Sgarra della Mobile; il direttore delle Poste dott. Rizzi. Posti di blocco vengono fatti su tutte le strade della zona, ma non . vi è traccia dell'auto dei rapinatori. Livio Borio aveva rilevato il numero della larga. Risulta che la « 1100 » è stata rubata alle 16,15 del giorno prima in via Massari 219, davanti alle fonderie Vittoria, a un dipen dente, il dott. Giuseppe Capone. Un'impiegata delle fonderie, la signorina Rosella Minotti, aveva assistito al furto da una finestra. Mentre proseguono .o indagini del carabinieri e il gerente è ancora sconvolto e di tanto in tanto ha una crisi e trema; giunge da Front la signora Dantonia. Ha saputo della rapina e arriva piangendo e gridando: «Hanno ucci¬ so mio marito ». Poi i due coniugi sì corrono incontro, piangono e ridono abbracciati, è una scena che commuove tutti. Gaspare Dantonia, il gerente, con il direttore delle Poste, dott. Rizzi. L'ufficio postale rapinato è nella via principale di Rivarossa cmdsorqssbgltc Borio, i