Scoperto dopo la morte l'uccisore di due socialisti vissuto sotto falso nome per 17 anni a Roma

Scoperto dopo la morte l'uccisore di due socialisti vissuto sotto falso nome per 17 anni a Roma Scoperto dopo la morte l'uccisore di due socialisti vissuto sotto falso nome per 17 anni a Roma E' un ex squadrista pisano - Nel 1922 uccise il segretario socialista di Ripafratta; due anni dopo un giovane sindacalista - Condannato due volte a trent'anni fu subito amnistiato - Nel dopoguerra il Tribunale gli inflisse 21 anni, ma era ormai scomparso - E' morto venerdì sera in un ospedale: aveva 76 anni - Nella capitale svolgeva indisturbato la professione di farmacista (Nostro servizio particolare) Roma, 30 gennaio. Un uomo responsabile di aver ucciso due giovani socialisti negli anni tempestosi della « marcia su Roma », ricercato per scontare la pena di ventun anni di reclusione cui era stato condannato, ha trascorso diciassette anni nella capitale svolgendo tranquillamente sotto falso nome la professione di farmacista dirigendo un avviato laboratorio al Lungotevere della Vittoria n. 5. E' morto ieri, a settantasei anni, per una trombosi cerebrale poco dopo il suo ricovero all'ospedale San Giovanni e solo la sua morte è riuscita a svelare il tragico segreto che lo aveva accompagnato per tanti anni. Si chiamava Alessandro Carosi ma ormai tutti lo conoscevano come il dott. Filippo Filippi. Come fosse riuscito ad ottenere il passaporto e l'iscrizione all'albo e tutti gli altri documenti di cui certamente deve aver avuto bisogno per svolgere la sua attività è un mistero che difficilmente potrà essere svelato. Alessandro Carosi era nato a Guardistallo, in provincia di Pisa, e presa la laurea divenne il farmacista del paese. Agli albori del fascismo partecipò alle famigerate c squadracce > seminando il terrore fra le popolazioni pisane. Fu uno dei più accaniti, dei più violenti. Il 16 luglio 1922, a capo di una banda di fascisti, freddò con cinque colpi di rivoltella Florindo Noferi, un giovanotto di ventidue anni, responsabile soltanto di essere il segretario della sezione socialista di Ripafratta. La Corte d'Assise di Pisa lo condannò a trent'anni di reclusione ma dopo appena un mese dalla sentenza il Carosi usufruì di un'amnistia. Tornò a imperversare con le sue « squadracce », a somministrare olio di ricino, a picchiare a sangue coloro che dimostravano di avversare il nascente regime. Due anni dopo la « marcia su Roma », il 9 aprile 1924, uccideva a colpi di baionetta, nelle vicinanze della Torre pendente, un altro socialista, il sindacalista pisano Ugo Rindi, di ventun anni. Anche allora fu condannato a trent'anni ma fu rilasciato quasi subito in seguito ad un'altra amnistia. Al termine della guerra, la Corte d'Assise di Siena rifece i due processi condannando il Carosi a ventun'anni di reclusione per ciascuno dei due omicidi. Due anni dopo, nel 1949, la Cassazione « cumulò » le due condanne: solo ventu n'anni per entrambi i delitti. Alessandro Carosi non scontò neppure un giorno. Fuggito all'epoca della caduta del fascismo, nessuno seppe più che fine avesse fatto. La polizia lo cercò a lungo e alle indagini fu interessata anche l'Interpol, nell'ipotesi che egli si fosse rifugiato all'estero. Se ne stava invece proprio a Roma. Diceva di chiamarsi Filippo Filippi e in breve tempo era riuscito a installa¬ re un attrezzato laboratorio farmaceutico. L'ipotesi più verosimile quella secondo la quale egli sarebbe riuscito, con la conni venza delle autorità fasciste, a cambiare le sue generalità e ad inserire il nome di Filippo Filippi nell'albo dei farmacisti all'epoca della Repubblica sociale. Alessandro Carosi fu trasportato l'altra sera al pronto soccorso dell'ospedale San Gio vanni con un tassì. Lo accompagnava una donna che disse di essere sua figlia. L'uomo era in condizioni gravissime a causa di una trombosi cerebrale e mori poche ore dopo. Colei che l'aveva accompagnato all'ospedale era frattanto scomparsa dopo aver dichiarato semplicemente che il pa dre si chiamava Filippo Filippi. Venne informata la questura e attraverso l'archivio segnaletico il mistero dell'uo mo, che per diciassette anni aveva vissuto sotto mentite spoglie, fu finalmente svelato g.fr.

Luoghi citati: Guardistallo, Roma, Siena