Il servo, di Losey un «diabolico» film

Il servo, di Losey un «diabolico» film f— Suilo schermo —, Il servo, di Losey un «diabolico» film «Poi ti sposerò»: una spiritosa pellicola del regista francese Philippe de Broca (Romàno) - II film inglese Il servo («The servant») ci giunge, sostanzialmente intatto, dalia Mostra veneziana del 1963, ov'esso ci restituì la fiducia nel suo autore, l'americano Joseph Losey, già compromessa per colpa di « Eva ». Va bene che il tempo ha effetti micidiali sulle opere, nonché sulle cronache cinematografiche; ma il lettore dovrebbe ricordar qualcosa di un •i soggetto » a tutt'oggi insuperato nel suo diabolismo. Da un racconto di Robin Maugham, che l'i arrabbiato » Harold Pinter ha riscritto per In schermo, Il serro è lo «spaccato », nei toni decadentistici cari a Losey, d'una degradazione morale, il diagramma di una ascensione di forze dal basso, in foi'za della quale, tra fumate di zolfo, quello che da principio è un regolare rapporto tra padrone e servitore si trasforma in un depravato sodalizio di lussuria, alcool e droga, dove ogni fattezza sociale è scomparsa per dar luogo al ferino. Un caso insomma, con tutto ciò che d'illecito può essere espresso o rasentato, di occupazione di un uomo da parte di un altro, al di fuori e a irrisione degli schemi (ahi quanto fragili, sembra dirci Losey) della subordinazione civile. Tony, un giovane londinese dei quartieri alti, assume dunque come domestico un certo Barrett, che pare anch'egli uscito da un libro vittoriano, tanto è « dentro » la sua parte. Ma Susan, la fidanzata di Tony, con l'atavico istinto delle donne avverte subito la presenza del rettile, e si tende contro l'intruso, dal quale sarà spazzata via come pagliucola. La prima mossa di Barrett è d'introdurre in casa come cameriera la propria amante Vera, facendola passare per sorella; la seconda di mettere queiraffllatissima sgualdrina sotto il naso del padrone, che ci casca. Gettati questi ramponi, egli comincia a tirare la preda, rendendo più confidenziale il suo tono (anche linguistico). Quando quel broccolo sorprende gli amanti in un'intimità che crede incestuosa, secoli di tradizione padronale gli danno la forza di scacciare l'ignobile coppia. Ma quasi avesse previsto anche questo. Barrett piagnucolando una sua storie! la di raggirato, ottiene di rientrare in casa, e questa volta col piglio di un uguale. E' il principio della fine; ca de l'intonaco dalla vita di To ny, e la povera Susan assiste impotente ai progressi di quell'atroce influenza dal basso Ve un momento in cui padrone e servo sono a livello, come due amici (non inda ghiaino di che pelo) ; poi scat ta la legge della giungla, e il più forte, il servo, diventa padrone. Quando il rapporto è diventato da sadico a ma sochista, e l'irriconoscibile Tony ha trovato una ragione di vita nella propria schiavitù e la sua casa si va empiendo di orge, allora il film si richiude sui due come una tomba da non toccare La regìa di Losey è validissima, cosi morbida e felina, in tutta la lunga fase di allarme e di sgretolamento, quando la malvagità di Barrett, stupendamente dedotta e rappresentata da Dirk Bogarde, sta ancora sospesa sul capo del povero Tony (James Fox), e trova ancora ostacoli (Wendy Craig) e rincalzi (la magnifica Sarah Miles). Quando l'opera di perversione è compiuta — e la si può leggere in due chiavi, di eversione sociale, oppure di mera vocazione al male per il male — succede anche nel Servo quel che già in altri lavori di Losey: che il regista si sfila dal film e si mette a lavorarlo dall'esterno, caricandolo di logore simbologie decadentistiche. La casa di Tony, divenuta caverna primeva, prende allora quell'aria figc.e, vagamente marienbadiana, in cui i personaggi diventano manichini e le orge stesse sudate quanto gratuite composizioni. Ma questa riserva, che vorrebbe richiamare Losey dalle lusinghe di una falsa drammaturgia espressa per effetti ottici, non toglie che il film sia in complesso un film forte e, al suo ingrato modo, indimenticabile. - * * (Doria) — Allevato da un nonnetto che gli ha inoculato la pigrizia come suprema forma di saggezza, investito tutto il suo in buonumore, il giovane Antonio si mette a scorrazzare tra Parigi, Roma e Londr, sceg.iendo o meglio lasciandosi scegliere da una quantità di occupazioni che mettono capo a facili conquiste femminili. Il mondo vezzeggia questo disutile, che con la moneta della simpatia compra tutto ciò che gli piace, e ora vagabondo ora nababbo si astiene scrupolosamente da ogni sforzo. Finché trova un magnate che lo sollecita ad operare; e ne esce un libro sull'ozio, un libro di pagine bianche, che gli frutta una non richiesta celebrità nazionale. Il vero intoppo a questa vita di volo sarà una modesta ragazza di Argenteuil, per i cui begli occhi, il nostro Antonio, per la prima volta, si sentirebbe disposto a lavorare. Il regista di ...Poi ti sposerò («Un monsieur de compagnie*) che intorno al simpatico JeanPierre Casse! riunisce Irina Demick, Sandra Milo, la Girardot, Valérie Lagrange e la vaporosa bellezza di Catherine Deneuve, è il francese Philippe de Broca, che nel primo terzo del film, coi deliziosi episodi del gelataio e del principe maniaco dei trenini elettrici (J. C. Brialy), si fa trovare in stato di grazia, per agilità e leggerezza di tocco. Poi l'invenzione cessa, e sottentrando la satira concettuale, il divertimento si fa un po' faticoso. Ad ogni modo un lavoro gradevole, che riporta sul cinema allegro il dimenticato ingrediente dello spirto. 1. p.

Luoghi citati: Parigi, Roma