Laburisti e City non si intendono più facili i rapporti con l'industria di Alberto Ronchey

Laburisti e City non si intendono più facili i rapporti con l'industria IL GOVERNO INGLESE DI FRONTE ALLE DIFFICOLTA' DELL'ECONOMIA Laburisti e City non si intendono più facili i rapporti con l'industria Wilson suscita diffidenza per la sua politica e antipatie con il suo stile di lavoro - Gli ambienti finanziari non amano il senso di dramma e il gusto per la teoria del Primo Ministro; l'annuncio, allarmante e impreciso, di tasse future ha accresciuto la sfiducia - I «managers» industriali non rifiutano, invece, i grandi punti della politica laburista: piani a lunga scadenza, risveglio della produzione tecnologicamente avanzata, ricerca di accordo con i sindacati - Non li spaventa nemmeno la programmazione, che vuol essere efficace ma non tirannica, fondata anzitutto sulla persuasione - E' presto, comunque, per prevederne i risultati (Dal nostro inviato speciale) Londra, gennaio. La City non, riesco a intendersi con i laboristi. La cittadella finanziaria s'era adattata all'idea d'un governo Wilson, l'aveva scontata. Il 15 ottobre non accolse con troppo allarme il risulto'o delle elezioni, anche perche la maggioranza laborista era solo di Quattro seggi ai Comuni (nasceva il governo « che può cadere per Quattro appendiciti *). Ma oggi si accumulano i malintesi, lo stile medesimo di Harold Wilson suscita antipatie nel « miglio quadrato ». /I primo errore di Wilson, secondo il Times, d nel *scnso di dramma» che dà. alle sue iniziative, nell'ambizione di far passare alla storia i suoi primi i-cento giorni» di governo. Il Times ricorda che i (teento giorni» più celebri nella storia non sono stati finora Quelli di Roosevelt, ma quelli di Bonaparte, conclusi a Waterloo. La City accusa Wilson d'essere teorico, e in verità i suoi discorsi durano esattamente 55 minuti come le classiche lezioni di Oxford. Qualche errore pratico c'è stato. Ma in generale Wilson può rispondere citando Lord Keynes: «I praticoni che si ritengono immuni da qualsiasi influenza intellettuale sono solitamente schiavi di qualche economista defunto ». C'è una disputa quotidiana fra il governo laborista e il mondo degli affari, che almeno in parte somiglia alle controversie suscitate in Italia dal governo di centro-sinistra. Ma qui la reazione è più cavalleresca nel linguaggio (le vendite di sterline non fanno parte del linguaggio) e assai più circoscritta. Non è il caso di condurre innanzi il paragone: un sondaggio d'opinione del conservatore Daily Mail è giunto a concludere che se oggi si facessero nuove elezioni, il partito laborista avrebbe una maggioranza di no seggi. Si può aggiungere che se la crisi 1961, della bilancia dei pagamenti inglese somiglia alla crisi 1963 della bilancia dei pagamenti italiana, Wilson l'ha ereditata da Lord Home e Moro invece la ereditò da Fanfani. Esaminando la politica del business inglese, e i suoi umori, bisogna distinguere anzitutto la finanza (ossia la City) dall'industria. La City è più polemica verso i laboristi di quanto sia l'industria. Dovunque vi intrattengono su questa distinzione, al Tesoro e negli innumerevoli istituti d'economia, che esi- a l e a e i stono in Londra. Una cospicua corrente del management industriale è pacata e ben disposta verso il * socialismo positivo» di Wilson; nella City invece prevalgono i « caratteri mercuriali e suscettibili ». Il divario è dovuto anzitutto a motivi e. interessi oggettivi. La vocazione dei laboristi, si sa, è per il discorso a lungo termine sulle strutture economiche e lo sviluppo: questo interessa l'industria, che lavora su piani a lunga scadenza. Invece il « trust dei cervelli » wilsoniano è meno sensibile all'impiego del danaro in sb stesso, non ha esperienza e prontezza di riflessi nel modo di trattare una crisi valutaria: questo tocca la finanza. Quando si parla di investimenti, nell'industria si intende una cosa e nella finanza un'altra cosa: la City in particolare è stata per lungo tempo simbolo di valori remoti. I laboristi sono industriai minded e non sono financial minded. Certo il Labour Party, sta pure contro voglia, ha saputo far propria una certa ortodossia tradizionale in difesa della sterlina. Ha elevato il