Rubati quadri, armi e preziose ceramiche da ladri acrobati nel castello di Agliè

Rubati quadri, armi e preziose ceramiche da ladri acrobati nel castello di AglièRubati quadri, armi e preziose ceramiche da ladri acrobati nel castello di Agliè Il «colpo» in piena notte - I malviventi sono penetrati nel maniero del Canavese malgrado il controllo dei guardiani e i dispositivi di sicurezza - Asportati anche gli abiti di un «ras» abissino - Spariti tele e soprammobili e é a i i , i l , i (Dal nostro inviato speciale) Aglio, 3 febbraio. La scorsa notte i ladri sono penetrati nel castello ducale di Agliè, il museo appartenente al Demanio, e hanno rubato quadri, antiche armi orientali e ceramiche di pregio per un valore di quattro milioni. Malgrado le ispezioni giornaliere tra le 6 e le 24, e la presenza di un custode che dorme presso l'ingresso posteriore, malgrado i dispositivi di sicurezza che bloccano ogni porta dall'interno, i malviventi sono riusciti a entrare nell'antico edificio fra le 2 e le 5 del mattino, asportando quegli oggetti che evidentemente qualcuno doveva aver suggerito e indicato in precedenza. Ad accorgersi de! saccheggio sono stati i due sorveglianti che dopo mezzanotte avevano compiuto l'ultimo giro trovando tutto in ordine. Alle 6 del mattino, ripercorrendo l'abituale itinerario, hanno notato un dipinto appoggiato ad uno dei sedili della « galleria verde » e, nel salone da ballo, alcuni vetri infranti. La porta che dà sul balconcino della facciata principale era spalanca ta: i ladri, evidentemente, era no entrati dal balcone che è alto quindici metri da terra. I sorveglianti davano l'allarmo chiamando i carabinieri del comando di Agliè e informando il Soprintendente ai monumenti prof. Umberto Chierici che accorreva sul posto con ufficiali e sottufficiali di Torino, Cuorgnè ed Ivrea. Intervenivano anche il colonnello Reitani, comandante del gruppo esterno di Torino, e il cap. Patti del nucleo di polizia investigativa. Si è potuto così ricostruire l'itinerario compiuto dai ladri, perché se uno solo è quello che ha dato la scalata al balcone, le impronte lasciate nel terreno e nelle sale rivelano la presenza di altri complici. For zato il cancello principale e attraversato il parco i malvi venti si sono trovati libera la strada fino allo scalone che conduce alla porta del salone da ballo. Inutilmente però hanno tentato di forzarla con un robusto ferro che ila lasciato grossi segni di effrazione. Uno dei ladri, allora, s'è servito di una scala a pioli — che si trovava nella legnaia — e l'ha appoggiata alla facciata del maniero. Dato che con essa non raggiungeva ancora balcone, malvivente lanciato una fune con gancio alla balaustra e s'è issato, a forza di braccia, lino alla finestra. Penetrato nel castello, il ladro s'è affrettato ad aprire accaniti i suoi complici. Primo obiettivo è stata la « sala d'angolo > dove erano le vetrine con le armi orientali e altri cimeli: archibugi a miccia, revolver, armi bianche dalle lame taglienti, sciabole e pugnali con preziose impugnature, abiti provenienti dall'Oriente e altri già di « ras » Cassa d'Abissinia, oltre a sei belle zanne di elefante e persino una vecchia fotografia di Mutshito, imperatore della Cina. Passando nelle altre sale, i la porta sulla quale di fuori|s'erano in un primo tempol cnCne torinese, da qualche dipin-! ladri non mancarono una sosta in biblioteca dove si impossessarono di qualche libro ben rilegato ma di scarso valore. Nella « sala gialla » la loro attenzione venne at- tratta da un orologio dorato in stile Impero, di fabbrìcazio- to di scuola lombarda e veneta moderna e da due copie di figure originali di Daniele Crespi. Dal vicino « salotto blu » rubavano due dei quattro angoli portando via un paio di paesaggi di Giuseppe Camino e due vedute di Altacomba del milanese Bisi. Ser-1 vendosi poi della sottile lama di una delle armi rubate i la-' dri, forzate le vetrine della! « gallerìa verde », facevano j razzia di porcellane francesi,! tedesche e cinesi, di smalti e altri oggetti, tra i quali un servizio da caffè con le cifre di Carlo Felice, piatti e zuccheriere, una bomboniera, vasetti decorati e un cofanetto in metallo dorato e inciso con un motivo a fiori e foglie. Pezzi di maggior valore di quelli asportati sono tuttavia rimasti al loro posto, sicché si ha l'impressione che i ladri non avessero tanto una specifica competenza in materia d'arte, ma mirassero soprattutto a portar via ciò che a loro modo di vedere poteva prestarsi meglio ad alimentare il mercato antiquario. Fuggendo verso le prime luci del mattino i ladri hanno abbandonato sul posto un quadro e qualche arma, oltre ad un grande tappeto che dal salone da ballo erano riusciti a trascinare fino in fondo allo scalone. Del furto — il cui danno complessivo si calcola intorno ai 4 milioni — il prof. Chierici ha informato il direttore generale alle Antichità e Belle Arti, prof. Molatoli a Roma. Per prevenire altri " a disposto una intensificata vi- a Ivoraa" *Ter Pavera™ ara 4 co,m » Ia Soprintendenza h gilanza da parte dei sorveglianti che d'ora in poi potranno contare anche sulla presenza di un cane da guardia. a. d. o e d a , a è . i i o i . saloni notte i

Persone citate: Bisi, Carlo Felice, Chierici, Daniele Crespi, Giuseppe Camino, Reitani, Umberto Chierici

Luoghi citati: Agliè, Cina, Cuorgnè, Ivrea, Roma, Torino