Il ministero afferma che l'esplosione non poteva avvenire senza un innesco di Luciano Curino

Il ministero afferma che l'esplosione non poteva avvenire senza un innesco I drammatici co inimicati sulla sciagura di Ronassola Il ministero afferma che l'esplosione non poteva avvenire senza un innesco La dinamite-gelatina da mina con alta percentuale di materia inerte non è in condizione di deflagrare anche se manipolata con cura non eccessiva - Iniziate indagini e accertamenti balistici - Inchieste della Magistratura - Non si esclude un attentato (Segue dalla 1" pagina) fianco al « merci ». A questo punto l'esplosione. Mino Poggi, un ferroviere di Monterosso che andava al deposito di Genova ed era nella vettura degli studenti, dice: « Ero in uno scompartimento al fondo. Ho visto la portiera sparire, ho sentito una ventata e un boato. Sono caduto sotto una jioggia di cocci di vetro e legno ». Si alza, non è ferito, va al finestrino: quello che resta del finestrino, ma non può vedere per il fumo den so che avvolge tutto. Sente grida. Vengono dal treno S'alzano dal paese. In quel fumo, trova il corridoio, inciampa, cade, fa ancora qualche passo; poi scorge il vuoto davanti a sé. La prima metà di questo vagone non esiste più. Il vagone che era avanti — quello di prima classe -— anch'egli scomparso. Il fumo si dirada, si vedono donne che cercano di gettarsi dai finestrini. Pianti. Il macchinista Donati dirà poi: « Mi sono buttato giù e sono corso nell'ufficio del capostazione per telefonare al deposito di La Spezia : è successo un disastro». L' « accelerato » ha avuto un vagone mezzo disintegrato, altri due quasi demoliti. Di fianco, il « merci » mostra lo stesso spettacolo: dove c'erano tre vagoni ci sono ora i carrelli contorti, finiti uno sull'altro. Pali abbattuti; rotaie piegate a « esse »; calcinacci e vetri. Per parecchie centinaia di metri le case hanno avuto vetri infranti, tegole spazzate via; quelle più vi cine, persiane, porte e finestre divelte, muri sbrecciati, pareti interne crollate. La rovina è grande, ma la gente del paese che ora corre alla stazione è preoc" cupata soltanto delle vittime: vi sono morti? Quanti? Uno giace in mezzo alla strada, è irriconoscibile e i ■vestiti sono in brandelli: non si può neppure capire che quella è una divisa da ferroviere; da una tasca sfuggono le pinzette da controllore: è Giovanni Bianchi. Altri cadaveri sono nel campo di calcio: sono finiti qui dopo un volo d'una cinquantina di metri. I tre geometri sono in questo campo, poco distanti l'uno dall'altro. Corre una voce che pare incredibile: c'è un cadavere sul tetto-terrazza di una casa che è oltre l'Hotel delle Rose, cioè a più di duecento metri dalla ferrovia. Si va a vedere: tra i fili di biancheria stesa e i vasi di gerani si trova il corpo del giovane Salvadori. Un altro cadavere viene scoperto fra le erbe sulla riva di un torrente in secca. Non ha più indumenti, nessuno sa chi sia. Più tardi è identificato per Franco Graffigna. Il primo bilancio è di otto morti. I feriti sono estratti dai rottami delle vetture: i più hanno il viso e le mani tagliuzzati dalle schegge, cinque o sei hanno fratture agli arti e altre lesioni; due — la studentessa Borgnotto e lo studente Persigli — paiono in condizioni disperate. Da Levanto arrivano le prime ambulanze, poi ginn gono quelle da Chiavari, Se stri, La Spezia. Molti met tono a disposizione la loro auto. Per accelerare questa opera partono da Genova due elicotteri con medici, infermieri e una scorta di pia sma e si posano sulla spiaggia di Levanto. L'opera di soccorso si svolge assai ra pida e dopo un'ora tutti i feriti sono all'ospeàale di Levanto: qui muore qua si subito Giuseppina Borgnotto. Alle 18 arriva in auto il ministro Taviani. Viene accompagnato sul luogo del disastro. Le cause dell'espio sione non sono state ancora accertate. Non sarà facile stabilirle. Il « merci » tra sportava — in uno ài quei grossi vagoni che i ferrovie ri chiamano « Camera » — della dinamite per i cantieri del raddoppio ferroviario, 16 colli per l'impresa Coli ni, che ha cantiere a Bonassola e otto colli per l'im presa Sogene, die è a Framura. In totale vi erano 61/8 chilogrammi di esplosi vo. Cartucce avvolte in car tavdcRccsisIpbnnsddssnftAcidfitTgtFsirbs ta rossa oleata, lunghe una ventina di centimetri, prodotte dalla Sipe. Non si accendono senza detonatore. Risulta che erano state caricate sul vagone con tutte le cautele richieste. L'esplosione resta inspiegabile. Si sente parlare di sabotaggio. Luciano Curino Le squadre di soccorso si muovono fra i rottami del vagone merci, distrutto dall'esplosione (Telefoto Leoni)

Persone citate: Franco Graffigna, Giovanni Bianchi, Giuseppina Borgnotto, Leoni, Mino Poggi, Salvadori, Taviani