tasso di sconto. Ma la decisione è stata presa tardi e di lunedi, anziché di giovedì secondo il rito. Verso la City, il Cancelliere dello Scacchiere Callaghan ha usato espressioni gentili, anche se generiche: «Non abbiamo pregiudizi sul meccanismo di mercato, riconosciamo il vostro contributo, riconosciamo che dovete guadagnarvi da vivere; ma voi riconoscete che i vostri interessi devono armonizzarsi ecc. ecc.». Questo è socialismo ben educato, ma in pratica poi Callaghan ha annunciato una rivoluzione fiscale nel campo dei guadagni di capitale, che ha irritato terribilmente la Borsa. L'ha fatto in un modo che ha dato sui nervi: con, sei mesi di anticipo e dicendo poco, a piccole dosi, sul contenuto della riforma, così che ancora oggi non se ne sa nulla di preciso. Il Daily Telegraph l'ha definitorio strip-tease fiscale di Mr. Callaghan». All'opposto l'industria vede che i laboristi riescono a condurre i sindacati al tavolo della discussione sul controllo dei salari; spera che. la pianificazione riesca a produrre uno sviluppo senza inflazione fra due o tre anni. Wilson promette incentivi fiscali, commesse, premi d'esportazione ai settori «propulsivi» dell'industria (macchine utensili, elettronica, chimica di base, ecc.). Le crisi valutane inglesi, e le conseguenti fasi deflazionistiche, nascono da squilibri di struttura: nei periodi di espansione aumentano all'eccesso certe importazioni, come quelle delle macchine utensili, e il deficit della bilancia commerciale non è più colmato, come un tempo, dal reddito dei capitali investiti oltremare (di qui anche il minor prestigio della City). Dhhohc Accrescere gli investimenti nell'industria secondo un ordine di priorità significa ridurre le importazioni e spingere le esportazioni. E' stato calcolato che aumentare le. rsiiortazioni del cinque per cento consentirebbe di raggiungere un ritmo di sviluppo economico del 4 per cento: ossia il boom per tutti. Alla Federatimi of British Industries, la lega degli imprenditori, m'r stato detto che il governo laborista consulta gli industriali assai più di quanto i conservatori con- e né ti n a o u ri r n n ohe o nlnsu ane the situassero i sindacati operai. Beninteso questo mood favorevole non è senza eccezioni. Il governo ha urtato gl'industriali dell'aeronautica poiché voleva tagliare le spese per tre apparecchi militari (il bombardiere TSR-2. il caccia a decollo verticale P-1154 e il cargo HS-681). Quelli sono insorti, mobilitando anche gli operai, e il ministro della Difesa Denis Healey li ha definiti «gli ipertrofici ritardati mentali dell'economia nazionale *. Ma poi Wilson li ha invitati e pranzo ai Chequers, co . Lyndon Johnson invita i grandi executives americani alla. Casa Bianca. L'annunciata, nazionalizzazione della siderurgia ha suscitato un'altra « opposizione industriale». Ma questo gruppo finora non è riuscito a raccogliere intorno a sé una coalizione d'interessi capace di suscitare molto clamore nel suo stesso raggio d'influenza. Anche in Ing ùlterra continua quel processo che va sotto il nome di « spersonalizzazione » del capitalismo industriale; in altre parole, la proprietà è sempre più separata dal pratico controllo delle imprese. La tecnocrazia, vera fonte di innumerevoli decisioni, non ha molti pregiudizi. Proprio in questo paese, già quarant'anni fa Tawney l'aveva previsto in « The acquisitive society », quando avvertì che sarebbe sorta « nel cuore stesso del capitalismo » una nuova forza legata per interesse e condizione allo sviluppo delle imprese in se stesse. Nessuno, in generale, si duole dell'approccio laborista alla pianificazione (politica dei prezzi, dei salari e degl'investimenti). Il Neddy e il Nicky, i dite comitati istituiti dai conservatori per tale scopo, non avevano funzionato. Erano stati concepiti nello spirito dei versetti satirici del commediografo Osborne: « Se nazionale diviene una questione - nomina una Reale Commissione». Adesso il compito di pianificare viene assunto dal ministero dell'Economìa, diretto da George Brown: Questo nuovo ministero promette d'essere efficace senza essere tirannico. E' vicino al Tesoro, dinanzi al St. James Park: mura e corridoi da vecchio liceo, 250 funzionari e consulenti in tutto, ma di alta qualità. « Non si sa — mi hanno detto negli uffici di Brown — chi sia rimasto a insegnare economia a Oxford e Cambridge. Gli economisti li abbiamo reclutati tutti noi ». Hanno reclutato persino alcuni giornalisti, come Michael Shanks, autore di The stagnant society, e Samuel Brittan, autore di The treasury under the Tories, che scrive i discorsi di Brown. « La nuova pianificazione — mi spiegano — è anzitutto problema di public relations ». L'aspetto più singolare del nuovo corso è elle pur volendo una pianificazione effettiva, i laboristi si propongono di usare solo l'arma, della persuasione. « In questo paese — mi dicono — non si fa nulla con la forza, il costume e l'opinione pubblica contano più della legge scritta ». Sta per nascere il piano quinquennale della per suasione, che tuttavia non sarà inerme in una società dotata di potenti strumenti per la « comunicazione di massa ». Fra un mese verrà insediato il Price and Income Review Board, l'ufficio di controllo sui salari e i prezzi, die industrie e sindacati lianno accettato con la * dichiarazione d'intenzioni» del 16 dicembre. Il Board indi cherà all'opinione pubblica le industrie che praticano aumenti ingiustificati de prezzi (esistono anche aumenti giustificabili) e i sin dacati che eccedono nelle lo ro richieste. Televisione, rn dio e stampa saranno tei coli di questa pianificazione per pubblico consenso. Il me todo ha già dato frutti Svezia e in Olanda. Saranno chiamate a costi tuire il Board anzitutto per sonalità indipendenti e di prestìgio; i rapporti pubbli ci potranno essere inserii nei « Libri bianchi» del go verno alla Camera dei Comu ni, al riparo da querele d parte. Il governo potrà esercitare le sue pressioni sulle. < ditte clic scappano di casa» anche con la politica degli appalti e dei contratti statali. Nessun calmiere classico: il primo calmiere nacque ai tempi di Diocleziano e fallì, come tutti quelli che lo seguirono. Il controllo sui prezzi, sebbene privo del potere discrezionale che genera gli arbitrii burocratici, non sarà « scìiza denti*. George Brown ha già sperimentato il metodo pubblicitario, che mobilita il mercato dei consumatori, slc.sm•szPeb sulle grandi reti commerciali: in questi giorni sei società che controllano 1500 .supermarkets e negozi alimentari si sono impegnate a •e congelare » i loro prezzi. Su questa base, anche i sindacati possono essere messi alle strette, perché accettino davvero la subordinazione degli aumenti salariali agli aumenti di produttività. Per mettere in moto profitti e investimenti, ossia, per avviare, il meccanismo del boom senza inflazione, il Labour Party agita una grande carota: il bastone lo lascia all'opinione pubblica nell'era delle mass-communications. Non manca poi al governo laborista il margine di manovra per orientare gl'investimenti secondo un ordine di priorità che favorisca il «balzo tecnologico» e l'esportazione: c'è lo strumento degli incentivi fiscali e c'è il vasto settore dell'economia nazionalizzata (carbone, gas, energia elettrica e atomica, ferrovie, siderurgia). La nazionalizzazione dell' acciaio dovrebbe avvenire senza errori, nel modo più economico. Se ne occupano gli stessi funzionari che già fecero la nazionalizzazione laborista del '50 e la denazionalizzazione conservatrice del '52: ormai l'acciaio è un loro vecchio amico. L'impresa laborista, nel complesso, è ritardata per ora dalla crisi della sterlina e della bilancia dei pagamenti; ma in pochi mesi le difficoltà dovrebbero essere superate. Rimane, fra gl'imponderabili, più di un quesito sulle virtù amministrative dei laboristi. Si teme il loro amore socialista per la simmetria. In politica non bastano i piani e le idee, l'esecuzione è tutto: anzi l'essenza stessa d'una politica c il modo in cui viene applicata. Fra i consiglieri di Wilson, per esempio, c'è l'economista anglo-ungherese Nicholas [ KpgdtdgSs3sspcdidpscllsmdpèEcpptrmlt Kaldor, autore di bilanci e piani fiscali dell'India: le sue idee erano brillanti, ma bisogna, andare in India, per vedere che cosa sono diventate. Così almeno ragiona la City, seguita da una parte del business industriale, esa.gerando un po' nella scelta dei paragoni. Alberto Ronchey

Luoghi citati: Cambridge, India, Italia, Londra, Olanda, Oxford, Svezia